-------- Cina, così lontana, così vicina: “La Cina sono io” di Guo Xiaolu – Biblioteca Montepulciano Calamandrei
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Cina, così lontana, così vicina: “La Cina sono io” di Guo Xiaolu

Guo Xiaolu

La Cina sono io

Milano, Metropoli d’Asia, 2014

 

            Pubblicato nel 2014, a venticinque anni dal massacro di Piazza Tian’anmen, questo romanzo intreccia sapientemente la narrazione di una tormentata storia d’amore alla recente storia cinese.

 “La Cina siamo noi. Il popolo. Non lo Stato”: questo pensavano, o meglio speravano, “i ragazzi dell’89”. Speranze disattese; e un’equazione tuttora dura a realizzarsi. Può – e se sì come – l’individuo prendere il potere e farsi Stato, invece di restare una particella irrilevante? Ma fino a che punto vale la pena esporsi, e a che prezzo? Queste le questioni cardine poste dall’autrice.

Testimone di Tian’anmen e cresciuta dai nonni in un villaggio della Cina sud-orientale (il padre fu mandato in un campo di rieducazione durante la Rivoluzione Culturale), Guo Xiaolu è una scrittrice e regista quarantenne che dal 2002 vive a Londra. Dell’inglese ha fatto da anni la sua nuova lingua scrivendo ben quattro romanzi (tutti tradotti in italiano), dopo aver realizzato un’ampia produzione letteraria e cinematografica in cinese ed essere incorsa in problemi e censure delle autorità cinesi. Crescendo in una società tradizionale e comunista con libertà molto limitate, “non puoi essere altro che un topo rabbioso e intrattabile”, sostiene l’autrice, che nel tempo ha alleviato la sua rabbia.

Questo romanzo rappresenta una sorta di lettera di arrivederci alla Cina (“poi non scriverò più nulla”); c’è chi lo considera un vero e proprio j’accuse e chi una riflessione lucida e distante sulla propria terra natia e sul rapporto di odio-amore pieno di inevitabili contraddizioni, dolcezze e asprezze. Non mancano riferimenti a luoghi specifici e racconti sulla Cina di ieri e di oggi, in una lettura scorrevole e gradevole. Inserite nel romanzo anche alcune vicende autobiografiche e parallelismi tra la storia personale e familiare di Guo e quella di Mu, protagonista femminile.

La Cina sono io nasce in realtà da una storia vera: quella di un musicista punk cinese in esilio. L’ormai attuale e forse abusato tema del ruolo politico degli artisti e del loro dilemma nella società è incarnato, nella storia romanzata, da Kublai Jian, protagonista maschile di origini mongole e figlio di un importante esponente politico cinese. Il musicista scrive canzoni politiche che lo porteranno prima a essere imprigionato, a seguito di un manifesto controrivoluzionario distribuito durante un concerto, e poi esiliato in vari paesi d’Europa, dove girerà in cerca di asilo politico in centri di detenzione per immigrati. Il suo idealismo romantico e impegno attivo è però contrastato dal rassegnato realismo della fidanzata e poetessa Mu, in arte Sabotage Sister, indifferente alle questioni politiche e impegnata a realizzarsi artisticamente, anche negli Stati Uniti.

La vicenda dei due innamorati è ricostruita da Iona, una giovane traduttrice scozzese residente a Londra, che si appassionerà al destino dei due amanti e al contempo riscoprirà se stessa mettendo in discussione la sua vita, i suoi valori, le sue ambizioni. Il solido intreccio narrativo, strutturato sotto forma di diario, alternerà la traduzione delle lettere e dei diari cinesi di Kublai Jian e Mu e il racconto delle loro vite a quanto vissuto dalla traduttrice stessa e dal suo editore, che ha fiutato l’importanza di questa misteriosa corrispondenza e vorrebbe pubblicarla in un libro.

Un amore travagliato, fatto di sentimenti intensi e forti affinità ma anche di incompatibilità e distanze emotive, ostacolato da visioni e desideri diversi in patria e dalla lontananza dell’esilio di Kublai Jian; un amore che, nonostante tutto, continuerà in qualche modo a esistere.

E un paese, la Cina, con il quale tutti coloro che l’hanno vissuto si troveranno, prima o poi, a fare i conti: sempre col timore che il saldo finale sarà negativo e l’auspicio contrario. 

(Tatiana Camerota)

 

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