Una poco conosciuta “radice” dell’Europa: il misticismo cristiano nel romanzo di D’Arragon “Il bimbo e la quercia”
Bert d’Arragon
Il bimbo e la quercia
Acireale,Tipheret, 2014
Il protagonista del romanzo, Berengario, è un giovanissimo amanuense al seguito di uno dei grandi teologi medievali, incaricato di trascrivere le prediche di Mastro Eckhart, fino a seguirlo nelle sedute del processo per eresia a cui viene sottoposto alla corte papale di Avignone. La vicenda del pensatore benedettino, in lotta per una interpretazione aperta del rapporto uomo-Dio e critica delle sistemazioni tomistiche, viene raccontata dal giovane laico Berengario in lettere amorose alla principessa ucraina Vassilissa. Un punto di vista sfalsato ma illuminante.
I protagonisti, alcuni personaggi storici reali, altri d’invenzione, si muovono nell’Europa centrale, tra Strasburgo, Colonia ed Avignone, in un territorio punteggiato da cattedrali e conventi e percorso da dispute teologiche attraverso le quali si snoda lo sviluppo del pensiero dell’epoca.
Bert d’Arragon ci conduce per mano a rivisitare un’epoca lontana, la prima metà del XIV secolo, inaugurando una trilogia che avrà come prossima tappa Costantinopoli, dove Berengario fugge dopo la condanna del suo Maestro, spiazzando lo scenario verso oriente.
Un’opera ambiziosa a cui Bert d’Arragon, tedesco di Toscana, approda dopo La Libellula ed Ichnusa, romanzi della contemporaneità. Stavolta è andato alle fonti dei suoi studi di medievalista, ma anche alle origini del suo immaginario paesaggistico, tornando, dopo le colline toscane e la brulla Sardegna, ai dolci scenari dell’Europa centrale, con i suoi fiumi e le sue foreste.
Non aspettatevi un romanzo di avventure, piuttosto un’avventura dello spirito, alle prese con il tema della spiritualità e del rapporto con il divino, molto caro alla ricerca di Bert.
(SIlvia Calamandrei)