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Un intellettuale a tutto campo: Roberto Battaglia

Arte Resistenza Storia, Un ritratto di Roberto Battaglia

a cura di Rossana De Longis e Massimiliano Ghilardi

Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani e Biblioteca di storia moderna e contemporanea, 2015

 

Frutto della collaborazione tra due importanti istituzioni culturali, questo variegato ritratto di Roberto Battaglia è il risultato di una celebrazione non formale del suo centenario: un incontro di studio del 2013 che ha riunito storici dell’arte, storici e studiosi della politica e della cultura ad esplorare i tanti percorsi pionieristici di questa singolare figura di intellettuale, combattente partigiano, studioso e divulgatore. A corredo del volume una utile bibliografia di Gisella Bochicchio ed una preziosa documentazione fotografica messa a disposizione dalla famiglia e dall’Istituto di studi romani.

Battaglia si forma come storico dell’arte e si afferma con i suoi studi sul Bernini: il suo lavoro sulla Cattedra di San Pietro, pubblicato nel 1943, continua ad essere una citazione obbligata. Nell’Istituto di studi romani viene incaricato di preparare le celebrazioni del Ventennale del 1942, con una ricognizione sui monumenti  di cui resta testimonianza nelle preziose schede tuttora custodite negli armadi dell’Istituto, che meriterebbero studio e pubblicazione.

Richiamato all’impegno dall’eco dei combattimenti a Porta San Paolo che gli giunge dalla finestra dello studio sull’Aventino, abbandona i lavori in corso e si trasferisce in Umbria a combattere da partigiano. Paracadutato poi in Lunigiana, avrà il comando di una divisione, in stretto collegamento con gli Alleati. L’esperienza è raccontata nel diario Un uomo, un partigiano, riscoperto negli anni più recenti con la riedizione del Mulino.

Nel dopoguerra, dopo la fine del Partito d’Azione di cui era esponente, aderisce al Partito comunista e diventa il primo storico della resistenza, su incarico della casa editrice Einaudi. Alla storia dell’arte continua a dedicarsi come divulgatore, negli articoli su “Vie Nuove”, in uno sforzo di rendere le opere d’arte patrimonio delle larghe masse. Gli torna utile l’attenzione che fin dagli studi giovanili aveva dedicato alle tecniche, al lavoro artigiano, scomponendo i tanti elementi costituitivi della progettazione berniniana della cattedra di san Pietro.

Oltre all’insegnamento, è al lavoro di storico che si dedica, inaugurando lo studio della politica coloniale e delle guerre d’Africa con il ponderoso volume La prima guerra d’Africa (1958).

Un precursore ed un outsider rispetto agli ambienti accademici, scomparso precocemente a soli cinquant’anni, ma riscoperto meritatamente.

I saggi raccolti sono di Gabriele Ranzato, Nicola Labanca, Albertina Vittoria, Bruno Toscano e Massimiliano Ghilardi. Sono stati presentati a Roma il 29 febbraio da Andreina De Clementi, sotto la presidenza di Simonetta Buttò e Paolo Sommella, con interventi di Maddalena Carli, Federico Cresti, Alexander Hobel e Alessandro Zuccari.

E’ stata l’occasione per un ulteriore approfondimento dei diversi aspetti, dalla storiografia della resistenza alla storia dell’arte alla storia coloniale, evidenziando i filoni che meritano studio.

(Silvia Calamandrei)

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