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Un libro ricevuto: “I cinesi sono differenti”, di Marco Croci

Marco Croci

I cinesi sono differenti

Milano, Brioschi, 2011 

 

Molti degli occidentali che soggiornano per un po’ di tempo in Cina, ed addirittura talvolta anche turisti occasionali, non si sottraggono alla tentazione di elaborare per iscritto il proprio impatto e la propria percezione del Paese di mezzo, tanta è l’intensità dell’esperienza. A volte pretendono di darci una loro chiave interpretativa, ma il più delle volte vogliono comunicarci un’esperienza. Ed in fondo l’incontro con la Cina richiede miriadi di incontri individuali, più o meno felici e più o meno sprovveduti. Non servono solo i sinologhi, ma anche queste visioni prettamente individuali, che accumulandosi nel tempo e stratificandosi, favoriscono una migliore comprensione reciproca.

Una lettura gradevole quella dei Cinesi sono differenti,  di Marco Croci, frutto di quattro anni di soggiorno in Cina accanto alla direttrice dell’istituto italiano di cultura di Pechino  Maria Weber, recentemente scomparsa. Senza la pretesa di dirci la sua verità,Croci ci racconta gli alti e bassi del suo rapporto con l’immenso paese e la sua civiltà millenaria, addentrandosi in osservazioni antropologiche godibilissime come quella sullo “strutturalismo gastronomico”: i cinesi che piluccano dai vari piatti di portata combinando sapori e assemblando vivande, mentre l’occidentale mangia una portata alla volta, in una tavolozza monocromatica, approfondendo nella ripetizione l’esperienza del cibo: il cinese insomma ha la libertà di potersi inventare la composizione e il sapore di ogni singolo boccone a ogni pasto. E di qui l’osservazione che la cultura cinese è più interessata alla relazione che alla sostanza, il che si può constatare anche nella struttura della lingua.

Momenti magici di contatto con l’altro come lo spettacolo delle danze spontanee nella città vecchia di Zhong Dian, o la visione della grande prateria tibetana, che consente l'”esperienza del vuoto”. Ma anche tante osservazioni sul quotidiano del traffico, della trasformazione urbana, della dura vita dei migranti.

Talvolta Croci si lancia in sintesi filosofiche, ma le parti più fresche sono le narrazioni di esperienze di spaesamento e di sforzo per approssimarsi alla comprensione dell’altro, come i capitoli che aiutano un occidentale sprovveduto a familiarizzarsi con l’assenza di prospettiva della pittura cinese.

 (Silvia Calamandrei)

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