Mimetizzazione di un futuro dittatore: “Il mio diario di guerra” di Benito Mussolini
Benito Mussolini
Il mio diario di guerra
a cura di Mario Isnenghi
Bologna, Il Mulino, 2016
31 marzo [1916]
Dopo tanta neve ecco una mattina meravigliosa di sole. Nella chiarità diafana, trasparente dell’orizzonte, si stagliano netti i profili e le merlettature delle montagne bianchissime. Lontano si vedono le guglie dolomitiche del Cadore.
Una linea sottile di porpora annuncia il sole. Se fossi un poeta!
A leggere questa prosa fareste fatica a riconoscere nel maestro che annota le sue impressioni di guerra l’interventista Mussolini, che ha rotto con l'”Avanti” ed i socialisti per propagandare le ragioni della guerra sul “Popolo d’Italia!”.
Ed è su tale giornale che il suo diario viene pubblicato a puntate, a partire dal Natale del 1915, sotto il titolo In trincea coi soldati d’Italia e la dedica ai bersaglieri tra cui combatte come soldato semplice.
Il diario gli valse come medaglia di impegno guerresco una volta assurto a duce del fascismo e fu varie volte ripubblicato, poi era caduto nell’oblio.
A giusto titolo Isnenghi e il Mulino le rieditano, come documento di un personaggio chiave, ma anche nella foto da bersagliere della copertina stentereste a riconoscerlo. E’ mimetizzato!. Come scrive Isnenghi:
“Fare in tempi d’eccezione la vita ordinaria che fanno tutti, calarsi nella folla in grigioverde, ritornare popolo, e nel contempo- per assiduo accumulo di indizi- far circolare il senso di una sua riconosciuta diversità; questa dunque la formula che il diario in pubblico invera”.
Da non sottovalutare il carattere pubblico, la pubblicazione a puntate sul giornale, la finalità di propaganda a cui le pagine sono finalizzate.
Il diario si interrompe nel marzo 1917, quando Mussolini ferito è ricoverato in Ospedale. Riprende il suo ruolo di politico giornalista e interessante nell’introduzione di Isnenghi è il commento ai suoi articoli dopo Caporetto, di incitazione alla concordia e di sollievo perché l’Italia non è la Russia e perché c’è “un plebiscito di patriottismo da parte della classe operaia”, “auspicio di certa vittoria”.
Un Mussolini che Isnenghi trova ancora relativamente vicino a Cesare Battisti,”nazionalpopolare”, prima di imboccare strade che avrebbebro portato al colpo di stato.
(Silvia Calamandrei)