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Un testo per riflettere con disincanto sull’Italia di sempre: “Paracarri” di Alessandro Calvi

LIBRI RICEVUTI

Alessandro Calvi

Paracarri

Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino. 2015

Grati di questo bel libro che ci è stato donato dall’autore, ben scritto e non banale su un’ Italia poco raccontata, con riferimenti- ispirazione in modelli di narratori come Carlo Levi, Danilo Dolci e Pasolini, ma anche Sciascia, Nuto Revelli e Flajano.

Scritti da un giornalista, alcuni pezzi erano già usciti (Il Riformista, Il Messaggero), ma sono stati ricomposti in un tutto organico per un ritratto di un’Italia meno conosciuta, ricca di sorprese, con un crescendo efficace che lascia sapore di amaro.

Molto sul Mezzogiono e il Mediterraneo ma anche un capitolo sulla Val d’Orcia, la Foce e Monticchiello, che ci consente di misurare l’autenticità della narrazione. Forse questo brano ed alcune citazioni di Piero Calamandrei (la difesa di Danilo Dolci, il rapporto tra popolo italiano e legge) hanno indirizzato il libro verso di noi, ma non poteva cadere più opportuno.

Particolarmente affascinante il racconto dei ritrovamenti archeologici in Sardegna, i giganti di Mont’e Prama, una delle tante scoperte clamorose rimaste poi lettera morta per mancanza di risorse o riseppellite da alluvioni come nel caso di Sibari. Tesori che non si riesce a gestire in un paese ricco di opere incompiute, come quelle repertoriate a Giarre tra cui spicca un enorme stadio di polo. Inquietante scoprire che abbiamo avuto nelle Murge, alla fine degli anni cinquanta, delle testate nucleari quasi operative, grazie a quel Fanfani che è ridiventato punto di riferimento dei  nostri nuovi politici (Per fortuna dopo la crisi di Cuba furono smantellate grazie alla trattativa USA-URSS).

Quante cose non si sanno o si dimenticano, del paese profondo: l’inconsulto monumento a Gibellina, i borghi rurali creati artificialmente dal fascismo. Ma anche quanti drammi e ingiustizie non sanate, come la tragedia dell’amianto di Casale Monferrato, vicenda parallela all’Acna di Cengio e all’Ilva di Taranto…

Di qui l’attualità della riflessione su Pasolini, in uno degli ultimi capitoli, “Contropasolini-Conformismo”. Un poeta e saggista tradito non solo nelle indagini sulle circostanze della sua morte all’Idroscalo, ma nella sua banalizzazione ed omologazione nelle chiacchiere sulle terrazze romane. La “Grande bellezza” che rimuove Pasolini, ridotto ad icona e santino delle “periferie pasoliniane”.

Una lettura stimolante da cui si apprendono e si ricordano tante cose….

(Silvia Calamandrei)

 

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