Il caso Moro: quale verità? “Il puzzle Moro” di Giovanni Fasanella
Giovanni Fasanella
Il puzzle Moro
Milano, Chiarelettere, 2018
Tra programmi televisivi con interviste a protagonisti, pentiti, testimoni, ricostruzioni giornalistiche e nuove uscite librarie, il quarantesimo anniversario del rapimento ed assassinio di Moro sembra oscurare il cinquantesimo del 68 proiettando una lunga ombra all’indietro che fa emergere solo strategia della tensione, terrorismo e violenze. Questo approccio rischia di cancellare nella memoria collettiva quanto di nuovo sbocciò negli anni Settanta grazie alla semina del movimento studentesco e alle lotte operaie: nuove forme di partecipazione democratica di base nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri, riforme promesse dalla Costituzione e mai attuate, dalle Regioni alla tutela della salute al diritto di famiglia ed un rinnovamento del costume (divorzio ed aborto) nonché del sistema educativo (università di massa e 150 ore).
Anche il nuovo contributo di Giovanni Fasanella, che indaga sulla vicenda fin dagli anni Settanta (all’epoca come cronista dell'”Unità”), ed ha già pubblicato altre ricostruzioni, a doppia firma con il brigatista Franceschini o il giudice Rosario Priore, risponde ad una logica di sistematizzazione che forse facilita l'”elaborazione del lutto”, ma evita di fare i conti con una realtà molto più ingarbugliata. Sono decenni che ci si approssima ad una verità confrontando spezzoni di informazione ed attingendo a nuovi documenti, ma soprattutto cercando di dipanare il groviglio delle tante falsificazioni e depistaggi, non ultimi quelli dei brigatisti più o meno pentiti., ai quali è stato offerta ancora una volta la scena nelle recenti ricostruzioni mediatiche.
L’interesse del lavoro di Fasanella sta anzitutto nella ricostruzione del contesto storico politico e dell’operato di Moro, non solo come protagonista dell’apertura a sinistra prima verso i socialisti e poi verso Berlinguer, ma come tessitore fin dalla fine degli anni Cinquanta di una politica medio-orientale e mediterranea che urta soprattutto gli interessi inglesi, ma anche quelli francesi (Libia, Egitto, Malta, Palestina) e non può essere vista di buon occhio ovviamente dal Mossad. Al contempo l’eurocomunismo di Berlinguer crea preoccupazioni negli americani e suscita diffidenza nei sovietici. Esiste una convergenza di ostilità internazionale che si innesta su una presenza significativa di trame occulte nella penisola, le cui origini si collocano già nell’immediato dopoguerra (Fasanella risale addirittura alla strage di Porzüs per i contrasti tra partigiani rossi fedeli a Tito e partigiani bianchi che si preparano ad una funzione anticomunista). A Gladio e allo Stay behind messi in piedi dalla NATO fa da contrappunto la rete gestita da Secchia, con gli ex partigiani che custodiscono le armi per difesa da colpi di mano ma anche per ipotesi insurrezionali: residui di questa rete forniranno punti di appoggio alla nascita delle Brigate rosse nell’area emiliana: le BR di Franceschini e di Curcio, quelle della prima fase.
Oltre a nuovi retroscena che emergono dagli archivi inglesi di Kew Gardens, Fasanella si basa sulle conclusioni a cui è approdata la Commissione di indagine presieduta da Fioroni alla fine del 2017, che affermano tra l’altro:
“Alla luce delle indagini compiute, il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro non appaiono affatto come una pagina puramente interna dell’eversione di sinistra, ma acquisiscono una rilevante dimensione internazionale”. E ancora: “Al di là dell’accertamento materiale dei nomi e dei ruoli dei brigatisti impegnati nell’azione di fuoco di via Fani e poi nel sequestro e nell’omicidio di Moro, emerge infatti un più vasto tessuto di forze che, a seconda dei casi, operarono per una conclusione felice o tragica del sequestro, talora interagendo direttamente con i brigatisti, più spesso condizionando la dinamica degli eventi, anche grazie alla presenza di molteplici aree grigie, permeabili alle influenze più diverse”.
In effetti, come denunciato anche di recente da Giovanni Moro, appare sempre più evidente che non si è voluto ritrovare Moro e che le versioni sulla localizzazione della sua prigione e del luogo in cui è avvenuta l’esecuzione del dirigente DC sono depistaggi e falsificazioni: in primis quelle fatte circolare dal duo Morucci e Faranda con la copertura di Cossiga e da Mario Moretti avallato da Rossanda.
Fasanella predilige la versione Franceschini, che insinua sospetti sulla seconda fase delle BR e sull’influenza di personaggi come Corrado Simioni dell’Hyperion (la scuola di Parigi) e lo stesso Moretti; inoltre Fasanella dà molto rilievo allo sforzo di Potere operaio e dell’Autonomia di prendere il controllo delle BR manovrando la colonna romana, con i propri ex Morucci e Faranda attivi nel sequestro Moro. Infine utile la ricostruzione dei tentativi di trattativa messi in opera da Craxi attraverso Signorile, in contatto con Piperno e Pace, per evitare l’ esito fatale: non sono certo le preoccupazioni umanitarie a muovere i dirigenti operaisti, ma piuttosto il vantaggio destabilizzante del ritorno di Moro vivo. Nelle interviste televisive di Pace e Piperno si è colto di nuovo il vanto della propria superiorità tattica nella flessibilità rispetto alla rigidità marxista leninista che pur aveva conseguito la “geometrica potenza” del sequestro.
La nuova ricostruzione pretende di aver risolto il puzzle ricomponendo tutti i pezzi: in verità non è così in quanto ci offre tanti nuovi interrogativi. È uno snodo della nostra vicenda nazionale sul quale troppi depistaggi si sono costruiti, a partire dall’atteggiamento del fronte della fermezza rispetto ai messaggi che Moro disperatamente inviava dal carcere.
L’approccio giornalistico di Fasanella può utilmente essere integrato dalla rilettura dell’opera di Gotor Il memoriale della repubblica (Einaudi 2011), che intrecciava l’analisi degli scritti di Moro dalla prigionia all’analisi dell’anatomia del potere in Italia. Fasanella vi fa spesso riferimento e occorre dire che resta tra le opere storico archivistiche più utili a decifrare il mistero del caso Moro.
(Silvia Calamandrei)