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Eventi

Intervento di Silvia Calamandrei presso Casadeipensieri FestUnità Bologna, 30 agosto 2024

Bologna 30 agosto 2024

Marco Polo e il suo ponte: un ricordo del 1955

 

Vi ringrazio di avermi invitata a presentare il mio libro Attraverso lo specchio, Cina andate e ritorni, una memoria privata della mia relazione con la Cina.  L’invito avviene nel contesto della rievocazione del personaggio di Marco Polo., un personaggio di cui si celebra il 700mo centenario e che ha una forte valenza simbolica nel tratteggiare una relazione tra Italia e Cina aperta alla conoscenza reciproca e alla collaborazione.

Non a caso quest’anno è oggetto di esposizioni e convegni in Italia e in Cina, spunto per colloqui diplomatici e d’affari che si tenta di ricucire e rilanciare dopo la pausa del COVID e il ripudio dell’accordo sulla via della Seta che Xi Jinping era riuscito a stringere con Conte nel 2019.

La diffusione della pandemia impedì di dare luogo alle celebrazioni del 50mo delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, pur inaugurate in pompa magna a Roma dai due ministri della cultura. Per me fu l’occasione per una riflessione più intima della mia personale relazione con la Cina, aiutata anche dal ritrovamento fortunoso di un diario di me bambina a Pechino. Ma fu anche l’occasione di un progetto insieme all’italianista Yanglin, colpita dai racconti di scrittori italiani, Fortini e Cassola, che avevano visitato la Cina insieme a Piero Calamandrei nel lontano 1955. Avremmo editato in Italia e in Cina antologie di quel numero speciale del Ponte del 1956, che raccoglieva le testimonianze di quel viaggio.

Ora Marco Polo ha riofferto lo spunto di scambi, come lo offrì già alla fine degli anni 70, all’epoca della politica di apertura e riforme inaugurata da Deng Xiaoping, per accogliere una troupe cinematografica italiana, quella di Giuliano Montaldo, nella città proibita di Pechino e darle accesso agli sterminati territori percorsi dal veneziano per girare una serie televisiva sul viaggiatore italiano. Serie di grande successo in più di quaranta paesi, con le musiche di Morricone, che in questo 2024 è stata ritrasmessa in Cina e si può rivedere su Raiplay, esempio di una collaborazione in campo cinematografico che avrebbe prodotto altri capolavori famosi, e di scambi incoraggiati anche dal lavoro di Marco Muller, direttore di festival nei due paesi.

In un anno contrassegnato da foschi venti di guerra, in Europa e in Medio oriente, evocare un viaggiatore che percorre in pace un lunghissimo percorso tra Europa ed Asia grazie alla pax mongolica che l’impero fondato da Gengis Khan riuscì per un certo tempo a garantire è quasi paradossale.

La narrazione di Marco Polo, una sorta di Rough Guide del XIII secolo, divulgata soprattutto oralmente e nelle tante copie manoscritte tradotte in Occidente, fino ad ispirare Colombo nella versione spagnola (ben più del suo postero Galilei, checché ne dica il nostro Ministro della cultura) è stata conosciuta relativamente tardi in Cina, soprattutto attraverso le versioni ottocentesche in inglese. Le traduzioni cinesi risalgono alla fine dell’Impero, tra fine Ottocento e primo Novecento, in una fase di esplorazione della cultura occidentale che vede anche la traduzione dell’altra fondamentale opera trecentesca italiana, la Divina Commedia, il resoconto di un viaggio nell’ al di là di spessore interiore, che offre una geopolitica dell’immaginario contemporanea al pragmatismo descrittivo del mercante veneziano.

Per noi occidentali quel ponte di Marco Polo che varca il fiume Yong Ding, opera straordinaria di ingegneria e architettura in pietra che colpì il viaggiatore veneziano è anche il luogo dell’incidente che scatenò la guerra sino-giapponese del 1937, antefatto della nascita della nuova Cina nel 1949. Per i cinesi, è ora monumento nazionale: in verità il ponte odierno non è più quello descrittoci da Marco Polo, ma venne ricostruito all’epoca dell’imperatore Kangxi della dinastia dei Qing nel 1698, dopo che una inondazione lo aveva distrutto. La pietra e le statue dei leoni ne ricordano e conservano per taluni tratti la forma originaria.

Permettetemi ora di evocare una dimensione più personale , che è affrontata nel mio libro, risalendo al 1955, quando il personaggio di Marco Polo, che poco conoscevo da bimba italiana che frequentava la scuola cinese a Pechino, fa irruzione simbolicamente in duplice veste, in un incrocio familiare che vede mio nonno Piero a capo di una delegazione culturale in Cina e mio padre e mia madre, corrispondenti dell’Unità in viaggio in Tibet con un gruppo di giornalisti stranieri per incontrare il giovanissimo Dalai Lama, ancora presente a Lhasa.

Per pubblicizzare quelle corrispondenze l’Unità fece un manifesto in cui la foto di mio padre era affiancata a quella di Marco Polo e a quella di Giuseppe Tucci per sottolineare che l’inviato dell’Unità era giunto “sul tetto del mondo”.

A sua volta Piero Calamandrei visitò il Ponte di Marco Polo insieme alla moglie Ada, mentre il resto della delegazione aveva già raggiunto Shanghai. Non era una tappa della visita ufficiale; rimasti bloccati a Pechino per problemi di salute di Piero, la gita venne organizzata a livello individuale, e le fotografie del Ponte ritraggono la meraviglia e l’emozione della coppia, accompagnata dall’interprete Hongxing.

Piero annota nel suo diario di viaggio il 14 ottobre:

Al Ponte di Marco Polo. Andiamo coll’interprete: traffico contadino carretto trascinato da ciuchi, piccoli cavalli, piccoli buoi. Un cammello. Moltissime biciclette pedicab. Circa 15 chilometri. Sul ponte: al di là per fare la fotografia delle arcate, passo tra noccioline del Brasile distese in terra. In capo al ponte venditori di kaki. Ada conta i leoni, tutti differenti e decorati da medaglia. I leoni colla palla sotto la zampa, le leonesse coi piccoli. Un uomo che passa col carretto e che vede che contiamo dice: dovete contare anche i piccoli, centoquaranta per parte. In fondo monti come le Apuane: viti, cotone, sorgo.

Questa visione sarebbe divenuta lo spunto del suo editoriale per il numero speciale del Ponte dedicato alla Cina: cosa c’era di meglio di un ponte ad assurgere a funzione simbolica del dialogo, per agevolare l’invito ad andare oltre la Grande Muraglia? Senza dimenticare il logo della rivista di Calamandrei, in cui su un ponte distrutto dalla guerra un omino attraversa su una passerella, intento ad un’operosa ricostruzione.

Rispondendo al grande scrittore cinese Lao Shi, che aveva accolto la delegazione italiana e inviato una lettera personalmente vergata per il numero speciale, sottolineando la strada della cultura che univa Pechino a Roma, Calamandrei scriveva:

A dieci miglia da Pechino sul fiume Hun Ho la strada passa su un antichissimo ponte monumentale, del quale Marco Polo, che vi passò, ha lasciato una descrizione ammirativa.[…] Per questo si chiama anche oggi il “ponte di Marco Polo”: attraverso quel ponte la cultura cinese e quella italiana possono ancora incontrarsi e comprendersi.

Quella delegazione fu una prima tappa di conoscenza reciproca e di dialogo, sintetizzata nel corposo numero speciale di cui nel 2020 si è pubblicata in Italia un’antologia, rievocandone la genesi (ancora nella rivista Il Ponte). Ora finalmente ne è uscita l’edizione cinese, curata dall’italianista Yang Lin e tradotta dagli studenti dell’Università Nankai di Tianjin. E in copertina c’è ritratto di Calamandrei sul ponte di Marco Polo, quasi a riprenderne il messaggio. (Un ritratto analogo c’è sulla bella pubblicazione fotografica e saggistica della Fondazione Museo storico del Trentino, curata da Silvia Bertolotti, intitolata Sguardi dal ponte, un’altra delle opere che in questi anni hanno ricostruito quel viaggio).

È interessante comparare le due antologie: al pubblico cinese, che deve confrontarsi con periodiche cancellazioni di memorie e documentazioni, le descrizioni della Cina alla metà degli anni cinquanta sono argomento di grande interesse, mentre a noi possono apparire datate ed appaiono più rilevanti le riflessioni di Bobbio e di Calamandrei sulla prima Costituzione cinese ed il ruolo della magistratura, argomenti che invece risultano “sensibili” nella Cina di Xi Jinping, e potrebbero incorrere in censure.

Pur nella differenza, la duplice pubblicazione è un segnale positivo, e personalmente sono grata alla tenacia di Yang Lin e alla disponibilità della professoressa Luo Hongbo, esperta di politica europea, di firmarne la prefazione, nella quale troviamo anche un significativo omaggio a Norberto Bobbio, citandone le traduzioni in cinese. Scrive Luo:

“L’amicizia delle nazioni sta nell’affinità dei popoli, e l’affinità dei popoli sta nell’affinità dei cuori. Gli scambi culturali sono un modo sicuro per raggiungere la comunicazione cuore a cuore, che può consentire a persone di Paesi e regioni diverse di comprendere meglio la storia, i valori, le tradizioni, i costumi e le caratteristiche culturali dell’altro, in modo da eliminare i malintesi e gli stereotipi, e migliorare la comprensione e la fiducia reciproche.

Si può dire che la Delegazione culturale italiana guidata da Calamandrei nel 1955 e il numero speciale del Ponte del 1956, Cina Oggi, sono stati i pionieri nel mettere in pratica questa idea, e il contributo dei membri della Delegazione e di tutti gli autori del numero speciale all’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Cina e l’Italia non va trascurato”.

A quasi settant’anni di distanza da quel viaggio esplorativo la duplice attenzione, italiana e cinese, mi pare un ottimo auspicio, e il ponte di Marco Polo ne è l’emblema nella copertina cinese, mentre l’antologia italiana reca il carattere ponte tracciato da un magnifico calligrafo contemporaneo dell’Università di Pechino, Wen Zheng, presidente dell’Associazione per l’insegnamento dell’italiano in Cina.

E non dimentichiamo che il programma di scambi culturali e linguistici tra Italia e Cina prende nome da Marco Polo: gli studenti cinesi che vengono in Italia ad apprendere l’italiano hanno come riferimento un personaggio storico, Marco Polo, ed un personaggio immaginario, Turandot, vista la popolarità universale della nostra opera lirica. Grazie dunque a tutti i traduttori che contribuiscono a fare da ponte tra le due culture, perché la lingua è strumento essenziale di comunicazione.

Chi sa chi tra gli intellettuali cinesi ebbe l’idea di invitare la troupe italiana, un ruolo importante di contatto lo svolse sicuramente il nostro ambasciatore Francisci: la vicenda è ben ricostruita in uno studio di Chiara Lepri. Una vicenda di successo, a differenza di quanto era avvenuto per l’invito ad Antonioni, attribuito agli ambienti attorno a Zhou Enlai; il suo documentario era incorso nelle ire della fazione avversa della Banda dei Quattro, divenendo oggetto di una violenta campagna ideologica.

Ora Marco Polo torna a fare da ponte e chi sa che un domani anche il nostro Matteo Ricci non torni agli onori, se i rapporti diplomatici col Vaticano procedono per il verso giusto. Ad un certo punto tra le immagini di copertina per l’antologia mi era stata proposta la cupola di San Pietro e mi ero chiesta se i rapporti col Vaticano non avessero acquistato preminenza…

La cultura resta comunque un veicolo fondamentale nell’avvicinare i popoli.

Esce in Cina Antologia del Ponte. Preentazione di Yanglin ad una conferenza sulla traduzione a Jilin

Nel 700ntenario di Marco Polo esce in Cina, con in copertina Piero Calamandrei fotografato sul Ponte di Marco Polo, un’antologia del numero speciale del «Ponte» del 1956 dedicato alla Cina. È il frutto di un progetto nato per il 50mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, cui abbiamo dato un contributo in collegamento con l’Università Nankai di Tianjin e l’italianista Yang Lin, affiancata dalla professoressa Letizia Vallini (a tradurre i loro allievi).

Abbiamo seguito negli anni il farsi dell’edizione cinese e siamo lieti che sia andata in porto segnando una ulteriore tappa di collaborazione e dialogo.

La professoressa Yang Lin ha già avuto modo di presentare il volume in una significativa conferenza all’Università di Jilin, e ci ha inviato le sue slides.

Inoltre ci fa piacere pubblicare la traduzione della significativa prefazione al volume  della professoressa LuoHongbo che venne in visita a Montepulciano per il convegno Europa-Cina del 2007, come documentato anche dalle slides, in cui compare accanto a Grazia Marchianò.

Luo Hongbo

Il responsabile della progettazione di questo libro, la professoressa associata Yang Lin, è da tempo impegnata nello studio degli scambi culturali tra la Cina e l’Italia e nel 2020, in occasione del 50° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Cina e l’Italia, con l’assistenza di Silvia Calamandrei, della professoressa Le Xiaoyue, insegnante di italiano, ha avviato il lavoro di traduzione della versione italiana dell’antologia <Ponte> Numero Speciale <Cina Oggi> ” per una pubblicazione della versione cinese. Si tratta di un lavoro molto significativo, che fornisce importanti materiali storici per lo studio di politici, esperti e studiosi italiani che hanno promosso la conoscenza reciproca, la comprensione e gli scambi tra i due popoli prima dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia.

L’antologia <Ponte> Numero Speciale <Cina Oggi> ha un grande significato storico.
Innanzitutto, gli autori dell’edizione del 1956 di Cina Oggi erano tutti personaggi di spicco del mondo accademico e culturale italiano. Nel 1955, su invito dell’Associazione del Popolo Cinese per gli Scambi Culturali con l’Estero, fu invitata in Cina una delegazione del Centro per le relazioni economiche e culturali con la Cina, un centro di ricerca italiano multipartitico.

Il Centro si era riunito per discutere i criteri di selezione dei membri della delegazione, che dovevano essere, in primo luogo, di alto livello e, in secondo luogo, i più rappresentativi. A capo della delegazione c’era Piero Calamandrei, fondatore e direttore della rivista Il Ponte, figura molto influente nel mondo politico e accademico italiano. Calamandrei partecipò alla creazione del Partito d’Azione Italiano nel gennaio 1943 e ne fu uno dei leader. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, fu eletto all’Assemblea nazionale costituente e fu uno degli estensori della Costituzione della Repubblica italiana del 1948.

Il 25 aprile 2023, in occasione della celebrazione della 78ª Festa della Liberazione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato a Cuneo un discorso dedicato alle parole di Calamandrei: “Se volete andare in pellegrinaggio, andate nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, sulle montagne dove sono caduti i partigiani, nelle carceri dove sono stati imprigionati, nei luoghi dove sono stati impiccati, nei luoghi dove gli italiani sono morti per la salvezza della libertà e della dignità. Andateci, giovani, perché è lì che è nata la nostra Costituzione”.

I membri della delegazione erano 18, tra cui eminenti scienziati, giuristi, filosofi, storici, medici, scrittori, pittori, giornalisti e molti altri. Tra loro c’era il famoso professor Norberto Bobbio, che ho conosciuto nel 1983 e che è riconosciuto come una figura emblematica del pensiero italiano della seconda metà del XX secolo. Ha scritto molto, soprattutto di filosofia del diritto e della politica e di storia del pensiero politico. Ha attinto a un’ampia gamma di fonti, combinando le qualità della filosofia, della giurisprudenza, della scienza politica, della storia e della sociologia, e rispondendo agli eventi politici del XX secolo, per formare un proprio sistema di pensiero, sia normativo che empirico, che esemplifica la fusione tra il pensatore contemplativo e quello orientato all’azione.

Molti dei suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Cina, tra cui Left and Right: The Meaning of Political Distinctions, The Idea of the Republic, The Age of Power, The Future of Democracy e Hobbes and the Natural Law Tradition.

Della delegazione facevano parte anche Franco Fortini, esponente della scuola poetica neorealista italiana, il celebre scrittore Carlo Cassola, vincitore del Premio Strega nel 1960 per il suo acclamato romanzo La ragazza di Bube, e il noto romanziere e sceneggiatore Carlo Bernari, la cui sceneggiatura del film Le Quattro giornate di Napoli è stata nominata per la migliore sceneggiatura originale alla 36ª edizione degli Academy Awards. La delegazione e le parti invitate hanno lavorato insieme per concordare un itinerario di visite e ricerche che rispondesse alle esigenze dei diversi membri della delegazione. Ognuno di loro era desideroso di raccogliere dati rilevanti per il proprio argomento di studio. Per approfondire la conoscenza e la comprensione del governo e del popolo italiano sulla nuova Cina, Caramandrei ha invitato anche altri esponenti della cultura che sono stati a lungo in Cina a contribuire al numero speciale di Cina Oggi, tra cui il famoso educatore e scrittore neozelandese Rewi Alley, che è stato definito uno dei “Dieci più grandi amici internazionali della Cina”.
In secondo luogo, i membri della delegazione erano desiderosi di conoscere la nuova Cina e, senza pregiudizi, i loro articoli per il numero speciale di  La Cina d’oggi sono stati informativi, obiettivi, credibili e perspicaci.

In qualità di direttore del Ponte, Calamandrei inizia il suo articolo “Il ponte di Marco Polo” dicendo: “Non ci aspettiamo che questo numero speciale fornisca una visione panoramica della Cina di oggi”. Vuole essere solo una testimonianza e un inizio, per dare al lettore italiano una visione preliminare non dettata da obiettivi di parte”. I membri della delegazione hanno trascorso un mese intero in Cina, visitando Pechino, Shanghai, Hangzhou e Guangzhou, oltre ai centri industriali di Shenyang, Anshan e Fushun, nel nord-est del Paese. Oltre a comunicare con scrittori, drammaturghi, pittori e altri intellettuali, si sono recati in acciaierie, fabbriche di macchinari, miniere, cooperative rurali, istituti di ricerca scientifica, tribunali, case di cura, biblioteche, musei e teatri, dove hanno intervistato molti quadri, operai, contadini, esperti e studiosi, con i quali hanno scambiato informazioni su un questionario preparato in anticipo. Il loro “desiderio” di conoscere la nuova Cina era forte come quello di Umberto Barbaro, il famoso teorico dell’arte cinematografica, critico, regista e sceneggiatore che faceva parte della delegazione, nel suo articolo “Il paradosso della fotogenicità nella Cina di Mao”, che scrive,

“Il mio desiderio di “vedere” è così forte, di essere oggettivo, che raggiunge quasi un livello assurdo. Rinuncio persino risolutamente alla mia prospettiva, osando andare contro le mie abitudini e scommettendo tutto. Corro il rischio di andare a vedere ma di non vedere e di non riuscire a capire. Alla fine, trovo sempre la giusta prospettiva con naturalezza e facilità, e la mia prospettiva sulla Cina corrisponde alla mia visione del mondo. Che scoperta gratificante!”.

Barbaro scrive anche: “Questo viaggio mi ha permesso di continuare a far cadere i preconcetti, compresi i pregiudizi e alcuni stereotipi e idee sbagliate: questo è stato un sollievo”. “Parlare con questi cinesi mi ha confermato l’impressione che siano uguali a me e a voi. Sotto la pelle diversa, il sangue che scorre è rosso vivo”.

La maggior parte dei membri della delegazione erano combattenti antifascisti durante la Seconda guerra mondiale, quindi hanno simpatizzato, compreso e sostenuto le lotte antifeudali e anticolonialiste della Cina, la guerra contro il Giappone e la lotta contro il corrotto regime nazionalista. Come ha detto Calamandrei nel suo articolo “Guardare oltre la Grande Muraglia”, “la liberazione per la nuova Cina significava innanzitutto la fine della guerra civile e la stabilità del Paese. Niente più “signori della guerra”, niente più coscrizione forzata, niente più saccheggi da parte degli ufficiali e niente più massacri. Oggi l’intero continente cinese è amichevole e unito”; “Liberazione significa indipendenza per il popolo cinese e la fine del potere straniero e del dominio coloniale. “La liberazione della nazione è accompagnata dalla liberazione della società. Il sistema semi-feudale è finito e la trasformazione economica del socialismo è iniziata, accompagnata da garanzie politiche per assicurare uno sviluppo graduale ma irreversibile. Inoltre, d’ora in poi, la liberazione del popolo dalla fame e dalla miseria di ogni tipo di povertà”. In breve, sebbene la delegazione comprendesse persone di diversa estrazione culturale, formazione e orientamento politico, con interessi diversi, “tutti sono giunti essenzialmente alla stessa conclusione: non solo sosteniamo la nuova Cina, ma la apprezziamo sinceramente, e si può dire che ci siamo quasi commossi nel visitare la Cina”.

La promozione delle relazioni diplomatiche sino-italiane è stato un altro importante scopo della visita della delegazione in Cina, e lo studio e la ricerca della delegazione sulla nuova Cina hanno svolto un ruolo importante nel promuovere lo sviluppo delle relazioni sino-italiane.

Come già accennato, la delegazione era composta dal “Centro per la promozione delle relazioni economiche e culturali con la Cina”, che doveva essere in stretto contatto con Ferruccio Parri, famoso politico italiano ed ex Presidente del Consiglio italiano alla fine della Seconda guerra mondiale. Parri era il leader del Partito d’Azione Italiano e uno dei principali dirigenti del Corpo Libero Volontario della Resistenza del Nord. Nel 1953 fondò il “Centro per la promozione delle relazioni economiche e culturali con la Cina” con l’auspicio di rafforzare gli scambi economici e culturali tra Italia e Cina e di stabilire relazioni diplomatiche tra l’Italia e la nuova Cina. Con questa missione, la delegazione, attraverso il signor Parri, ha comunicato attivamente con il governo per ottenere il sostegno ufficiale prima della partenza.

Il capo della delegazione, Calamandrei, ha scritto nell’articolo “Relazioni culturali sino-italiane”: “Sebbene la delegazione non abbia carattere ufficiale e non abbia il potere di negoziare in campo culturale, ognuno di loro ha lavorato nei rispettivi campi come singoli cultori (professori universitari, studiosi, specialisti, scrittori e artisti), cercando di fare del proprio meglio per realizzare l’obiettivo di rafforzare le relazioni culturali sino-italiane, in quanto riteniamo che sia una questione di interessi comuni dei due Paesi e della cooperazione tra Oriente e Occidente, che è una condizione per la pace nel mondo”. Calamandrei sperava di ottenere il sostegno del governo italiano e di dare un valore politico alla delegazione culturale che guidava. Si infuriò quando ricevette un invito dalla Cina ma non gli fu rilasciato un passaporto ufficiale dal suo stesso ministro degli Esteri, A. Piccioni. Quando Giovanni Gronchi (1887-1978) divenne presidente dell’Italia l’11 maggio 1955 e Antonio Segni il 6 luglio dello stesso anno divenne primo ministro, l’atteggiamento e la politica ufficiale dell’Italia nei confronti della Cina divennero molto più aperti: in questo nuovo clima,   il progetto della delegazione di visitare la Cina fu approvato dal governo. I membri della delegazione furono profondamente colpiti e attratti dall’immagine di Zhou Enlai come brillante diplomatico alla Conferenza di Bandung e dai cinque principi fondamentali della coesistenza pacifica proposti dalla Cina. Non hanno esitato a sollecitare il governo italiano a stabilire relazioni diplomatiche con la nuova Cina: “Sarebbe molto sciocco continuare a ignorare la Cina, come ha fatto il governo italiano negli ultimi dieci anni. È scontato che il governo stabilirà con fermezza relazioni diplomatiche con la Cina popolare”.
L’amicizia delle nazioni sta nell’affinità dei popoli, e l’affinità dei popoli sta nell’affinità dei cuori. Gli scambi culturali sono un modo sicuro per raggiungere la comunicazione cuore a cuore, che può consentire a persone di Paesi e regioni diverse di comprendere meglio la storia, i valori, le tradizioni, i costumi e le caratteristiche culturali dell’altro, in modo da eliminare i malintesi e gli stereotipi, e migliorare la comprensione e la fiducia reciproche.

Si può dire che la Delegazione culturale italiana guidata da Calamandrei nel 1955 e il numero speciale del Ponte del 1956, Cina Oggi, sono stati i pionieri nel mettere in pratica questa idea, e il contributo dei membri della Delegazione e di tutti gli autori del numero speciale all’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Cina e l’Italia non va trascurato.

Ho letto più volte gli articoli contenuti nell’Antologia dal numero speciale del Ponte e sono rimasta colpita dalla visione degli autori, in particolare dell’onorevole Calamandrei, e li ammiro sinceramente per le loro intuizioni. Molte delle loro idee sono ancora di grande significato se lette oggi.
Per quanto riguarda il rapporto tra Italia e Cina, Calamandrei ha sottolineato nel suo articolo “Guardando oltre la Grande Muraglia” che “se c’è una nazione che ha motivo di essere vicina alla nazione cinese per la sua storia e le sue qualità, questa è la nazione italiana”. Antonello Trombadori, nel suo articolo “La voce del popolo”, chiarisce: “Per avvicinarsi al mondo dei cinesi, come per qualsiasi Paese che abbia avuto anche una storia semi-coloniale e feudale, è necessario innanzitutto rimuovere dalle percezioni tutte le vestigia del razzismo. …… Il peso della Cina diventerà sempre più pesante e la Cina diventerà sempre più importante per la direzione dello sviluppo mondiale. Pertanto, comprendere il popolo cinese è innanzitutto una responsabilità, che riguarda la nostra esistenza come esseri umani civilizzati, la nostra capacità di vivere in una cultura moderna, la nostra capacità di comprendere le leggi di sviluppo della storia moderna della nostra nazione”.
Sulla questione di Taiwan, l’ipotesi di Calamandrei è molto azzeccata. Egli scrive: “La questione di Taiwan oggi è diventata una questione di onore nazionale e di integrità territoriale nazionale. Taiwan, come Hong Kong e Macao, è terra cinese, abitata da cinesi, e prima o poi tornerà inevitabilmente nel seno della grande madrepatria, in pace o in guerra. …… Dobbiamo immaginare cosa faremmo noi italiani se, dopo la fine del nostro movimento di resistenza, i residui fascisti e camicie nere della Repubblica di Salò fossero fuggiti in Sardegna o all’Elba, e una flotta straniera avesse attraversato il Canale di Piombino per proteggerli e impedire all’Italia di espellere dall’isola gli ultimi resti di questa vergogna, cosa penseremmo noi italiani? o, peggio ancora, li armasse e li aiutasse anche a molestare il nostro traffico costiero e li incitasse a diffondere minacciose voci di sbarchi e contrattacchi, cosa penseremmo noi italiani?”. “Per capire cosa significhi per i cinesi la liberazione di Taiwan, come cento anni fa la liberazione della Sicilia per gli italiani, non importa se si è letto Marx o Lenin; basta aver letto Mazzini”.

Per quanto riguarda la diversità culturale e politica del mondo, Calamandrei ha affermato: “In questo grande movimento di recupero della dignità umana che ha scosso il mondo, non esiste una ricetta universale che valga per tutta l’umanità, al di là della geografia storica”.

Queste intuizioni sono il frutto della saggezza dei più avanzati rappresentanti della cultura italiana. Negli oltre 50 anni trascorsi dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Cina e l’Italia, i rapporti tra i due Paesi si sono sviluppati rapidamente in tutti i campi, soprattutto in quello degli scambi e della cooperazione culturale, che ha dato risultati fruttuosi. Tuttavia, di tanto in tanto, sono ancora soggette a interferenze esterne e sorgono alcuni problemi. Credo che rileggere la selezione di articoli del numero speciale La Cina d’oggi curato da Calamandrei aiuterà i due popoli a migliorare ancora una volta la comprensione reciproca e a raggiungere il consenso.

Vorrei ringraziare la nipote di Calamandrei, la sinologa Jia Yihua, che ci ha fornito il materiale storico e le fotografie originali ben conservate, consentendoci di avere un quadro fedele delle attività della delegazione culturale italiana in Cina 68 anni fa! Vorrei ringraziare la professoressa associata Yang Lin, la signora Le Xiaoyue e i loro studenti per aver tradotto e pubblicato il numero speciale in cinese, in modo che i cinesi di oggi, soprattutto i giovani cinesi, possano godere del pensiero, dello stile e dello spirito delle grandi menti della Cina e dell’Italia! Allo stesso tempo, vorrei esprimere il mio apprezzamento e il mio riconoscimento alla professoressa associata Yang Lin, alla signora Le Xiaoyue e alla signora Jia Yihua per aver scritto e incluso i documenti di ricerca in questo libro.
Infine, riprendiamo le ultime righe della dedica del famoso scrittore Lao She al numero speciale di Cina Oggi del 1956, “La Grande Strada tra Pechino e Roma”, come direzione per sviluppare e approfondire ulteriormente le relazioni culturali tra la Cina e l’Italia: “C’è urgente bisogno di scambi culturali e contatti interpersonali tra noi! Amici, avviciniamoci e scambiamo più idee ed esperienze a favore della pace nel mondo! Tutte le strade portano a Roma. C’è davvero una grande strada da Roma a Pechino, ed è l’amicizia tra i popoli di Cina e Italia! Amici, lavoriamo insieme per rendere questa strada più ampia e migliore!”.

[Silvia Calamandrei]

 

 

 

LABORATORI ESTIVI PER BAMBINI

Anche questa Estate la Biblioteca di Montepulciano offre ai suoi piccoli lettori (dai 3 ai 9 anni) laboratori settimanali legati alle storie, ai libri ma anche al “fare” qualcosa tutti insieme.

leggi la locandina per scoprire cosa abbiamo pensato per Voi!

 

 

ELIO BERNABEI ricordato da Silvia Calamandrei durante la presentazione del libro di Mario Avagliano

 

Ricordando Elio Bernabei a Montepulciano nell’80mo anniversario della strage delle Ardeatine i familiari ci hanno donato alcuni preziosi documenti che attestano come già dalle prime commemorazioni il suo sacrificio ha nutrito lo spirito di resistenza e di costruzione di una nuova Italia, democratica ed antifascista.

Nel funerale tenuto a Montepulciano nel gennaio del 1945, con il Nord Italia ancora impegnato nella battaglia contro i nazifascisti, l’esempio di Bernabei è stato evocato in funzione della resistenza e della ricostruzione, e così è avvenuto nel ricordo a Roma, nel primo anniversario, da parte dei suoi compagni ferrovieri.

Bernabei è uno dei tanti resistenti che furono rastrellati nelle carceri di Roma, con la collaborazione dei fascisti italiani che ne compilarono la lista, per alimentare la sete di vendetta degli occupanti nazisti che sarebbero di lì a poco stati scacciati. Ed oggi lo ricordiamo insieme ad altri caduti quel 24 marzo del 1944, in questo itinerario per l’Italia che Avagliano e Palmieri stanno conducendo nei luoghi di origine dei martiri, ricostruendone le radici molteplici, ma tutti uniti da un impegno di resistenza e di aspirazione ad un mondo migliore, un filo rosso che traccia la variegata storia della resistenza al nazifascismo, articolata nei vari territori ma unita da uno spirito comune che avrebbe consentito di porre le basi della nostra Costituzione.

Fin dall’annuncio di questo itinerario ci siamo riproposti di aderire e di condividerlo, poiché il monumento ai caduti delle Ardeatine può essere considerato il vero monumento della resistenza italiana, quello che nella lapide ad ignominia a Kesselring veniva così descritto.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Ci piace ricordare un passo del discorso che tenne il Sindaco di Montepulciano Lucangelo Bracci Testasecca, prima che l’intera Italia fosse liberata, un passaggio che sottolinea la consapevolezza della scelta di Bernabei- smentendo chi a sostenuto che “furono uccisi solo perché italiani”. Pensa alle riflessioni che avrà avuto nelle sue “tristi notti d’ostaggio”:

“sapendo di essere ostaggio (ed essere ostaggio di tedeschi e di fascisti) e sapendo, per averne fatto parte, che fuori della prigione non sarebbero mancati gli atti ardimentosi dei suoi compagni che avrebbero compiuto quel gesto che lo avrebbe condotto al supplizio”.

E ne trae incoraggiamento per il “lavoro lento e faticoso della ricostruzione”, invocando uno spirito d’unità che era venuto meno all’indomani della Grande Guerra. Non a caso rievoca le manifestazioni del 1922 a Montepulciano, in onore del Milite ignoto, che furono turbate dalle violenze squadriste e fa riferimento alla lapide ancora oggi nel cortile del Palazzo comunale in onore dei caduti della Grande Guerra. Fu una lapide di discordia, come è stato rievocato in un volume a suo tempo pubblicato, e nel 1945 Bracci incoraggia ad avanzare in concordia nell’opera di ricostruzione.

Mentre Bernabei veniva accolto nel cimitero di Santa Chiara la lotta di liberazione era ancora in corso, e in questo ottantesimo che celebra la liberazione del Centro Italia possiamo meglio renderci conto di quanto la resistenza sia stata articolata e variegata nelle varie parti d’Italia. Lo stesso Bernabei, commemorato dall’Azione cattolica e dal Partito d’Azione di Montepulciano per la sua appartenenza al gruppo dei cristiano sociali quivi formatosi tra i giovani, cadeva pochi giorni prima della vittoriosa battaglia di Monticchiello in cui combatterono alcuni dei suoi compagni ed amici. E in quei giorni Piero Calamandrei si amareggiava in Umbria sulle sorti della sua Toscana e dei suoi compagni fiorentini, senza notizie da Montepulciano. Realtà diverse anche a poche centinaia di chilometri di distanza.

Rievocare oggi insieme alcuni dei caduti alle Fosse Ardeatine, originari di questi territori,  ci aiuta a consolidare una identità condivisa, fondata sul lascito iscritto nella nostra Costituzione dalla resistenza civile ed armata al nazifascismo.

[Silvia Calamandrei]

E’ on line il PORTALE CARTEGGI PIERO CALAMANDREI “Un caleidoscopio di carte”

On line le scansioni dei documenti della corrispondenza di Piero Calamandrei! 

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Archivio Calamandrei – Un caleidoscopio di carte

Le quattro istituzioni che custodiscono le carte di Piero Calamandrei (l’ISRT di Firenze, la Biblioteca Archivio Piero Calamandrei di Montepulciano, la Fondazione Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei di Roma e la Fondazione Museo storico del Trentino), riunite nel progetto di inventariazione e digitalizzazione di tale patrimonio documentario, annunciano la presentazione il 14 maggio alle 15.30, nella sede della Soprintendenza archivistica della Toscana ( Firenze ,via dei Ginori 7) della strumentazione per la consultazione in rete dei carteggi di Piero Calamandrei.

Grazie agli sforzi congiunti e ai finanziamenti della Direzione generale Archivi del Ministero della cultura, nonché alla preziosa collaborazione della Soprintendenza Toscana che ci ospita, è stato possibile realizzare una prima significativa tappa del percorso delineato nel convegno “Un caleidoscopio di carte” del 2009 a Montepulciano, sotto il patrocinio della Presidenza della Repubblica, per mettere a disposizione degli studiosi e del pubblico le carte del giurista e costituzionalista su una piattaforma digitale.