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L’Italia nell’interminabile guado della modernità: “La gente” di Leonardo Bianchi

Leonardo Bianchi

La gente, viaggio nell’Italia del risentimento

Roma, Minimum fax, 2017

 

Ci attende una campagna elettorale piena di annunci mirabolanti e fake news (o bufale) ed il libro di Leonardo Bianchi può venirci in soccorso analizzando l’ultimo decennio italiano in fatto di comunicazione via web ed uso dei social per campagne che rinfocolano rancore, risentimento o alimentano allarmi infondati.

Sono usciti di recente parecchi libri sul populismo, ricostruendo  manifestazioni e  radici storiche di una ideologia che copre movimenti e formazioni assai diverse e imperversa nella crisi delle tradizionali forme della politica.

Bianchi si dedica piuttosto ad una indagine fattuale, guardando all’ultimo decennio italiano per tracciare l’origine della scomposizione delle formazioni e categorie tradizionali che vanno riaggregandosi in una indistinta “Gente”, risentita e protestataria, cementata dall’odio verso la Casta.

L’antipolitica, alimentata anche da efficaci campagne mediatiche, si intreccia con la crisi, lo smarrimento e la precarizzazione indotti dagli effetti della globalizzazione, la mancanza di riferimenti associativi ed organizzati in una società frantumata e disgregata.

A creare appartenenza subentrano i social, le campagne d’odio contro l’invasione degli immigrati, le paranoie sui complotti e gli effetti nocivi della scienza e della tecnica, dai vaccini alle scie chimiche. Nelle derive securitarie si inserisce efficacemente l’estrema destra, dalla Lega Nord a Casa Pound, alimentando paure e risentimenti.

Interessante la moltiplicazione di siti e blogger che diffondono bufale e allarmi, utilizzando toni drammatizzanti e linguaggio estremo per diventare “virali”, acquistando in questo modo reddito da pubblicità: un nuovo mestiere per giovani smart nella crisi delle professioni: ciarlatani di successo con migliaia di followers.

Dalle barricate di Gorino per respingere le dodici donne migranti, al movimento dei Forconi, alla crociata contro l'”ideologia gender”, Bianchi ci fa ripercorrere episodi e moti che nell’ultimo decennio hanno funestato il paese senza per fortuna quagliare e consolidarsi, ma contribuendo alla confusione identitaria.

L’epilogo, un po’ affrettato, prende atto che la politica stessa si sta appropriando dei social, e ne ha fatto una prima esperienza nel corso della campagna referendaria.

La prossima campagna elettorale darà sicuramente molto materiale per un sequel di analisi.

(Silvia Calamandrei)

 

 

 

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