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Una importante testimonianza sulla Prima guerra mondiale: “Vite parallele” di Paolo Gubinelli

Paolo Gubinelli

Vite parallele. Il generale Graziani e Piero Calamandrei

Udine, Gaspari, 2020

 

Il primo processo di Piero Calamandrei, da lui stesso rievocato in un memorabile articolo del “Ponte” più volte riedito, è stato studiato più puntualmente da Paolo Gubinelli ricostruendo antecedenti e seguito, nel contesto di una ricerca di punizioni esemplari di cui il Generale Andrea Graziani fu uno dei protagonisti-non a caso designato come il “generale fucilatore” sulla stampa socialista.

Andrea Graziani è stato rievocato anche recentemente in un romanzo di Paolo Malaguti sulla Grande Guerra, Prima dell’alba, ricordando anche la sua misteriosa caduta dal treno nel 1931: una punizione esemplare rovesciata da parte di uno dei veterani di guerra scampati alle sue fucilazioni?

Calamandrei e Graziani si incrociano prima di Caporetto, quando le fucilazioni dei disertori si sarebbero moltiplicate. Siamo nel giugno del 1916, all’indomani dell’offensiva austriaca di primavera, e il generale Graziani alloggia all’Albergo Dolomiti, mentre Calamandrei, sottotenente, è accampato poco distante. Gli italiani passano alla controffensiva. Un gruppetto di soldati dispersi viene accusato di diserzione, e Calamandrei viene chiamato a difenderli di fronte ad un Tribunale straordinario di guerra.

È la sua prima esperienza di difensore, su “un ampio spazio erboso, in mezzo agli abeti”, sotto il Pasubio. Il generale Graziani ha dato istruzioni che ci sia almeno una fucilazione, per dare l’esempio, ed il picchetto dei carabinieri è già schierato. Nell’interrogatorio gli imputati “rispondevano trasognati, come se ignorassero di qual misfatto li accusavano”, aggravando la propria posizione.

Il giovane giurista, disperato, ha un’ispirazione. Si ricorda delle eccezioni di incompetenza, e solleva un’eccezione di procedura. Il tribunale straordinario si convoca solo in situazioni di urgenza, e in questo caso l’urgenza dell’esempio manca: il fatto è avvenuto da settimane. Chiede che gli imputati siano rinviati al tribunale militare di Corpo d’armata di Valdagno, al loro “giudice naturale”, azzardandosi anche a dire che il tribunale straordinario “è un organo di giustizia un po’ malsicuro”. Scoppia il finimondo, ma il giovane sottotenente trova l’insperato aiuto dell’accusatore, anche lui ufficiale di complemento, un avvocato di Padova.

E il processo è effettivamente rinviato a Valdagno, dove, come si evince anche dalle carte processuali ritrovate da Gubinelli, gli imputati vengono assolti. Graziani si infuria con l’avvocato difensore, “malato di mente” e si augura di portarlo con sé in giro fuori dei reticolati, per farlo rinsavire. Per fortuna di Calamandrei il suo reggimento viene trasferito e quella “giratina” gli viene risparmiata.

Il magistrato Gubinelli ricostruisce con passione la vicenda, documentando il verbale dell’udienza che si svolse a Valdagno, consentendosi riflessioni conclusive sui rapporti tra potere e giustizia e sull’indipendenza della magistratura ispirate all’operato di Piero Calamandrei.

Belle le immagini, fornite anche dal nostro Archivio e preziosa la prefazione di Alberto Monticone, che segnala che si tratta dell’unico caso di riconoscimento di incompetenza di un tribunale straordinario, verificatosi per di più in un momento cruciale di rigida imposizione da parte del Comando Supremo dei più radicali criteri punitivi nell’esercito combattente.

(Silvia Calamandrei)

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