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Il libro della settimana…dall’8 al 12 febbraio 2011: “Poveri, noi” di Marco Revelli

Marco Revelli

Poveri, noi

Torino, Einaudi, 2010

 

 Un’Italia dickensiana

 Dickens sarebbe la penna più adatta a descrivere questa Italia che si incammina verso un divario sempre più acuto tra ricchi e poveri che Marco Revelli ci racconta in Poveri, noi (Einaudi, collana Vele).

Il libro, spesso citato nei bilanci di fine primo decennio, in cui le statistiche vengono a confermare tassi di disoccupazione giovanili abnormi, indebitamento in crescita e concentrazioni di ricchezza in mano ai pochi, ha poco a che fare con la realtà narrata dai cinepanettoni.

Un’Italia che si è creduta proiettata nel sogno berlusconiano di benessere ed ascesa sociale si risveglia dolorante e fragile, in caduta libera nelle statistiche europee e globali. Reazioni di rancore e aggressività verso gli ancora più poveri, immigrati e zingari, sono canali di sfogo inquietanti per le basi della nostra convivenza civile.

Revelli ci racconta con i dati e le cronache la “modernizzazione regressiva” che abbiamo vissuto, sintetizzando in una formula “un processo complesso nel corso del quale ci si è illusi di avanzare, di guardagnare in leggerezza e agilità, di acquistare dinamicità e velocità – di diventare, per l’appunto, “più moderni”- in realtà indebolendoci”. A questo piano inclinato su cui ci siamo incamminati corrisponde “un perturbante smarrimento del “sé” e del “noi” cui fanno riscontro i molteplici, quasi sempre nefasti, tentativi di risarcimento e di rivalsa verso “il basso”, contro chi “sta sotto”.

Analisi pessimistica, che teme “regressioni a forme servili della cittadinanza” e constata un’involuzione della democrazia e della rappresentanza; un invito ad interrogarci avviando le celebrazioni del 150mo dell’unità italiana.

 (Silvia Calamandrei)

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