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Il giovane magistrato Paolo Borgna parla da storico dell’età contemporanea: “Vita di Giorgio Agosti”

Paolo Borgna

Il coraggio dei giorni grigi, Vita di Giorgio Agosti

 

 

Roma-Bari, Laterza,  2014

 

 

Un libro appassionante da leggere per rivisitare la nostra storia recente alla luce del percorso di un outsider, di cui la Repubblica non ha saputo avvalersi.

Dopo i saggi brevi sulla sua esperienza di magistrato, dedicati ai rapporti tra avvocatura e magistratura e al tema dell’immigrazione, Paolo Borgna torna al mestiere di storico, ispirato dal maestro Sandro Galante Garrone, al quale aveva dedicato una splendida biografia in Un paese migliore (Laterza 2006).

Stavolta è in compagnia di un altro azionista torinese, Giorgio Agosti, che Borgna ci accompagna nella storia dell’Italia del dopoguerra, interrogandosi sulle ragioni dell’isolamento in cui figure di spicco della resistenza azionista vennero a trovarsi nell’Italia della ricostruzione e della guerra fredda, bloccata nella contrapposizione tra i due grandi partiti di massa, PCI e DC.

L’apertura del libro è emozionante: il 28 aprile 1945, all’indomani dell’insurrezione, Giorgio Agosti, commissario politico di Giustizia e libertà in Piemonte, diventa questore di Torino ed è a lui, magistrato e comandante partigiano che viene affidata la gestione del ritorno alla legalità, la riorganizzazione della polizia, il mantenimento dell’ordine pubblico. E’ forse questa l’esperienza più densa della sua vita: cercare di dare attuazione agli ideali per i quali si è battuto in montagna, assieme a quel nucleo di compagni ed amici con i quali ha condiviso lunghi anni di preparazione per la battaglia finale contro il fascismo.

A giusto titolo Borgna rimanda ad altre testimonianze e ricostruzioni storiche per gli antefatti ed il periodo della resistenza: ovviamente alla corrispondenza tra Agosti e Livio Bianco, Un’amicizia partigiana, curata da Giovanni De Luna, fondamentale per dar conto dell’humus culturale degli azionisti torinesi. Preferisce concentrarsi sui “giorni grigi”, a partire dalle dimissioni da questore che Agosti trasmette al ministro Scelba agli inizi del 1948.

Le qualità di uomo d’azione di Agosti, le sue capacità organizzative e manageriali, da allora in poi rimangono in un limbo. Certo aiuta Calamandrei a trovare finanziamenti per “il Ponte”, certo getta le basi delle istituzioni torinesi che conservano e trasmettono la memoria della resistenza (e non a caso l’Istituto piemontese della Resistenza prende nome da lui), certo segue con accanimento i fatti politici dell’Italia repubblicana ed aderisce a battaglie come quella contro la “legge truffa”, certo mette le sue doti manageriali al servizio della SIP, l’azienda elettrica piemontese. Certo organizza assieme a Galante Garrone, Bobbio ed Antonicelli  la pubblicazione delle opere di Piero Calamandrei, precocemente scomparso.

Ma perché, si chiede Borgna, questa “risorsa della Repubblica” venne dissipata?

E’ a questa domanda che tenta di dare una risposta, interrogandosi sui rapporti degli azionisti con i due grandi partiti di massa e sulla esperienza del primo centro sinistra, quello della nazionalizzazione dell’energia elettrica, in cui i preziosi consigli di Agosti a Riccardo Lombardi non si tradussero in alcun incarico gestionale.

E’ sul rapporto degli azionisti coi comunisti e con la sinistra cattolica che Borgna si interroga in particolare, chiedendosi se un maggiore distanziamento dai primi ed un dialogo più intenso coi secondi non avrebbe potuto dare i suoi frutti. La strenua difesa della laicità risulterebbe un handicap per quanto riguarda il dialogo coi cattolici, peraltro perseguito da Togliatti e dai suoi successori fino al compromesso storico. Ma in un paese segnato dalla presenza vaticana va forse dato atto agli azionisti di aver mantenuto alta la fiaccola della laicità, sia pur condannandosi alla marginalità. E quanto ai comunisti, pur nella ferma condanna dello stalinismo, gli azionisti, da democratici coerenti, non hanno mai voluto sottoscrivere la conventio ad excludendum in nome dell’atlantismo.  La coerenza democratica non assicura vita facile.

La difficile sorte degli azionisti porta se mai ad interrogarsi sulla fragilità della democrazia italiana.

(Silvia Calamandrei)

 

In quest’epoca di istrionismi, non sempre accompagnati da competenze pari all’abilità nel mostrarsi, e in cui il gioco politico appare pericolosamente scivolare verso una dialettica massa-leader tipica dei momenti storici di crisi della partecipazione attiva di tutti alla vita della comunità, s’impone una riflessione serena su cosa davvero dovremmo aspettarci dal “pubblico”,  cioè dai “politici”, funzionari, o anche semplici impiegati. Ci auguriamo che questo libro abbia una diffusione più ampia di quella che di solito hanno i testi che non stimolano le facili passioni, ma l’intelligenza….

(Duccio Pasqui)

 

 

 

 

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