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Shanghai di oggi, tra passato e futuro: “Il poliziotto di Shanghai” di Qiu Xiaolong

Libri ricevuti

Qiu Xiaolong

Il poliziotto di Shanghai

Venezia, Marsilio, 2017

 

Se siete appassionati delle avventure e delle inchieste dell’ispettore Chen, e lo avete seguito nella trasformazione epocale della sua Shanghai da quella del maoismo e delle Guardie Rosse a quella della speculazione edilizia, dei grattacieli, dei ristoranti di lusso e della corruzione dilagante, stavolta il suo creatore vi dà un po’ di respiro e colma alcune lacune biografiche della vicenda del nostro eroe, spiegandoci meglio perché si è fatto poliziotto e quali sensi di colpa si porti dietro dal passato.

E vi fa assaporare anche un po’ della sua nostalgia per un tessuto cittadino fatto di chiacchiere di vicinato che la metropoli è andata distruggendo. I vicini che si ritrovano “a veglia” a spettegolare e scambiarsi storie, offrendo una messe di informazioni quando ci sia un’indagine da fare. Riscoprite anche le sue predilezioni letterarie, da Eliot ai gialli svedesi a Kundera con L’insostenibile leggerezza dell’essere. Accantonate le ambizioni poetiche e di critico letterario, la traduzione lascia comunque all’ispettore un margine di guadagno extra e di esercizio intellettuale, che lo distingue dai colleghi della polizia di Shanghai. La passione della buona cucina e le descrizioni de piatti gourmet restano una caratteristica narrativa, offrendoci piacevoli pause.

Ma l’autore sembra essersi concesso una pausa più generale, interrogandosi sul suo lavoro narrativo svolto al di fuori della Cina: è dal 1989 che se n’è andato, e se non deve piegarsi alle regole della censura cinese, soffre però del distanziamento. E in questo decimo volume fa i conti non solo con l’ispettore Chen, e sul perché si è fatto poliziotto, ma con se stesso e la scelta di scrivere romanzi polizieschi. Non aspettatevi dunque una grande storia noir, stavolta, ma piuttosto un’autofiction, soprattutto nell’ultimo capitolo, dove ritrae un compagno di gioventù, Lu il Cinese d’oltremare, abile a sbrogliarsela già nei duri anni dell’invio in campagna della gioventù istruita, e grande buongustaio. Ci svela così, che pur avendolo perso di vista, ne ha fatto un personaggio della sua fiction, un protagonista della rinascita della bella vita di Shanghai, all’insegna dei banchetti. E ricorda con una punta di nostalgia i tempi in cui ci si scambiavamo i libri proibiti, leggendo in una sola notte un romanzo di Dickens o Conrad per poi farlo circolare in una rete di affezionati.

Insomma conosciamo meglio l’autore, Qiu Xiaolong, e l’esperienza che ha alle spalle, avendo evitato di misura l’andata in campagna (resta per lungo tempo “in attesa di assegnazione”) e la tragedia di Tienanmen (si trovava già con una borsa di studio a St. Louis e ci resta). Da lontano ha continuato ad osservare la sua Shanghai e a raccontarla, filtrata attraverso gli occhi di uno strano poliziotto.

(Silvia Calamandrei)

 

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