Per una storia della rivoluzione agraria cinese: “Land Wars” di Brian DeMare
Brian DeMare
Land Wars
Stanford University Press, 2019
Per una storia della rivoluzione agraria cinese
Si approssima il settantesimo anniversario della Repubblica popolare cinese e sicuramente nelle celebrazioni un pilastro fondamentale della legittimità del potere del PCC verrà individuato nella riforma agraria, preconizzata da Mao già nel 1927 come elemento portante e caratterizzante della rivoluzione cinese.
Come ben ci spiega lo storico Brian DeMare il Rapporto di inchiesta sul movimento contadino nell’Hunan, scritto da Mao di ritorno nella sua provincia di origine e volto a spostare il centro di gravitazione rivoluzionario dalle città alle campagne (dopo le sconfitte cittadine subite dai comunisti e dal Komintern), costituisce un testo fondamentale e dalle conseguenze di lungo periodo, sia per la classificazione dei contadini, che per i metodi di lotta che vengono teorizzati, ispirandosi alle rivolte degli anni Venti. L’individuazione dei capri espiatori da portare in parata, con cartelli appesi al collo e alti cappelli di carta a punta, parte dalle esperienze dei contadini dell’Hunan e si ritrova non solo durante la riforma agraria attuata in più tappe a partire dagli anni Quaranta e culminata nei primi anni Cinquanta, ma fino alle sedute di lotta e ai processi di massa della Rivoluzione culturale contro intellettuali, autorità accademiche e quadri di partito.
Insomma un modus operandi che caratterizza la rivoluzione maoista, fatta di mobilitazione di massa, di individuazione di bersagli da colpire, di classificazione e attribuzione di etichette dividendo il popolo in categorie amiche e nemiche; un modus operandi che lo storico ci illustra servendosi non solo di ricerche di archivio e di opere della storiografia cinese pro e contro la rivoluzione agraria, ma anche di opere letterarie, di propaganda a favore e contro quel terremoto sociale.
Già perché ci sono anche scrittori mobilitati per la causa, come Ding Ling e Zhou Libo, che non solo partecipano alle squadre di attivisti inviate nelle campagne ma scrivono opere romanzesche che ispireranno altri a partecipare, fornendo modelli di azione ai tanti intellettuali, professori e studenti, spediti a fare la riforma agraria ma anche a rimodellare sè stessi. Ed anche la scrittrice Eileen Chan (Zhang Ailing), fuggita ad Hong Kong dopo una breve esperienza coi comunisti, scriverà il suo contro romanzo di propaganda, incoraggiata dalla CIA, Amore nella terra rossa, fornendo un quadro assai meno idilliaco della lotta contro i proprietari terrieri.
L’epopea nota a livello internazionale è quella scritta da William Hinton con il suo Fanshen (pubblicato solo nel 1966 dopo aver recuperati gli appunti sequestrati nell’epoca maccartista), divenuto un bestseller all’epoca della Rivoluzione culturale.
Brian DeMare ripercorre le tappe che scandivano la rivoluzione agraria, dalla creazione delle Squadre di lavoro spedite nei villaggi, all’organizzazione dei contadini locali perché prendano coscienza ed esprimano tutta l’amarezza dello sfruttamento subito dai proprietari fondiari, alla divisione e classificazione in contadini e proprietari fondiari degli abitanti del villaggio, alla messa in scena delle sedute di lotta con individuazione dei capri espiatori, alla redistribuzione dei beni e delle terre con insediamento di una nuova leadership locale.
Come già messo in rilievo da opere storiografiche come quella di Dikötter, e da recenti ricerche cinesi, sia pur censurate e bandite, lo schema semplicistico di contrapposizione e classificazione delle classi nelle campagne, applicato uniformemente in una Cina assai diversificata, porta ad esasperare i contrasti e a colpire spesso gli strati intermedi contadini, omologati ai grandi proprietari, e a lasciare tracce indelebili nelle etichette imposte e trasmesse attraverso le generazioni.
(Silvia Calamandrei)