Skip to content Skip to left sidebar Skip to footer

Il libro della settimana….dal 1 al 6 settembre 2009

Marco Videtta

Un bell’avvenire

Roma, Edizioni e/o, 2009

 

Il noir di Videtta, abile sceneggiatore e coautore con Carlotto dell’inchiesta Nordest (pubblicata sempre da Edizioni e/o nel 2005), si apre con l’insurrezione di Milano del 1945: un colpo alla schiena ed un corpo che si accartoccia: “Sarà stato un fascista”, commenta una donna.

Da qui si dipana l’indagine del protagonista, Fulvio,  che vuole far luce sulla morte del fratello Lucio, membro della banda Koch, presumibilmente giustiziato dai partigiani.

Lucio è stato il suo idolo, ed è lui che lo ha incoraggiato a parrtire volontario in Russia, infervorato dell’ideologia fascista: quasi a farsi rappresentare al fronte dopo essere stato scartato per problemi agli occhi e vedersi condannato a a rinunciare all’avventura.

 L’itinerario di Fulvio era proseguito, dopo il rientro ferito dalla steppa, e lo sbandamento dell’8 settembre, nelle bande nere di Salò,  sempre su spinta di Lucio, che fa parte del gruppo “Onore e combattimento” a Roma e poi si associa alla banda Koch, famigerati torturatori prima alla Pensione Jaccarino di Roma e poi a Villa Triste a Milano, la cui storia è ben ricostruita nel libro .di Massimilano Griner (Bollati Boringhieri 2000).

Tra le persone che Fulvio incontra nel 1948 per raccogliere elementi sulla fine di Lucio c’è anche Franco Calamandrei, il cui personaggio è descritto attingendo al suo diario La vita indivisibile. Ed in effetti MarcoVidetta sta ricostruendo una vicenda familiare, relativa a quel Videtta, suo zio paterno, che è più volte menzionato nel diario di Franco Calamandrei come uno dei possibili bersagli dei GAP romani, membro di “Onore e combattimento” ed attivo all’Università.

Il romanzo, anche se l’editore ha preferito non dare riscontri bibliografici, è costruito tenendo presente i lavori degli storici, i documenti e gli atti del processo alla banda Koch, ma è il frutto anche di una memoria familiare con cui Marco Videtta ha voluto fare i conti.

Di qui la densità drammatica, non sempre risolta negli snodi narrativi, per un eccesso di tragicità dei fatti da ricordare.

Un tentativo coraggioso di fare i conti con la memoria di Salò, e di ricostruire elementi di continuità tra il regime fascista ed i suoi apparati repressivi e l’organizzazione dei servizi segreti e polizieschi dell’Italia repubblicana.

 Nel finale, i doppi giochi dell’agonia del fascismo repubblichino tornano ad affacciarsi nel dopoguerra in torbidi intrecci che mascherano la verità.

Insomma un noir all’ennesima potenza, che si rimisura su quanto il Pasolini di Salò ci ha crudamente narrato per immagini.

 (Silvia Calamandrei)

 

« Torna indietro