-------- Dalla sostenibilità ambientale alla sostenibilità umana, un percorso toscano – Biblioteca Montepulciano Calamandrei
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Dalla sostenibilità ambientale alla sostenibilità umana, un percorso toscano

Simone Falorni,

Pezzi di cuoio

Pisa, Sidebook , 2014

 

Conosco l’autore da una sua vita precedente, perché Simone è persona che sperimenta e si avventura in tanti campi,  ed ora pratica quello della naturopatia .  É in tale veste che l’ho ritrovato a partecipare al nostro convegno sul dialogo tra medicina occidentale e medicina tradizionale cinese, tenutosi il 14 marzo a Montepulciano.

Già da un po’ Simone si è lanciato nella creazione letteraria con una forte connotazione autobiografica, dopo esser stato un eccellente “ambientalista”, con preparazione scientifica e capacità analitica e programmatoria messa a disposizione della “sostenibilità toscana”, quando la sostenibilità era ancora una priorità della Regione.

Come scrivevo recensendo la sua opera prima Pagliacci dentro (Giovane Holden Edizioni, 2011):

“Poi è arrivata la crisi, e le risorse mancano, non ci sono finanziamenti per interrogarsi, e soprattutto per “sostenere” i giovani ricercatori ad indagare sul territorio. Subentra, soprattutto per le giovani generazioni,  il tema della “sostenibilità umana”, e Simone si è fatto animatore di un sito web, 89mainstreet, spiritosamente intitolato magazine semiserio di sostenibilità umana.

E di “sostenibilità umana” si occupa Falorni anche nella sua opera prima , intraprendendo la strada della scrittura. Un romanzo breve ambientato in Toscana, sulla costa viareggina, con un io narrante che dà conto di un momento di crisi individuale e delle strade terapeutiche che riesce a costruirsi, per far fronte ad una malattia poco conosciuta, la fibromialgia, di cui si studiano ancora le origini, che si intreccia ad una depressione”.

Stavolta il suo racconto, sempre radicato in quel di San Miniato, borgo simile a tanti borghi toscani, spazia oltre il local per arrivare alle Primavere arabe,  al Chiapas e alla Cina d’oggi: ma del resto non è questa la caratteristica della cultura provinciale toscana, sempre proiettata ambiziosamente verso l’universo mondo? E la fiera del tartufo, il turismo o l’esportazione delle lavorazioni del cuoio non sono già occasioni di fuoriuscita dal proprio guscio?  E a quante buone cause si cerca di affidarsi, dalla Palestina agli Zapatisti, per sfuggire ad una situazione stagnante e melmosa?

Falorni conserva il tono ironico che è il suo registro principale, ma stavolta non vuole eludere interrogativi più di fondo, che il protagonista si pone nel corso del suo viaggio. Nel terzetto amicale che si è forgiato fin dalle scuole, e che gestisce una rivista locale, Edoardo è il più fatuo e superficiale, un “surfista” della vita. Ma le realtà con cui viene a contatto in America latina lo spingono ad una assunzione di responsabilità, fino alla scoperta di una paternità sia pure adottiva e ad una esplorazione del mondo delle cure alternative nella ricerca di un incontro con il “magopuntore”.

Nel personaggio c’è il ritratto di una generazione lasciata cadere, che cerca di ritrovare propri percorsi di sopravvivenza, riscoprendo meccanismi di cura di se stessi e degli altri. L’attenzione per l’universo mondo e per gli altri è una garanzia di moralità individuale e di sentimento di solidarietà.

(Silvia Calamandrei)

 

 

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