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Montepulciano ad Harvard

Siamo lieti di invitare amici e concittadini a questo incontro:

Lunedì 11 Aprile 2016

 

Danielle Carrabino 

Docente di Storia dell’Arte ed Architettura, Harvard University (USA)

 

LA REPLICA DELLA CANONICA DI SAN BIAGIO A HARVARD

 

Montepulciano, Teatrino di San Biagio, ore 18

 

 

Negli anni Trenta del Novecento l’architetto statunitense Charles Allerton Coolidge (1858-1936) ricevette dai responsabili del Museo Fogg dell’Università di Harvard l’incarico di progettare una nuova sede del Museo stesso. Ripercorriamo insieme a Fabrizio Grillenzoni questa curiosa vicenda, che ha visto la “trasferta” di un pezzo di Montepulciano negli Stati Uniti:

Montepulciano a Harvard

Trovandosi a Boston, è sempre stata obbligata una gita a Cambridge, per respirare l’aria e vedere gli edifici austeri dell’Università di Harvard, una delle più famose e prestigiose del mondo, e ovviamente visitare il Fogg Art Museum, il museo dell’Università, con la sua ricchissima collezione, esposta con un sistema di sapiente rotazione. La prima parte della gita è ancora possibile e consigliabile, per la seconda invece bisognerà aspettare fino al 2013, perché il Fogg Art Museum attualmente è chiuso per un restauro e una ristrutturazione di grande portata, affidate a Renzo Piano. Insomma un po’ di pazienza, ma vale la pena prepararsi.

Entrando nel Fogg Museum attraverso l’ingresso che si apre sulla facciata neo-Georgiana, ci si trova in un cortile centrale quadrangolare, e la sensazione è immediatamente curiosa, come di déjà vu. E in effetti non si ha torto: sui quattro lati del cortile ci si presentano dei porticati a doppio ordine, di sapore decisamente rinascimentale che a ben vedere ricordano qualcosa. Una corsa al Bookshop, un libro e una cartolina e il mistero si svela: proprio così, sui quattro lati del cortile è riprodotta fedelmente (o quasi) la facciata della Canonica di San Biagio a Montepulciano, realizzata da Antonio da Sangallo il Vecchio nel 1595.

È una lunga storia. Il Fogg Museum apre nel 1895, grazie alla donazione della vedova del filantropo William Hayes Fogg. E immediatamente diventa il museo dell’Università di Harvard, una delle più antiche università americane, fondata nel 1636. Non semplicemente una struttura destinata a un pubblico di amatori, ma parte integrante del sistema di insegnamento delle belle arti, con aule, laboratori, atelier (ci sarebbe molto da imparare da noi), in un momento in cui l’insegnamento artistico cominciava ad affermarsi negli Stati Uniti. E comincia anche un politica di acquisizioni, soprattutto grazie a donazioni di mecenati (un altro meccanismo su cui una riflesione non sarebbe inutile). Si passa dai semplici calchi ai primi originali: dipinti, capitelli, incisioni. Già nel 1919 approda al Fogg un Cristo sulla Croce di Simone Martini, ad indicare l’attenzione del museo per l’arte italiana.

I due artefici della fortune del Fogg sono Edward W. Forbes, direttore del museo dal 1909 al 1944, e Paul J. Sachs, rampollo della famiglia di finanzieri della famosa Goldman, Schs & Company, per decenni associato di Forbes e che lasciò Wall Street per dedicarsi al Fogg, mantendo però sempre una rete di utilissimi rapporti per garantire il finanziamento del museo.

Continuarono le acquisizioni e le iscrizioni alla facoltà di belle arti di Harvard si moltiplicarono, sicché il vecchio edificio del Fogg diventò insufficiente. Dal 1922 cominciarono le discussioni su un progetto di nuovo edificio.  La concezione generale fu affidata a Meyric Rogers, e la realizzazione all’architetto Charles A. Coolidge. Coolidge era guidato dall’idea allora diffusa nel nuovo mondo che l’America fosse l’erede commerciale e intellettuale delle grandi realizzazioni del quindicesimo e sedicesimo secolo, idea testimoniata tra l’altro dalla struttura di “rinascimento americano” della Biblioteca Pubblica di Boston. Il nuovo edificio del Fogg Museum doveva dunque portare un segno evidente di quella eredità. Il cortile centrale era il luogo ideale. In un primo momento si pensò alla riproduzione del chiostro del Bramante di Santa Maria della Pace a Roma, ma successivamente, e definitivamente, la scelta cadde sulla canonica di San Biagio a Montepulciano. Un collega di Coolidge, Henry Shepley, approfittò di un viaggio in Italia per misurare accuratamente la facciata. L’operazione comunque non fu semplice. Diversamente da riproduzioni precedenti, bisognava in primo luogo quadruplicare la facciata e trasformarla in una struttura rivolta verso l’interno. L’operazione fu fatta riducendo leggermente le dimensioni e inventando dei raccordi sugli angoli. Inoltre, al secondo ordine fu aggiunta una soprelevazione con finestre destinata a sostenere un lucernario.

Due episodi sono curiosi. Sachs, che in quel periodo si trovava in Italia, aveva quasi concluso l’acquisto di una Venere di  Pietro Francavilla, scolpita nel 1600, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto troneggiare al centro del cortile. Ma l’inseparabile Forbes si oppose nettamente: per lui, puritano integerrimo, era impensabile che studenti, professori e visitatori fossero accolti al Fogg da una signora discinta. Così l’affare andò a monte. Ci fu poi la questione del rivestimento del cortile. Il rivestimento in travertino, come quello dell’originale, sarebbe costato 56.000 dollari contro gli 8.500 di un intonaco trattato a travertino. Il Consiglio di amministrazione di Harvard, attento alle esigenze di bilancio, insisteva che bisognava optare per l’intonaco. In questo caso fu Forbes a battersi come un leone per il travertino, invocando ragioni sia estetiche che teoriche: un falso sarebbe stato un esempio diseducativo per gli studenti. E di nuovo ebbe la meglio. Il nuovo Fogg Museum fu finalmente inaugurato, con una cerimonia nel cortile centrale, nell’aprile del 1927. E da allora, entrando nel museo, ci si trova di fronte alla canonica di San Biagio moltiplicata per quattro, col suo splendido rivestimento di travertino color miele. Tutta questa vicenda è ottimamente raccontata nel libro di Kathryn Brush “Vastly More Than Brick & Mortar”.

Comunque bisognerà aspettare che Renzo Piano e la sua équipe finiscano il loro lavoro di ristrutturazione del Fogg prima di poter riavere quella sensazione curiosa e intrigante. Nel frattempo, la Biblioteca Archivio Piero Calamandrei di Montepulciano ha preso contatto con la curatrice degli archivi del Fogg, la signora Susan von Salis, per avviare un collaborazione sulla ricostruzione del percorso che ha portato alla ripresa della facciata della canonica di san Biagio nel cortile del museo, e la Società storica poliziana ha fatto omaggio al Fogg del suo ultimo volume sui Rilevi ottocenteschi delle architetture rinascimentali di Montepulciano, che è stato molto apprezzato dalla signora von Salis. Chissà che l’inaugurazione del Fogg Museum ristrutturato non possa essere l’occasione di un incontro tra rappresentanti poliziani e i dirigenti del museo: sarebbe un contesto ideale per la valorizzazione dell’immagine di Montepulciano. Un’ipotesi su cui lavorare.

(Fabrizio Grillenzoni, 2009)

 

Nel 2008 viene affidato a Renzo Piano il progetto di una importante revisione del complesso: l’intervento, portato a termine nel 2013, può essere seguito a questo link:

“È come imbattersi in una piazza rinascimentale di Montepulciano” – Renzo Piano presenta i nuovi Harvard Art Museums

In allegato la locandina dell’evento

 

 

 

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