“Cantieri aperti” 2017: un commento
Silvia Calamandrei
Giellismo e azionismo, Cantieri aperti maggio 2017 , 13° edizione dedicata a Claudio Pavone
Una rassegna e alcuni spunti di riflessione e ricerca
Dopo l’intensa giornata romana del 6 aprile alla Biblioteca del Senato, dedicata ai progetti di Stato e di società tra antifascismo e Resistenza, alle soglie della Costituente1, a Torino i Cantieri (13° edizione) si sono aperti il 4 maggio nella sede del Consiglio regionale del Piemonte con una densa e appassionata relazione di Linda Giuva su Claudio Pavone rievocato come “archivista militante”.
In effetti subito dopo la Liberazione Pavone lavora all’Archivio di Stato a Sant’Ivo alla Sapienza e può essere considerato uno dei padri fondatori dell’archivio centrale, che lascerà nel 1975. Agli archivi autoreferenziali e grigi ereditati dal passato Pavone apporta la sua impronta aprendoli in riferimento agli utenti, rivoluzionandone i criteri ed inserendo parametri nuovi mutuati dalla storiografia francese. Contro il formalismo e il privilegio Pavone promuove l’accessibilità e avvia nei primi anni sessanta la Guida generale agli Archivi di Stato, opera monumentale e vera e propria impresa politica. Promuove inoltre la terziarietà della amministrazione archivistica, anche rispetto agli storici, e si batte per il trasferimento delle competenze dal Ministero degli interni a quello dei beni culturali.
L’approccio di Pavone , di democratizzazione degli archivi, si rintraccia in tanti dei suoi saggi e nel contributo al processo legislativo (ad esempio è sua la stesura della legge del 1963 sugli archivi di stato). Grazie a lui entra una terza dimensione, sociale e storica, nel rapporto tra istituzioni ed archivi e viene sfatato il mito del rispecchiamento delle istituzioni negli archivi. Come ben evidenziato da Stefano Vitali nel saggio La moralità delle istituzioni: profilo di un archivista Pavone fa emergere gli archivi come oggetto di studio storico a sé stante, non solo contenitori di informazioni, ma organizzatori dell’informazione e dotati di vita propria.
Il direttore dell’ISRT Simone Neri Serneri, in Memoria della Resistenza e patriottismo costituzionale si è soffermato sul nesso Resistenza-Costituzione e sul concetto di patria sviluppato da Calamandrei nel 1944, andando ben oltre la dimensione della Piccola patria Toscana. Sono gli echi della resistenza che gli giungono nel ritiro di Colcello, l’esperienza partigiana del figlio Franco, la narrazione della battaglia di Firenze cui partecipano tanti dei suoi allievi. Il riferimento è il “popolo dei morti”, non in senso martiriologico cristiano, ma come comunità solidale, scaturita dalla dimensione di guerra “di popolo”; la resistenza vista più nei suoi aspetti civili che militari, come sistema di valori che si afferma e consente di riconoscersi nelle nuove istituzioni; non patriottismo espiativo né mito delle origini, ma fondamento di un patto di cittadinanza, premessa del futuro. Quella di Calamandrei è visione critica dei limiti della Costituzione ed al tempo stesso visione dinamica, proiettata verso il futuro, sottolineandone gli aspetti programmatici (carattere presbite).
Nella mattinata è stata anche inaugurata nel cortile di Palazzo Lascaris la bella mostra dedicata alla famiglia Trentin nell’esilio in Francia, curata ed allestita dall’Iveser, dal Centro documentazione e ricerca Trentin e dall’Associazione rEsistenze, e presentata da Giovanni Sbordone.
Tra le tante significative ricerche in corso va segnalato l’avvio di una panoramica sui magistrati azionisti nella guerra di Liberazione da parte di Giovanni Focardi, ed una messa a punto della biografia di Guido Dorso.
Significativo soprattutto l’annuncio di una prossima sessione di Cantieri del meridione, al fine di presentare i lavori in corso su un patrimonio di carte finalmente oggetto di ricognizione.
Qualche anno fa, con il convegno Mappatura di un arcipelago a Montepulciano, avevamo lanciato l’idea di un portale di coordinamento degli archivi degli azionisti e dell’azionismo, constatando da una ricognizione
effettuata da Francesca Cenni quanto ci fosse da scavare ancora in un patrimonio di esperienze disperse a seguito della “diaspora” e dell’estinzione precoce del Partito d’Azione.
Curiosamente, ora che la crisi ha investito tanti dei Partiti della Prima repubblica, ed anche i loro eredi nella Seconda , si infittiscono le ricerche su quel Partito d’Azione che fu agli albori della repubblica e rimase schiacciato tra i grandi partiti di massa.
Nella sessione Archivi del convegno , il 5 maggio, sono state ad esempio presentate le ricostruzioni delle carte del PdA di Modena e di Firenze (Laura C. Niero e Francesco Mascagni) e due significativi archivi di persona, quello di Paolo Barile (Marta Bonsanti) e quello di Tristano Codignola (Tiziana Borgogni).
L’archivio Barile depositato all’ISRT risale solo agli anni sessanta, mentre dispersi in occasione dell’alluvione di Firenze sono andati i materiali dello studio di avvocato precedenti al 1966 . Significative le sue carte politiche, connesse anche al suo impegno ministeriale nel governo Ciampi. L’archivio Codignola va incrociato con quello della Nuova Italia che tanta parte ha avuto nella sua attività, nonché con le carte delle sue attività nel settore scolastico e a livello parlamentare.
Di fronte a queste descrizioni sia pur sommarie della documentazione a disposizione emerge l’urgenza di una ricostruzione biografica di figure che tanto hanno contato nella storia dell’Italia repubblicana. Mentre l’azionismo torinese è riuscito a offrire ritratti a tutto tondo dei suoi protagonisti, da Agosti ai Galante Garrone, manca ancora un ritratto compiuto di personaggi cui si devono riforme fondamentali come quella della scuola media unica ed una attività editoriale cruciale sul fronte culturale e scolastico per la sua connotazione laica (Codignola) ed un contributo sul fronte del diritto costituzionale , della laicità e dei diritti civili di grande rilievo (Barile). Il lascito dell’azionismo fiorentino si è andato un po’ offuscando nella memoria, anche per le molteplici attività di taluni dei suoi protagonisti, che richiedono ritratti sfaccettati.
Nuovi stimoli dunque da questa edizione, soprattutto al migliore coordinamento degli archivi dell’Italia centrale e meridionale e ad uno scavo ulteriore nella galassia dell’azionismo per ricostruirne il contributo alla storia dell’Italia repubblicana. La recente acquisizione all’Archivio di Stato di Firenze dell’archivio Rosselli, che verrà presentata a giugno, offre ulteriore incentivo a fare della Toscana un polo di riferimento degli studi della galassia di Giustizia e Libertà.