Quale futuro per le città storiche? “L’ultimo Carnevale” di Paolo Malaguti
Paolo Malaguti
L’ultimo Carnevale
Milano, Solferino, 2018
Non è più tempo di utopie, ma solo di distopie, proiezioni negative dei dati drammatici del presente, e Venezia, con le grandi navi che incombono e l’acqua alta che si moltiplica non contrastata dalle soluzioni abborracciate ma dispendiose messe in campo, non può sfuggire ad un destino mortifero. Non la Morte a Venezia del decadentismo di Mann, ma l’eutanasia di una città trasformata in parco dei divertimenti.
L’Ente Parco che gestisce la città riservata solo ai turisti mette in scena carnevali per coloro che hanno prenotato per tempo la visita; gli arrivi sono contingentati ed i vaporetti destinati solo al trasporto dei visitatori. Non ci sono più abitanti ad intralciare né folle eccessive che diminuiscono la fruizione. Tutto è diventato asettico, e per salvare i monumenti più significativi si è proceduto a smontarli e trasferirli a Mestre, dove è concentrata l’accoglienza alberghiera.
L’autore, che avevamo apprezzato per il suo intenso e realistico racconto sulla Grande Guerra (Prima dell’alba, Neri Pozza 2017), offrendoci ritratti indimenticabili di fanti combattenti e immaginando una vendetta a posteriori su ufficiali che impartivano ordini insensati e punizioni esemplari, si avventura stavolta su una tematica di grande attualità: la crisi delle città d’arte invase dal turismo di massa, di cui Venezia è l’epitome.
Venezia è sotto gli occhi del mondo, così come lo è Firenze (non bagnata dal mare e salva dalle navi, ma esposta anch’essa a grandi rischi), ma il discorso nel nostro piccolo può essere fatto anche per il centro storico di Montepulciano. La gestione dei flussi turistici affidata a società specializzate, lo svuotamento della città dagli abitanti e dalle attività non connesse all’accoglienza e al consumo, l’omologazione dell’offerta di souvenir prodotti spesso in laboratori asiatici a basso prezzo, sono le premesse di una agonia che prepara uno scenario asettico più facilmente gestibile, soprattutto dal punto vista securitario. Perché in effetti la sicurezza diventa la priorità, e dunque alle guide turistiche si affiancano sorveglianti e guardiani.
Eppure il fattore umano continua a mettere i bastoni tra le ruote a questa deriva. La narrazione alterna la descrizione di un Carnevale del 2080 minacciato da una dimostrazione di protesta della resistenza e da un antico abitante alla ricerca delle tracce del passato alla documentazione nel corso degli anni della trasformazione di Venezia in parco dei divertimenti. E si scopre che gli ultimi abitanti che avevano resistito al trasferimento avevano preferito chiudersi per sempre in casa piuttosto che cedere alle lusinghe di Venezia 2.0 ricostruita a Mestre.
Dalle pagine traspare l’amore di Malaguti per la città e la sua ansia di prevenirne la deriva. Lancia un messaggio e forse siamo ancora in tempo a raccoglierlo.
(Silvia Calamandrei)