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Giornalini

RICORDI DI GIUSEPPE MOMICCHIOLI. Trascrizione di una registrazione a cura di Judith Pabian

TRASCRIZIONE IN SINTESI DELLA REGISTRAZIONE

 

Giuseppe Momicchioli

lunedi’ 2 maggio 2016

Gruppo b, residenti sopravvissuti

 

 

 

Nato il 20 maggio 1934 a Montepulciano (Vecchio Ospedale).

 

Giuseppe era il quarto figlio e ultimo figlio della sua famiglia. I suoi tre fratelli morirono da piccoli prima della sua nascita. Alla sua nascita sua madre aveva 40 anni e il padre 41. All’inizio la famiglia (Giuseppe, il padre, la madre e i nonni) abitava nel piccolo Borgo di San Pietro sotto la Fortezza. Poi si trasferirono a via Roma al numero 18, – la stessa via in cui abitava Bozzini così come quasi tutti gli altri membri del Partito Socialista.

 

La famiglia di Giuseppe è nativa di Montepulciano. Nel 1600 a Montepulciano c’erano 50 famiglie che si chiamavano Momicchioli. (Altri cognomi della zona: Del Toro, Bozzini, Mangiavacchi).

 

Durante la guerra lui era ancora ragazzo e andava regolarmente alla messa nella chiesa di S. Agostino. La chiesa era un luogo d’incontro per i ragazzi, dove venivano organizzate sia attività ricreative che educative. La parrocchia offriva aiuto scolastico. Infatti Giuseppe è ancor oggi estremamente grato per ciò che la chiesa fece per lui a quell’epoca.

 

La famiglia del padre era di origine contadina. Nel 1912, a 18 anni, il padre di Giuseppe (suo Babbo) andò militare e poi volontario nella Prima Guerra Mondiale fino al 1919. Pertanto fece tutte le maggiori battaglie durante la guerra (combatte’ sul fronte al Piave, Isonzo, sul Carso).

Si sposò nel 1920 al ritorno dalla guerra.

 

Il padre e la madre di Giuseppe si fidanzarono prima della guerra. La famiglia della madre tuttavia era molto numerosa (9 figli, di cui 5 femmine) e povera. Nel 1917-18, il nonno di Giuseppe organizzò il fidanzamento e il matrimonio di due delle figlie che si sarebbero dovute sposare lo stesso giorno.

Il giorno del matrimonio, già sull’altare di fronte al prete, la madre di Giuseppe si rifiutò di sposare l’uomo che il padre le aveva scelto.

Il padre di Giuseppe tornò dalla guerra nel 1919 e nel 1920 i suoi genitori si sposarono.

 

Dopo la guerra divenne un operaio agricolo. In realtà il comune offriva come ricompensa ai reduci di guerra un posto come vigile urbano. Il padre inizialmente accettò il posto, ma poi quando gli dissero che per avere quel posto bisognava iscriversi al partito fascista rifiutò. All’epoca coloro i quali si allineavano alla visione socialista non si chiamavano veramente socialisti ma “liberi pensatori”.

 

Nel 1936, il padre di Giuseppe comperò un orto vicino alle mura che pagò 6.000 lire. L’orto fu la fortuna della famiglia perché durante la guerra forniva tutto il necessario per la prima sopravvivenza (frutta, verdura ecc.). Nel 1941 con i ricavati dell’orto, il padre di Giuseppe acquistò un piccolo negozietto di generi alimentari per la madre. In realtà quando venne la guerra non fecero particolare fortuna, perché durante la guerra non c’era niente da vendere. Ad un certo punto l’avevano quasi riconvertito e vendevano cordami, mestoli ecc., tutto ciò che si trovava in commercio e poteva essere rivenduto. Giuseppe ricorda che il padre una volta andò addirittura fino ad Arezzo in bicicletta per prendere cose da vendere nel negozio.

 

La gente si procurava il cibo nelle campagne. In paese c’era molto poco e il commercio avveniva con il baratto tra la gente di città e i contadini. Tutti si accontentavano di molto poco.

 

Giuseppe durante la guerra aveva 10 anni.

Nel campanile di S. Agostino ci sono 4 finestre circolari con una feritoia centrale in cui c’erano 4 mitragliatrici con 4 partigiani. Uno dei partigiani era un vicino di Giuseppe. La mamma tutti i giorni gli mandava il pranzo e Giuseppe era responsabile per portare il pacchetto del cibo. Il parroco sapeva che questo avveniva e lasciava sempre aperto il passaggio.

 

Un giorno al ritorno dal campanile di S. Agostino, due ufficiali tedeschi guardavano e indicavano il campanile. Giuseppe tornò in chiesa, avvertì il prete che a sua volta avvertì i partigiani. Quando il prete tornò fuori dalla chiesa, i tedeschi erano spariti. Forse c’era stato un fraintendimento e gli ufficiali stavano semplicemente osservando la bellezza del campanile.

 

Giuseppe non portava mai messaggi, solo il cibo. C’erano delle persone che sapevano della presenza dei partigiani e dove erano dislocati. Da una parte c’era il vescovo Giorgi che mandava messaggi ai partigiani. Il vescovo aveva dei referenti in campagna, che a loro volta informavano i contadini nei boschi.

 

Le campagne erano schierate chiaramente con i partigiani. Ovviamente c’erano anche delle spie, ma queste spie erano ben conosciute e quindi si stava molto attenti. Le campagne erano molto importanti. Tutte le azioni partigiane vennero supportate dai contadini.

 

Tra partigiani c’erano comunisti, socialisti, demo-cristiani, indipendenti (cioè apolitici, coloro che si erano rifiutati di essere militari o coloro che non erano ancora partiti che avevano all’incirca 20 anni). Tutti collaboravano indipendentemente dalla tendenza politica.

 

 

Dopo la guerra Giuseppe diventò medico. Il sindaco Berti, che era anche presidente dell’ospedale, gli voleva dare la precedenza per una posizione in ospedale perché si ricordava del fatto che Giuseppe aveva aiutato nel portare il cibo ai partigiani durante la guerra. Giuseppe rifiutò l’offerta e decise di fare il medico libero professionista.

 

Durante l’occupazione della zona ci furono numerose azioni dei partigiani. Ad esempio i fatti di Pianoia (tra Montepulciano e Monticchiello): i fatti di Pianoia avvennero per colpa di una spia. A Pianoia c’era un gruppo di partigiani rifugiati dentro una villa, tra cui il capo dei partigiani Vincenzo Cozzani (vice-comandante generale). Durante l’attacco Cozzani stava scrivendo una lista di tutti i partigiani della zona. Quando venne avvertito dell’attacco dei tedeschi, cercò di scappare dalla villa. I tedeschi gli spararono e venne catturato e portato in carcere a Torrita.

Durante il tragitto, vide due persone a piedi e riconobbe un amico (Gastone Marelli) a cui passò la lista dei partigiani.

 

Vincenzo Cozzani era un ex-marinaio militare che aveva nobili origini.

Non si sa se era monarchico o repubblicano.

 

Da Torrita lo trasportarono in carcere a Siena dove lo torturano psicologicamente e fisicamente per fargli dire i nomi di tutti i partigiani. Vincenzo non confessò.

Vincenzo riuscì a scappare insieme ad un compagno di cella tedesco che per errore aveva ucciso un altro tedesco. Vincenzo non voleva portare con sé il tedesco ma, preso da compassione, decise di portarselo con sé durante la fuga. Durante la fuga si fermò presso una casa di contadini che lo aiutarono.

Quando tornò a Montepulciano, Giuseppe, la sua famiglia e la famiglia di Cozzani erano dentro un rifugio anti-aereo (La famiglia Cozzani infatti abitava nella stessa casa di Giuseppe).

A mezzanotte bussarono alla porta del rifugio ed era il maresciallo dei carabinieri che era venuto ad informare la madre di Vincenzo che Vincenzo era fuggito dal carcere ma che stava bene.

 

Le madri non potevano aiutare i partigiani perché erano seguite dai tedeschi e controllate.

 

 

A Montepulciano c’era il comando dei tedeschi per tutto il tempo della guerra. Il comando tedesco era nella scuola.

 

Ci furono 2 fasi dell’occupazione della zona:

La prima fase, quando i tedeschi erano principalmente militari ed erano molto disciplinati. Un episodio: una volta un soldato semplice tedesco ubriaco aveva sparato contro la porta di un orefice in centro. Ad un certo punto, arrivò un ufficiale che cominciò a rimproverarlo e picchiarlo per quello che aveva fatto.

La seconda fase cominciò con l’arrivo della divisione di Hermann Goering. Costoro appartenevano tutti alle SS ed erano estremamente crudeli.

 

Le donne aiutavano i partigiani e sapevano tutto ciò che avveniva. Le donne che sapevano e aiutavano di più erano le donne contadine. Le mamme dei partigiani non avevano invece molte informazioni.

 

Il partito socialista di Montepulciano nacque nella bottega del barbiere dove venivano scambiate tutte le informazioni. Tra le persone che frequentavano il negozio del barbiere c’erano: Dr Del Corto, Avvocato Corsini, Calamandrei, Bernabei, Del Toro Cesare. Quando il barbiere venne scoperto fuggì insieme al maestro di scuola di Giuseppe e si rifugiò per un mese nel cimitero locale.

 

La gente aveva molta paura dei tedeschi. Una sera andarono a casa di Giuseppe a cercare delle armi e facevano molta paura.

 

I tedeschi con le donne si comportavano bene; Giuseppe non ricorda episodi di violenza. C’erano alcune donne locali che flirtavano con i tedeschi, ma erano comunque rare.

Mentre quando arrivarono le SS le donne stavano più attente. Ma Giuseppe non ricorda episodi di particolare violenza contro le donne.

 

Problemi con le donne avvennero più quando arrivarono gli Alleati e le truppe marocchine. I marocchini erano violenti con le donne e con gli animali. Non si sa quante donne furono assaltate dai marocchini.

 

I tedeschi consideravano il sapone una cosa molto importante perché ci tenevano particolarmente alla pulizia.

 

Dopo la guerra c’era molta povertà. La povertà era estesa a tutti, anche a coloro che prima della guerra erano signori e possedevano poderi.

 

A Montepulciano c’erano tutte le scuole fino al liceo (liceo classico, scientifico, ragioneria, scuola tecnica). Il liceo classico (che aveva frequentato Giuseppe) esisteva fin dal 1700 ed era inizialmente gestito dalla chiesa e si chiamava Liceo Ginnasio di Montepulciano. Uno dei migliori insegnanti sapeva ben 4 lingue.

Montepulciano era una città culturalmente elevata. C’era anche la scuola per i sacerdoti.

 

In campagna c’erano le scuole elementari. Spesso le maestre di Montepulciano andavano ad insegnare lì.

 

Giuseppe fece l’università a Siena. La scuola medica durava 6 anni ed era una delle migliori di Italia. Giuseppe ce la fece in 6 anni perché aveva un forte desiderio di voler salire di ceto. Giuseppe aveva una gran passione per la lettura, una grande fantasia e una fortissima memoria.

 

La signora di Monticchiello si chiamava Angheben. La figlia si chiama Lucia Angheben e abita a Bologna.

Dopo la guerra la signora Angheben una volta invitò la nostra classe di terza liceo a casa sua. Tutto il liceo andò a casa sua. La sua casa era bellissima con un gran giardino e un pozzo centrale.

Lei generalmente fece da traduttrice per i tedeschi per tutto il tempo in cui i tedeschi rimasero a Montepulciano.

 

Giuseppe ebbe un parente partigiano, era cugino di Giuseppe e abitava a Chianciano (ora morto). Un altro parente fece il partigiano in Sicilia e morì quando il suo sottomarino affondò.

La sua famiglia abitava a Chianciano.

 

ELIO BERNABEI

Riceviamo da Armando Bussi, un ricercatore nostro amico, un utile e interessante testo su Elio Bernabei, che va a colmare una lacuna nella documentazione sulla storia recente di Montepulciano. Infatti Elio Bernabei, pur noto a tutti perchè a lui sono intitolate una strada importante della prima periferia di Montepulciano e la Casa di riposo poliziana “Cocconi – Bernabei”, in realtà è sostanzialmente sconosciuto.

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Intervento di Silvia Calamandrei del 5 dicembre 2020, Università per Stranieri di Siena

Sabato 5 dicembre 2020 si è tenuto online un Convegno organizzato dall’Università per Stranieri di Siena, Prof. Anna Di Toro, in occasione del 50° anniversario dell’inizio dei rapporti diplomatici tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese.

Tra gli interventi, tutti di notevole interesse, c’era anche quello della nostra Presidente Silvia Calamandrei, che riportiamo a seguire.

 

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“Calamandrei in rete e ponte verso la Cina”, di Silvia Calamandrei

Pubblichiamo lì’intervento di Silvia Calamandrei al Convegno “Cantieri aperti” , edizione 2020, organizzato dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenzae della società contemporanea “Giorgio Agosti” (via del Carmine 13 – 10122 Torino) 

 

Calamandrei in rete e ponte verso la Cina

 

27 novembre 2020 Intervento Cantieri aperti 16ma edizione

 

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Un poco conosciuto legame tra la Cina e Montepulciano: “Altomiro di Lusitania” di Poliziano Mancini

Nei giorni 4 e 5 dicembre 2019 si è tenuto a Siena, a cura dell’Università per Stranieri e in stretta collaborazione con l’Università del Cairo (Egitto), un interessante Convegno internazionale: “Un itinerario tra Oriente e Occidente: la Via della Seta dal (e verso il) Mediterraneo” (1). Tra le relazioni ne è stata presentata una prodotta dalla nostra Istituzione, che proponiamo in allegato, tesa a far conoscere, oltre alla ristretta cerchia degli studiosi di letteratura dell’epoca barocca, la figura di Poliziano Mancini (1579-1654).

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Le Opere Giuridiche di Piero Calamandrei online

EDIZIONE ONLINE DELLE OPERE GIURIDCHE DI PIERO CALAMANDREI

L’Università di Roma Tre ha deciso di pubblicare gratuitamente online le Opere Giuridiche di Piero Calamandrei, la cui edizione cartacea (Napoli, Casa editrice Morano, 1965-1985, a cura di Mauro Cappelletti) era ormai introvabile.

Questa meritoria impresa, a cui volentieri ha collaborato la nostra Istituzione, renderà più facilmente accessibile il patrimonio giuridico e filosofico di Piero Calamandrei, che non cessa mai di riservarci sorprese di profondità e attualità di pensiero.

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Un ricordo di Fernando Nicastro

Riportiamo in allegato i testi che ci sono stati inviati dagli amici di Fernando Nicastro e che sono stati letti nella serata a lui dedicata, domenica 14 aprile 2019, presso la Sede distaccata della Biblioteca a Sant’albino, gestita dall’AUSER di Sant’Albino di Montepulciano, che ringraziamo per l’organizzazione.

I testi qui raccolti saranno presto pubblicati in cartaceo, a memoria del nostro caro amico che così presto ci ha voluto lasciare.

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