Comunicazioni
RECENSIONE. Le radici nell’aqua, Vincenza Lorusso
Vincenza Lorusso, Le radici nell’acqua
Una vita raccontata con coraggio, altruismo e generosità. È la vita di Vincenza Lorusso narrata nel suo libro autobiografico Le radici nell’acqua (edito da Europa Edizioni). Una storia avvincente, drammatica, coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato. È la storia dell’infettivologa originaria di Gravina di Puglia che, dopo l’Università a Siena, decide di lavorare per le associazioni umanitarie portando la propria opera volontaria dove vi è più bisogno, dal Kenya all’Uganda, dalla Tanzania al Brasile. È stato in Guatemala, però, che la sua vita, a soli ventisette anni, subisce una svolta drastica e drammatica, rimanendo vittima di un attentato che la segnerà per sempre.
Leggendo il libro riesci a percepire i colori, la fatica, il caldo, i profumi, la sensazione di impotenza ma anche la caparbia voglia di fare qualcosa per cambiare le cose. Tutto questo con una scrittura netta, chiara, senza fronzoli, dritta al punto ma con momenti di grande poesia che riesci a tirare fuori solo se hai davvero vissuto, fino in fondo e con consapevolezza, ciò che stai raccontando.
Le radici nell’acqua è dunque un libro appassionante da cui prendere ispirazione e esempio: l’umiltà di un medico che decide di offrire cure, sostegno e amore agli ultimi della terra. Ma non è solo la storia di un medico sul campo, il libro è ancora di più la storia di una donna forte, determinata, caparbia, dolce e fragile. Una donna profonda e un’anima gentile che racconta la maternità, l’amore, i fallimenti e i successi.
Una storia che non lasci e che non ti lascia, che ti arriva dritta allo stomaco e che ti fa credere che il mondo può essere anche meraviglioso e che sia popolato anche da persone con anime profonde che rincuorano, come Vincenza.
(Recensione di Francesca Cenni)
RECENSIONE. Sacha Naspini, Villa del seminario. Edizioni e/o 2023
Sacha Naspini, Villa del seminario. Edizioni e/o 2023
Con Naspini la nostra biblioteca ha un rapporto antico, avendone presentato le prime opere ed avendolo seguito nella carriera letteraria commentandone l’evoluzione, fino all’approdo con una casa editrice di grande impatto, riuscita a riproporre anche opere che rischiavano di essere dimenticate, nonché a promuoverne la notorietà globale con le tante traduzioni.
Non possiamo che rallegrarci di questa nuova creazione, già proposta per lo Strega, ed uscita in occasione della Giornata della memoria come un pugno allo stomaco. Già, perché lo scrittore maremmano è andato a scovare una memoria che si è fatto di tutto per occultare. Cone scrive nella nota finale:
“Grosseto ha un primato nella storia dell’Olocausto: l’unica diocesi in Europa ad aver firmato un regolare contratto d’affitto per realizzare un campo d’internamento. A Roccatederighi, tra il ’43 e il ’44, nella villa del seminario furono rinchiusi un centinaio di ebrei italiani e stranieri destinati ai lager di sterminio”.
E ancora:
“Neanche al processo contro i gerarchi fascisti della provincia – incluso Alceo Ercolani – istruito per l’organizzazione e la gestione del campo di Roccatederighi (nonché per il trasporto da lì ai campi di sterminio) si parlò di capi d’imputazione. Su circa ottanta pagine, nemmeno una parola. Venne presto l’amnistia. Se in un primo momento ai condannati toccarono pene severe, i più non scontarono nemmeno un giorno di carcere. La volontà di considerare i crimini contro gli ebrei come un evento minore risulta anche da quanto avvenne nel dopoguerra: il vescovo Galeazzi trovò del tutto normale pretendere dallo Stato italiano il pagamento dell’affitto che l’Ercolani non aveva onorato per l’uso del seminario”.
L’oblio, che si è tentato di fugare con ricerche storiche locali e con il libro di Ariel Paggi Il muro degli ebrei, nonché con una lapide commemorativa, viene ora messo sotto i riflettori da un narratore, particolarmente legato a Roccafedrighi, già protagonista collettiva del romanzo Le case del malcontento, l’opera forse più compiuta di Naspini. È tra quelle case e quei personaggi che lo scrittore ambienta compromessi, collusioni, resilienze e resistenze che caratterizzano il periodo finale che precede la Liberazione, tentando di rispondere alla domanda:”cosa succede se da un giorno all’altro piazzano un campo d’internamento accanto a casa tua?”.
Protagonista un ciabattino e la donna amata in segreto, più risoluta di lui nell’unirsi alla lotta partigiana e a lasciare la “zona grigia” dell’attendismo e della pavidità. Ma Naspini ha modo di modulare nei personaggi tutta la gamma degli atteggiamenti di quel periodo di oppressione, scelta, attesa, trasformismo, in un ritratto impietoso, senza retorica di un passato che merita di essere rivisitato.
Forse non è la sua opera letterariamente meglio riuscita, perché si è fatto prendere dalla foga della denuncia, ma la scelta d rievocare memorie sgradevoli va salutata come gesto di coraggio in un panorama editoriale che moltiplica memorie delle vittime e rischia di dimenticare i carnefici e i loro complici e scansa le responsabilità e le colpe.
Silvia Calamandrei
RECENSIONE. Un ebreo in camicia nera, Solferino 2023
Paolo Salom, Un ebreo in camicia nera, Solferino 2023
La scadenza della Giornata della memoria viene utilizzata dagli editori per ripubblicare classici sulla Shoah ma anche nuove testimonianze e memorie, che continuano ad emergere da quel nodo o meglio gorgo tragico del Novecento, in cui ogni storia individuale acquista valenza di lezione da non dimenticare.
Ẻ il caso di questo racconto autobiografico del giornalista Paolo Salom, che ricostruisce le vicende del padre Marcello e del nonno Galeazzo, quest’ultimo ebreo veneto convertitosi al cattolicesimo persuaso di sottrarsi alle persecuzioni che si preannunciavano, imponendo la scelta all’intera famiglia, trasferitasi in Italia dalla Romania nel 1938, proprio alla vigilia delle leggi razziali. Una conversione di opportunità che la moglie rumena non gli perdona, e che comunque non salva la famiglia quando la caccia agli ebrei si intensifica con l’arrivo dei tedeschi dopo l’8 settembre del 1943.
Il quindicenne Marcello, amareggiato dai contrasti familiari, prende la fuga a finisce tra le camice nere, del tutto inconsapevole della guerra civile in corso: indossare la divisa gli sembra una buona mimetizzazione, dopo che il tentativo di passare il confine svizzero per ritrovare parenti ebrei rifugiati si rivela troppo pericoloso. Un giovanissimo ebreo in camicia nera quasi per caso, che addirittura decide di raggiungere il fronte verso Sud per combattere, ritrovandosi a Rimini proprio nelle giornate della rotta della Linea Gotica. I tedeschi abbandonano alla loro sorte i collaborazionisti fascisti i quali si sbarazzano delle divise per far ritorno disordinatamente a casa. Tra loro Marcello che rischia stavolta non come ebreo ma come fascista, tardando a sbarazzarsi dalla divisa. Sarà un suo vecchio compagno di scuola ad accoglierlo urlando: Cosa fai vestito in quel modo, santo ragazzo! Per carità, entra che se ti vede la ronda dei partigiani ti mette al muro qui, dove ti trova”.
Una delle tante storie di zona grigia, che l’Italia avrebbe poi faticato a metabolizzare. Il figlio e nipote racconta con partecipazione empatica, a distanza di anni. Il racconto non ha la drammaticità delle testimonianze dirette, né il pathos della fiction, ma mette a fuoco l’esperienza individuale di un giovanissimo perso nel gorgo della storia.
(Silvia Calamandrei)
RECENSIONE. Ritanna Armeni, Secondo piano, Ponte alle Grazie, 2022
Ritanna Armeni, Il secondo piano, Ponte alle Grazie 2023
Ho avuto il privilegio di leggere in anteprima questo romanzo forse perché vi compare anche mia madre, Maria Teresa Regard, giovane partigiana gappista che fa esplodere una bomba ad un caffè della Stazione Termini frequentato da ufficiali tedeschi. Quanto di più lontano dalle suore protagoniste della narrazione.
Ritanna Armeni dichiara nella postfazione di aver superato i suoi stereotipi sulle suore, a lungo ignorate e di avere imparato a conoscerle anche grazie alla ricerca storica di suor Grazia Loparco sulla vicenda dei conventi e dei monasteri femminili durante l’occupazione nazista a Roma. Attingendo a tali ricerche ci narra una storia vera di soccorso umanitario alternandola alla cronaca dei fatti che si svolgono a Roma tra il settembre 1943 e la Liberazione del giugno 1944 (in tali cronache fa la sua comparsa Maria teresa). Un ennesimo contributo alla conoscenza di quella resistenza civile diffusa, di cui le donne sono state protagoniste nel loro maternage, di cui ci narra Benedetta Tobagi nella sua recente opera La Resistenza delle donne.
Quale migliore lettura da consigliare per la Giornata della memoria di questa narrazione romanzata della Roma occupata dai nazisti e della protezione offerta agli ebrei scampati al rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre dai tanti conventi presenti nella “Città aperta”? Coraggiose caritatevoli suore protagoniste, che ospitano al secondo piano del loro convento famiglie ebree, mentre al pian terreno devono coesistere con una infermeria allestita dagli occupanti tedeschi.
Qualche dubbio esternato dalla Armeni nella postfazione sul ruolo del Vaticano e di Pio XII in quel periodo lo nutrono ogni tanto anche le suore, che si interrogano sulla conformità della loro iniziativa caritatevole ai desiderata della Santa Sede, che appare esitante a prendere posizione. Ma traggono conforto dalle notizie di tanti altri conventi operosi nel soccorso, nonché dal rifugio offerto in Laterano a tanti esponenti dell’antifascismo. Insomma il ruolo di intermediario del Vaticano ne esce valorizzato, sia pure all’insegna della prudenza. Ma non sarebbe stato poi la rete Odessa, disseminata di conventi, ad offrire canali di salvezza nella fuga verso l’Argentina anche a taluni dei criminali nazisti protagonisti della strage dell’Ardeatine, come Priebke? Ma qui si entra in un’altra fase, che prelude alla Guerra fredda.
A Ritanna Armeni interessano soprattutto le suore, sorelle delle “streghe della notte”, le aviatrici sovietiche che ha raccontato in un altro dei suoi romanzi storici, all’insegna di “una donna può tutto”. Perché le suore, come già altre femministe hanno scoperto, sarebbero “all’avanguardia, nel modo di essere donne, moderne nell’affrontare la realtà di oggi, originali in un impegno che mette insieme comunità e imprenditorialità” e praticherebbero un “femminismo, mai dichiarato tale, ma chiarissimo nel giudizio sul mondo, sugli uomini e sul mondo degli uomini. E sulla Chiesa”.
Le suore del convento sulla Salaria che ci descrive sono animate da generosità e buoni sentimenti: tanta è l’affezione che una di loro sviluppa verso un bambino ebreo che rischia di mettere in dubbio la propria vocazione. Ma è solo uno smarrimento momentaneo, perdonato dalle altre e dalla superiora: e come non rallegrarsi che la bimba Rachele nata in convento sia stata battezzata di nascosto dalle brave suore?
Silvia Calamandrei
MONTEPULCIANO confermata CITTA’ CHE LEGGE 2022-2023
Montepulciano può continuare a fregiarsi della qualifica di “Città che legge” per il biennio 2022-2023 avendo dimostrato di possedere i requisiti richiesti dall’Avviso Pubblico del Ministero della Cultura (Centro per il libro e la lettura) d’intesa con l’ANCI. Mediante questo avviso (a cadenza biennale) Il Centro per il libro e la lettura promuove e valorizza con la qualifica di “Città che legge” le Amministrazioni comunali che si impegnano a svolgere con continuità politiche pubbliche di promozione della lettura sul proprio territorio. Attraverso la qualifica si riconosce e sostiene la crescita socio-culturale delle comunità urbane attraverso la diffusione della lettura come valore riconosciuto e condiviso, in grado di influenzare positivamente la qualità della vita individuale e collettiva. Creato alla fine del 2017, il progetto ha visto nel corso del tempo una partecipazione sempre maggiore ed entusiasta delle Amministrazioni comunali e grazie al Patto per la Lettura sottoscritto da numerose associazioni del territorio con l’Amministrazione e grazie anche alle tante iniziative e numerosi eventi organizzate dalla Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei”, Montepulciano è stata ascritta a CITTA’ CHE LEGGE.