Skip to content Skip to left sidebar Skip to footer

Il libro della settimana…dal 18 al 23 aprile 2011: “Come si esce dalla società dei consumi” di Serge Latouche

Serge Latouche

Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita

Torino, Bollati Boringhieri, 2011

Dopo il  più ponderoso e teorico L’invenzione dell’economia (2010), Serge Latouche torna in libreria, sempre per Bollati Boringhieri, con un nuovo pamphlet, Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita. Vengono riproposti i temi cari a Latouche, dall’insostenibilità ecologica dello sviluppo, alla «tossicità» della nozione stessa di sviluppo, alla necessità di «decostruire» l’immaginario sviluppista per inaugurare percorsi di «decrescita serena», arricchiti questa volta dal tentativo di individuare in alcune esperienze, in diverse parti del mondo, che possono essere considerati, a giudizio dell’autore, come dei «barlumi» di percorsi che sfuggono alla logica dello sviluppo e sembrano avviati, sia pur embrionalmente, sulla strada della decrescita. Ampio spazio viene dedicato all’esperienza e alle pratiche zapatiste del Chiapas, in cui Latouche vede un sovvertimento della logica produttivista ed economicista a favore di una partecipazione dell’individuo ad un «progresso» fondato sulla relazione piuttosto che sullo scambio, piuttosto sul «ben vivere» che su un supposto «benessere». Altrettanto importante appare a Latouche, anche se con notevoli riserve teoriche, la teoria dello spirito della felicità e della pratica del dono elaborata da gruppi, soprattutto italiani, di orientamento cattolico. E di notevole interesse sembrano essere per Latouche le potenzialità mediterranee nell’ottica di un sovvertimento della logica dello sviluppo umano, in particolare in un quadro di potenziale cooperazione tra le due sponde (tema che oggi diventa di un’attualità scottante). Anche se, insiste l’autore, la prospettiva mediterranea non può a sua volta non misurarsi con la necessità di sovvertire dalle basi la logica dello sviluppo e dell’aiuto allo sviluppo fino ad oggi prevalente, così come con i guasti che quella logica ha provocato tanto nel nord quanto nel sud del Mediterraneo. Due elementi poi arricchiscono il nuovo sforzo di Latouche: l’analisi dell’opportunità che la crisi economica mondiale offre per un ripensamento delle logiche di sviluppo e il ruolo che l’educazione e la scuola potrebbero e dovrebbero svolgere nel processo di «decostruzione» dell’immaginario sviluppista. Sulla prima questione, Latouche, pur osservando che nulla di peggio può esistere per l’individuo che una decrescita forzata, ritiene che la crisi possa aiutare a far emergere una consapevolezza della disumanità e della tossicità dello sviluppo e contribuire ad esperienze creative di decrescita consapevole e liberamente perseguita. Riguardo all’educazione, Latouche ha una visione decisamente sconsolata dell’istituzione scolastica così com’è oggi, ma, sulla scorta di alcuni suoi autori di riferimento come Ivan Illich e Cornelius Castoriadis, vede nell’impegno degli insegnanti più consapevoli, come pure nelle esperienze di educazione «informale» la strada maestra per la rottura del circolo vizioso del pensiero produttivista.

Una nuova provocazione stimolante di Serge Latouche, senz’altro da leggere.

(Fabrizio Grillenzoni)

« Torna indietro