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20 dicembre 2013: presentazione a Vicenza di un importante studio su Borgese della “nostra” ricercatrice Silvia Bertolotti

Venerdì 20 dicembre, a Vicenza, palazzo Trissino, sono stati presentati due libri: La rosa dell’esilio. Giuseppe Antonio Borgese. Dal mito europeo all’utopia americana 1931-1949″ di Silvia Bertolotti (edito dalla Fondazione Museo storico del Trentino, ottobre 2013), e Una costituzione per il mondo” di Giuseppe Antonio Borgese, con la premessa di Thomas Mann, la presentazione di Piero Calamandrei e la postfazione di Silvia Bertolotti (Edizioni di Storia e Letteratura, giugno 2013). Alla presentazione è intervenuta anche la nostra Presidente Silvia Calamandrei. (http://www.comune.vicenza.it/albo/notizie.php/95263)

Due opere edite premiano la tenacia della studiosa Silvia Bertolotti, che sin dal dottorato si è dedicata a ricostruire aspetti meno noti della figura di Giuseppe Antonio Borgese, soprattutto nell’esilio americano, ed ha saputo coniugarlo con l’interesse sviluppato per Piero Calamandrei, combattente nella Grande Guerra nei suoi luoghi natali, e successivamente letterato, giurista, uomo politico.

Ho conosciuto Silvia e Carlo Fantelli grazie alla loro conoscenza appassionata dei luoghi teatro della Grande Guerra sul Pasubio e attorno a Schio, fotografati da Piero Calamandrei durante la sua permanenza in “zona di guerra”. Ho affidato loro le foto scattate da Piero rimaste nell’archivio familiare, che si andavano ad aggiungere a quelle già depositate all’Archivio del Museo di Trento, dove si conservano gran parte dei documenti relativi all’esperienza di Calamandrei capitano e poi membro attivo del Servizio P,  il servizio di propaganda creato dopo Caporetto per recuperare e rianimare i combattenti nella prospettiva della vittoria finale. Silvia e Carlo hanno fatto un prezioso lavoro di comparazione nei luoghi, accompagnando lo scatto di Piero con scatti dello stato odierno, un lavoro presentato in un video ed in una relazione ai Cantieri dell’azionismo e di GL di Torino qualche anno fa. E Silvia ha poi scavato nell’archivio di Montepulciano, dove si conserva la corrispondenza di Piero di quegli anni, per contestualizzare le foto ed accompagnarle con le riflessioni scritte, pubblicando con il Centro Calamandrei di Jesi un volumetto su Calamandrei fotografo nella Grande Guerra.

Questo lavoro è proseguito grazie alla borsa di studio presso il Museo di Trento, sul tema del federalismo e Silvia sta preparando per l’anno nuovo un volume di fotografie della Grande Guerra che ben si colloca nel quadro delle riflessioni in occasione delle celebrazioni del centenario.

La sua ricerca si è espansa anche ad altri momenti significativi delle riflessioni di Calamandrei in relazione alla tematica della guerra: in particolare la conferenza tenuta a Londra nei primi anni Cinquanta presso l’Istituto di cultura allora diretto da Guido Calogero, sulle opere d’arte danneggiate nel corso della seconda guerra mondiale, un testo finora inedito di bruciante attualità, per la classificazione delle opere d’arte tra i beni comuni che appartengono all’umanità intera , la cui distruzione non è tanto un danno materiale economicamente quantificabile, ma  un danno allo spirito, alla memoria. Questa conferenza e la bella introduzione di Silvia sono state pubblicate nel  sulla rivista “Il Ponte” nell’ottobre 2012 e tradotte in francese sulla rivista “Conférence”, con una presentazione a Parigi di Corrado Augias, nel gennaio  2013.

Il 2013 vede realizzarsi un progetto da tempo coltivato da Silvia, la riedizione del volumetto su la Costituzione mondiale redatta da Borgese con le prefazioni di Thomas Mann e Piero Calamandrei , una utopia mondialista che ci riporta alle speranze coltivate all’indomani della Seconda guerra mondiale dopo gli orrori e le distruzioni a cui l’umanità aveva assistito.  Il carteggio tra Calamandrei e Borgese in vista di questa pubblicazione da parte di Mondadori venne presentato da Silvia Bertolotti già al Convegno  Un caleidoscopio di carte tenutosi a Montepulciano nel 2009. L’incontro tra questi intellettuali, due, Borgese e Mann, esuli negli Stati Uniti sfuggendo al fascismo e al nazismo ed uno, Calamandrei lungamente esule in una patria in cui non riusciva più a riconoscersi, si realizza nel segno del federalismo e della pace, prima che il mondo si irrigidisca nel gelo della Guerra fredda.

Per Borgese il disegno di Costituzione è l’approdo del suo impegno militante per la democrazia, maturato nel corso del soggiorno americano, ottimamente ricostruito dal libro pubblicato dal Museo storico del Trentino, La rosa dell’esilio – Giuseppe Antonio Borgese dal mito europeo all’utopia americana.

Dal Borgese germanista dei primi del Novecento al Borgese esule negli Stati Uniti negli anni Trenta: Silvia Bertolotti  ricostruisce il complesso e tortuoso itinerario di un’intellettuale cosmopolita che si traduce nell’impegno “mondialista” all’indomani della seconda guerra mondiale. Un personaggio dai molteplici interessi, curiosità e talenti che sa trasformare l’esilio in occasione di arricchimento culturale ed umano: questo il ritratto che emerge dalla ricerca di Silvia, tenacemente condotta su fonti archivistiche per arricchire i tanti studi tesi a rivalutare una figura di scrittore, critico letterario e pensatore rimasta troppo nell’ombra.

L’attenzione giovanile alla cultura germanica ed i sodalizi stretti con intellettuali austriaci e tedeschi e poi l’immersione nella “modernità” americana, assieme agli altri esuli antifascisti italiani, da Salvemini e Max Ascoli a Toscanini, contribuiscono ad una forma mentis aperta che lo rende difficilmente classificabile e riassorbibile nella cultura accademica italiana. Tra i suoi cultori Piovene, che ne fu allievo, e Sciascia, un altro grande siciliano, che si sforzarono di riscattarlo dall’oblio a cui lo condannava una difficoltà di “appartenenza”.

L’utopia mondialista maturata negli Stati Uniti cerca di farsi piano d’azione in Europa con la pubblicazione del progetto di Costituzione mondiale; ma il suo impegno per la pace mondiale, che gli frutta anche una candidatura al Nobel,  è insidiato dall’avanzare della guerra fredda e dall’irrigidirsi dei blocchi e degli schieramenti.

Per chi conosce solo il Borgese del folgorante romanzo degli anni Venti Rubé, o il critico letterario e il germanista, la scoperta di una personalità sfaccettata, che si esprime e talvolta si disperde in mille rivoli. Utile la puntualizzazione sulla posizione di Borgese quanto alla firma del giuramento di fedeltà al fascismo, rifiutata esplicitamente solo nel 1934 dall’esilio, e significativa la centralità accordata all’opera Goliath del 1937, l’opera romanzesco-saggistica che compendia la sua disamina del fascismo e del carattere degli italiani: una interpretazione psicologico-culturale del fascismo che meriterebbe maggiore attenzione.

 

Altri più esperti di me illustreranno questo impegnativo lavoro. Io vorrei esprimere la soddisfazione per vedere premiata una giovane ricercatrice che non demorde, nonostante le tante difficoltà che si conoscono di questi tempi per il lavoro culturale. Si fa un gran parlare di cultura come volano e poi ci si limita ad investire pochi soldi per creare nuovi precari tra i giovanissimi, trascurando i tanti che si arrabattano a proseguire le proprie ricerche, a scavare negli archivi, a dedicare il tempo che gli avanza da altri lavori per la sopravvivenza a inseguire un filo logico, insomma a non darsi per vinti disperdendo il lavoro accumulato. Nel nostro piccolo, nella Istituzione del Comune di Montepulciano  Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei”, aperta ai giovani ricercatori, abbiamo avuto la soddisfazione di vedere premiati con la pubblicazione o con un riconoscimento anche altri giovani come Silvia. Penso a Matteo Polo, che ha pubblicato la sua ricerca su Lucangelo Bracci e Margherita Papafava, due figure del Novecento solo apparentemente minori, o a Brando Mazzolai, che ha ricevuto il premio Matteotti della presidenza del Consiglio per la sua tesi sulla legalità in Piero Calamandrei, ma anche all’archivista Francesca Cenni, che ha curato l’inventario dell’archivio Calamandrei di Montepulciano di prossima pubblicazione ed ha organizzato questo dicembre un importante seminario sugli archivi degli Azionisti, per raccordare in rete l’arcipelago di carte che si sono disperse in tante direzioni dopo lo scioglimento del Partito d’Azione. Sono energie dinamiche, quelle di questi giovani ricercatori, che rendono vive le carte custodite negli archivi e che continuano a scavare nella memoria del nostro paese, ripescando episodi e figure nascosti tra le pieghe della Grande storia o dalla iconografia accademica consolidata. Curiosità e tenacia che caratterizzano personalità ostinate, ma che andrebbero stimolate su più ampia scala se le istituzioni universitarie e pubbliche non vogliono avvitarsi su se stesse.

Le nuove tecnologie dell’informazione, la messa in rete di tanti materiali, dovrebbero consentire una fruizione allargata e un maggior confronto e circolazione delle idee. Le utopie del passato possono ispirare una riflessione sull’oggi, come è avvenuto per il successo del pamphlet Indignatevi di Hessel, un novantenne che ha saputo parlare ai giovani.

In una fase di ricerca di strumenti per governare un mondo sempre più ravvicinato dalla globalizzazione, l’utopia borgesiana di una Costituzione mondiale ispirata a libertà e giustizia è uno spunto di riflessione ed incoraggiamento a contrastare il dominio della finanza e ristabilire la priorità dei diritti umani.

(Silvia Calamandrei, Presidente dell’Istituzione)

 

Non posso esimermi dal’esprimere il mio pieno accordo con le considerazioni fatte dalla nostra Presidente. Di recente, in un Forum sulla cultura tenutosi al Palazzo Comunale di Montepulciano per presentare i risultati di una ricerca della IULM (www.iulm.it) sul Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano (www.fondazionecantiere.it), l’Assessore alla cultura della Regione Toscana Cristina Scaletti ha sottolineato come gli eventi culturali, se non hanno radici nella cultura “vera” delle comunità che li producono, alla fine perdono di qualsiasi valore, anche turistico e commerciale. Ci auguriamo quindi che lo sciagurato concetto di “giacimenti culturali” scompaia dalla prassi politica, per recuperare il lavoro di quelle tante persone che come i nostri amici credono nella cultura soprattutto per vivere e far vivere una vita migliore.

(Duccio Pasqui, Direttore dell’Istituzione)

 

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