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Monti ed acque: uno sguardo sulla Cina. Laboratori per le città del futuro

Chiunque sia stato nei cosiddetti Paesi emergenti e soprattutto in Cina sa quanto sia destabilizzante la visione di esperimenti architettonici di tutti i tipi, che hanno comunque come comune denominatore l’audacia e l’indifferenza nei confronti di regole “classiche”, accettate, rifiutate o interpretate solo sulla base delle scelte individuali degli architetti-artisti o della committenza. La visione della mostra di cui presentiamo una recensione conferma ampiamente questa sensazione.

Link al MAXXI: www.fondazionemaxxi.it

Vogliamo inoltre ricordare che anche l’Italia, malgrado i suoi ritardi culturali, partecipa attivamente  al recupero e al rinnovamento urbanistico della Cina: segnaliamo ad esempio la collaborazione tra la Regione Emilia Romagna che insieme alla Generalitat de Catalunya (Catalogna, Spagna) e alla Municipalità di Tianjin ha studiato un importante progetto di riqualificazione nelle aree delle ex concessioni europee della città (più nota in Italia come Tientsin, l’unica “presenza coloniale” italiana in Cina, dal 1901 al 1943). Si veda al proposito:

Urban revitalisation in the former European concessions areas in Tianjin, China : Asia-Urbs, ASI/B7, 301/2545/71680, 63 / a cura di Piero Orlandi. – Bologna : CLUEB, 2005. – 178 p. : ill. ; 22 cm. – (ER musei e territorio. Dossier ; 2)

Sulla via di Tianjin: mille anni di relazioni tra Italia e Cina : un quartiere italiano in Cina / a cura di Nicoletta Cardano e Pier Luigi Porzio : guida alla Mostra. – Roma : Gangemi, [2004]. – 112 p. : ill. ; 24 cm

 

VERSO EST. Chinese Architectural Landscape.

MAXXI Architettura 29 giugno-23 ottobre 2011

Catalogo: FANG Media; Li Jieuan. Roma 2011

 

IL catalogo della mostra svoltasi a Roma presso il Museo dell’Arte e dell’Architettura del XXI secolo, il MAXXI, offre un’ampia documentazione delle trasformazioni avvenute in Cina nel campo dell’Architettura civile e pubblica, della Public Art e del Landscape, del Mankind and Nature ed infine della fotografia d’arte.

La documentazione relativa alla trasformazione delle città sia nel settore dell’abitazione residenziale che negli edifici pubblici occupa lo spazio maggiore; essa rende conto sia degli interventi puntuali nel tessuto edilizio delle metropoli esistenti, sia della costruzione ex novo di nuove città ed in primo luogo della megalopoli di Shanshui.

Il salto di scala e di qualità, rispetto al più recente passato è pari alla velocità ed alla consistenza della crescita economica e culturale della società cinese. Nello specifico campo dell’architettura delle città, se solo, ancora pochi anni fa, ci si limitava all’imitazione acritica  dei modelli occidentali della seconda metà del secolo scorso, oggi l’architettura cinese compete con le esperienze più alte, ma anche più stravaganti, della cultura architettonica contemporanea.

Questo rapido aggiornamento è dovuto a due fattori: il primo fra questi risiede nella committenza rivolta dalle autorità cinesi agli architetti più in vista che formano, a detta dei media, il cosidetto star sistem occidentale: Herzog e de Meuron, Zaha Hadid, Rem Koolhaas, Massimiliano Fuxas, Steven Holl, David Chipperfield ed altri che hanno potuto realizzare, o stanno realizzando, direttamente in Cina, importanti opere pubbliche, da cui gli architetti locali possono cogliere le più innovative (ed acrobatiche) soluzioni architettoniche; il secondo fattore che ha permesso questo fulmineo aggiornamento sta nelle caratteristiche ipereclettiche dell’architettura contemporanea.

Grazie al fatto che non esistono più regole stilistiche – un vantaggio oltre che un bene – e che “tutto si può fare”- l’aggiornamento è potuto avvenire in tempo reale. Così, come documenta il catalogo, accanto agli architetti chiamati dall’occidente, possiamo confrontare le esperienze le più avanzate e spericolate dei nuovi artisti cinesi: Zhu Pei, Wu Tong, Sao Weiping, Li Xinggang, Qui Xin e del Gruppo Urbanus.

La pubblicazione documenta dunque un omologazione ormai raggiunta e che, fotografata, si avvale di un paesaggio urbano molto spesso immerso in una perenne bruma grigia, che avvolge i volumi privi di luci ed ombre nette,  rendendoli ancora più astratti.

 L’assenza di un saggio introduttivo, come normalmente si usa, la dice lunga  di come la critica abbia ormai abdicato davanti all’imponenza ed alla complessità del fenomeno dell’architettura contemporanea. Per aiutare i lettori utilizzeremo i parametri del ragionevole e dell’arbitrario: possiamo segnalare ad esempio, fra i ragionevoli, l’opera di David Cipperfield per il Museum Building di Hangzou, il Vanke Center e per il gruppo di abitazioni Ninetree Village, il Digital Beijng di Zhu Pei e Wu Tong, Urban Tulou del gruppo Urbanus e fra gli arbitrari il CCTV di Rem Koolhaas, il Phoenix International Media Center di Shao Weiping, il Wangjing SOHO di Zaha Hadid, l’Urban Forest di Ma Yansong.

(Francesco Montuori)

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