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Una presentazione libraria: “Volevo essere Moccia” di Alberto Bracci Testasecca, 28 luglio 2010

Mercoledì 28 Luglio 2010, alle 19, presso la sede del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, avrà luogo la presentazione del romanzo di Alberto Bracci Testasecca “Volevo essere Moccia”, Roma, La Lepre Edizioni, 2010. La presentazione, a cura della Casa Editrice insieme all’Editrice Irradiazioni, sempre di Roma, ha avuto l’appoggio organizzativo del Consorzio del Vino Nobile e il patrocinio della nostra Istituzione. La presentazione sarà introdotta dalla nostra Presidente, Silvia Calamandrei. Alberto Bracci Testasecca, romano, appartiene ad una famiglia di antica nobiltà molto legata alla storia di Montepulciano, dove possiede ancora una bella dimora; di particolare importanza la figura dell’avo Lucangelo Bracci Testasecca, che, da capo dell’amministrazione cittadina, gestì con rara prudenza il difficile passaggio dal Fascismo allo Stato repubblicano.

Congiuntamente, viene presentata anche l’interessante opera “Le buone pratiche per la vinificazione e la conservazione dei vini”, di Louis Oudart, edito appunto dall’Editrice Irradiazioni, dal cui sito abbiamo estratto questa breve nota:

Presentato a “Vinitaly 2009 Verona”. Il libro è un piccolo trattato di enologia, pubblicato nel 1877 dalla Reale Accademia dell’Agricoltura di Torino. Louis Oudart era l’enologo di Camillo Benso Conte di Cavour, ben conosciuto e citato dagli esperti del settore, e viene oggi ripubblicato per la prima volta dalla data della sua prima edizione (1877).

Una recensione sul romanzo di Bracci Testasecca:

Un divertissement su Moccia

 

Alberto Bracci Testasecca,

 Volevo essere Moccia

Roma,  La lepre edizioni, 2010

 

  Alberto Bracci, traduttore di tanti ottimi scrittori, si sta facendo prendere dal giuoco letterario e si fa lui stesso tessitore di trame condite da spirito di osservazione e piglio ironico, interrogandosi sui moduli letterari di successo.

  Eccolo alla sua seconda prova di autore: dopo la fantasia sul treno bloccato nella campagna laziale, che consente ad un gruppetto di personaggi di uscire dalla routine quotidiana (Il treno e/o 2007), stavolta ci presenta una coppia improbabile riunita dalla dipendenza dalla droga e dai videogames che ritrova il gusto della vita in barba a Federico Moccia.

  Dodici anni di coma dell’eroinomane, mentre il suo compagno continua imperterrito a perseguire al computer un gioco sui Templari, offrono al risveglio della ormai quarantenne Marilù la sorpresa di riscoperta del quotidiano odierno, in cui imperversano Internet e i romanzi di Moccia. C’è anche l’incontro con  uno scrittore in crisi, invidioso del successo di Moccia, e affogato dagli impegni fi padre di famiglia, con cui l’eroina spera di intraprendere una storia d’amore. E c’è la curiosità per i giovani d’oggi e la loro semplificazione linguistica ed emotiva.

  Si legge con divertimento ed è garantito il lieto fine, in nome del gusto dell’autenticità.

(Silvia Calamandrei)

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