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Faremo la fine dell’isola di Pasqua….? “Senza adulti” di Gustavo Zagrebelsky

Gustavo Zagrebelsky

Senza adulti

Torino, Einaudi, 2016

 

Una meditazione sui rapporti intergenerazionali in un’epoca di esaltazione del giovanilismo e cancellazione dell’età adulta, per cui si precipita nella vecchiaia all’improvviso, sentendosi “fuori luogo”, scartati dall’ideologia del produttivismo:

“l’identità della odierna generazione emergente è lo sviluppo e la produttività, anzi la produttività crescente finalizzata allo sviluppo”.

In verità la crisi fiscale dello Stato e la conseguente riduzione della “spesa sociale” colpiscono i più deboli, i meno produttivi, gli anziani:

“Costoro non li si elimina fisicamente e coscientemente, ma li si abbandona al loro destino, con effetti analoghi”.

Per ora la parte della società ancora animata da sentimenti di solidarietà si mobilita nel volontariato assistenziale, per sopperire alla mancanza di azione pubblica, ma è una supplenza che non può durare all’infinito.

Questa società della “crescita per la crescita” induce il giurista a evocare la tragica sorte dell’Isola di Pasqua, dove la dissipazione delle risorse nell’immediato e la megalomania  portarono alla desertificazione.

Zagrebelsky ragiona sui doveri verso le generazioni future, impegno morale e non giuridico, giacché le future generazioni non sono ancora titolari di diritti. Si tratta del senso di responsabilità nei confronti della vita ed appartiene alla dimensione culturale della società:

“Se il valore della continuità della vita, di generazione in generazione, viene meno nella percezione diffusa e su di esso prevale  l’idea “vitalista” che il valore della vita sia la vita stessa, da vivere intensamente e illimitatamente nelle sue possibilità attuali, i diritti delle generazioni future cadranno nel calderone delle buone, ma vane, intenzioni”.

Forse gli anziani sono quelli che non si preoccupano solo di se stessi e possono far valere il dovere morale verso il futuro.

(Silvia Calamandrei)

 

 

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