Skip to content Skip to left sidebar Skip to footer

Un frammento di storia, recente eppur ormai lontanissima: “Se l’acqua ride” di Paolo Malaguti

Paolo Malaguti

Se l’acqua ride

Torino, Einaudi 2020

 

Il Veneto negli anni sessanta: un romanzo di formazione. Un adolescente, Ganbeto, lascia la scuola e va a fare il mozzo sulla barca del nonno, uno degli ultimi barcari che trasportano granaglie sul Brenta, il Panaro e il Po, talvolta aiutati dagli ultimi cavalanti, altro mestiere in via di estinzione, a trainare la barca quando si incaglia. Il paesaggio del delta del Po, le ultime osterie, il nonno Caronte burbero ed esigente nell’insegnare il mestiere. E le ragazze intravviste nei bar e negli spacci dei paesi, quando si fanno le provviste per cucinare sulla barca. Un apprendistato duro, da cui si evade coi sogni e inforcando la bicia per raggiungere la ragazza alla sagra, mentre il nonno resta a guardia della Teresina.

Attento come sempre alla parlata, Malaguti fornisce al lettore un glossario dei barcari di fiume ed una bibliografia, che ci fa capire quanto abbia approfondito il tema per immedesimarsi in tempi lontani, l’Italia del miracolo, in cui la Fabbrica si staglia all’orizzonte, ed ingoia il padre. Sono gli anni del mito della Vespa, che Ganbeto riesce a conquistarsi quando va a fare l’apprendista in officina, aggiustandosene una con pezzi rimediati. Il nonno non l’ha voluto più, ha lasciato che il nipote viva il suo tempo. Lui resta personaggio eroico, di tempi epici, e scompare misteriosamente nella tempesta, nell’aqua granda del 1967, sfidando la piena con il suo burcio senza motore.

Un personaggio come quelli che il ragazzo ha conosciuto nei romanzi come Il vecchio e il mare o nei film come Moby Dick, visto all’oratorio, che aveva tanto appassionato i barcari da provocare una semirivolta quando le pizze della Balena bianca dovevano essere portate al paese vicino: non si erano ancora stancati di immedesimarsi in Gregory Peck-Acab, e ne ripetevano le battute durante la navigazione su fiume.

Una scrittura intensa e uno squarcio sull’Italia che si modernizza, con tanta nostalgia per la fierezza e la dignità dei mestieri di una volta. Malaguti è cresciuto nella costruzione narrativa e gliene siamo grati.

(Silvia Calamandrei)

« Torna indietro