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Il libro della settimana…dal 17 al 24 settembre 2011: “Elogio dei giudici” di Piero Calamandrei

Piero Calamandrei 

Elogio dei giudici scritto da un avvocato 

Introduzione di Paolo Barile 

Firenze, Ponte alle Grazie, 1989

  

Sono passati quasi ottant’anni dalla prima edizione di questo testo (1935), che ha avuto poi altre tre versioni, profondamente rivedute alla luce dei mutamenti politici e sociali intercorsi, fino all’ultima del 1959. Eppure la sua lettura risulta piacevole e fonte di spunti di riflessione quanto mai attuali. Il pensiero di un ruolo filosofico e quasi religioso del giudice, il rispetto della sua altissima responsabilità e insieme la comprensione delle sue ovvie e umane debolezze, l’osservazione divertita dei vari “trucchi del mestiere” di giudici e avvocati (il libro è pieno di aneddoti reali) entrano tutti a comporre un testo la cui lettura, magari nelle sale d’aspetto dei tribunali in attesa di comparire nelle udienze, è altamente consigliabile a tutti, dai professionisti della giustizia ai semplici cittadini. Ne’ è inutile sottolinearne l’importanza e direi l’utilità nell’Italia di oggi, in un momento in cui l’intero Ordine giudiziario è messo in discussione sia dalla sua inefficienza sia da attacchi politici di varia origine, che ne mettono in serio pericolo i suoi stessi fondamenti.

 

“Questionario per un esame di coscienza di un magistrato alla fine della sua carriera:

  • – Mi è mai accaduto, mentre mi pareva di esser convinto della colpevolezza di un imputato, di accorgermi a un tratto che cominciavo a ritenerlo innocente dopo aver saputo di chi era figlio?
  • – Mi è mai accaduto, nel decidere una lite, di non potermi levar di mente le opinioni politiche o la fede religiosa o le parentele o le amicizie della parte che poi ha avuto ragione?
  • – Mi è mai accaduto nella stessa udienza, per invitare due testimoni a sedersi accanto a me, di adoprare per ciascuno di essi una formula diversa: per uno “si accomodi” e per l’altro “sedetevi”?
  • – Mi è mai accaduto, nel fare una sentenza, di pensare senza volere alle conseguenze che dal farla in un modo o in un altro potevano derivare alla mia promozione o al mio trasferimento? –

Dolce e tranquilla è la vecchiaia del magistrato a riposo che a tutte queste domande può rispondere: – Mai. -“

(dal testo, p. 299-300)

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