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ELIO BERNABEI ricordato da Silvia Calamandrei durante la presentazione del libro di Mario Avagliano

 

Ricordando Elio Bernabei a Montepulciano nell’80mo anniversario della strage delle Ardeatine i familiari ci hanno donato alcuni preziosi documenti che attestano come già dalle prime commemorazioni il suo sacrificio ha nutrito lo spirito di resistenza e di costruzione di una nuova Italia, democratica ed antifascista.

Nel funerale tenuto a Montepulciano nel gennaio del 1945, con il Nord Italia ancora impegnato nella battaglia contro i nazifascisti, l’esempio di Bernabei è stato evocato in funzione della resistenza e della ricostruzione, e così è avvenuto nel ricordo a Roma, nel primo anniversario, da parte dei suoi compagni ferrovieri.

Bernabei è uno dei tanti resistenti che furono rastrellati nelle carceri di Roma, con la collaborazione dei fascisti italiani che ne compilarono la lista, per alimentare la sete di vendetta degli occupanti nazisti che sarebbero di lì a poco stati scacciati. Ed oggi lo ricordiamo insieme ad altri caduti quel 24 marzo del 1944, in questo itinerario per l’Italia che Avagliano e Palmieri stanno conducendo nei luoghi di origine dei martiri, ricostruendone le radici molteplici, ma tutti uniti da un impegno di resistenza e di aspirazione ad un mondo migliore, un filo rosso che traccia la variegata storia della resistenza al nazifascismo, articolata nei vari territori ma unita da uno spirito comune che avrebbe consentito di porre le basi della nostra Costituzione.

Fin dall’annuncio di questo itinerario ci siamo riproposti di aderire e di condividerlo, poiché il monumento ai caduti delle Ardeatine può essere considerato il vero monumento della resistenza italiana, quello che nella lapide ad ignominia a Kesselring veniva così descritto.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Ci piace ricordare un passo del discorso che tenne il Sindaco di Montepulciano Lucangelo Bracci Testasecca, prima che l’intera Italia fosse liberata, un passaggio che sottolinea la consapevolezza della scelta di Bernabei- smentendo chi a sostenuto che “furono uccisi solo perché italiani”. Pensa alle riflessioni che avrà avuto nelle sue “tristi notti d’ostaggio”:

“sapendo di essere ostaggio (ed essere ostaggio di tedeschi e di fascisti) e sapendo, per averne fatto parte, che fuori della prigione non sarebbero mancati gli atti ardimentosi dei suoi compagni che avrebbero compiuto quel gesto che lo avrebbe condotto al supplizio”.

E ne trae incoraggiamento per il “lavoro lento e faticoso della ricostruzione”, invocando uno spirito d’unità che era venuto meno all’indomani della Grande Guerra. Non a caso rievoca le manifestazioni del 1922 a Montepulciano, in onore del Milite ignoto, che furono turbate dalle violenze squadriste e fa riferimento alla lapide ancora oggi nel cortile del Palazzo comunale in onore dei caduti della Grande Guerra. Fu una lapide di discordia, come è stato rievocato in un volume a suo tempo pubblicato, e nel 1945 Bracci incoraggia ad avanzare in concordia nell’opera di ricostruzione.

Mentre Bernabei veniva accolto nel cimitero di Santa Chiara la lotta di liberazione era ancora in corso, e in questo ottantesimo che celebra la liberazione del Centro Italia possiamo meglio renderci conto di quanto la resistenza sia stata articolata e variegata nelle varie parti d’Italia. Lo stesso Bernabei, commemorato dall’Azione cattolica e dal Partito d’Azione di Montepulciano per la sua appartenenza al gruppo dei cristiano sociali quivi formatosi tra i giovani, cadeva pochi giorni prima della vittoriosa battaglia di Monticchiello in cui combatterono alcuni dei suoi compagni ed amici. E in quei giorni Piero Calamandrei si amareggiava in Umbria sulle sorti della sua Toscana e dei suoi compagni fiorentini, senza notizie da Montepulciano. Realtà diverse anche a poche centinaia di chilometri di distanza.

Rievocare oggi insieme alcuni dei caduti alle Fosse Ardeatine, originari di questi territori,  ci aiuta a consolidare una identità condivisa, fondata sul lascito iscritto nella nostra Costituzione dalla resistenza civile ed armata al nazifascismo.

[Silvia Calamandrei]

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