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Oltre lo storytelling?: “Tempo senza scelte” di Paolo Di Paolo

Oltre lo storytelling?

 

Paolo Di Paolo

Tempo senza scelte

Torino, Einaudi, 2016

 

È giovane Di Paolo , appena trentatre anni, occupatissimo a scrivere, recensire, presentare, organizzare eventi e mostre, sempre con serietà e garbo, con modelli alti che lo ispirano: Gobetti, Tabucchi, Renato Serra, i giovani della Rosa bianca che fecero resistenza a Hitler.

Di fronte allo stemperamento delle scelte, al relativismo odierno, gli si ripropone l’Aut-aut di Kierkegaard, che lo aveva già colpito al liceo nella sua radicalità. Forse non più praticabile, può essere comunque rivisitato assumendo l’atteggiamento di Bartleby , «preferirei di no», rifiutando di conformarsi allo scetticismo e al disincanto.

Un invito agli intellettuali non tanto all’impegno, quanto a minore opportunismo e servilismo. Un esempio positivo il fumetto di Zero Calcare Kobane calling, contro il “che sarà mai?” di Francesco Piccolo con il suo Il desiderio di essere come tutti. Ed un invito agli scrittori ad andare oltre lo “storytelling”, per raccontare qualcosa di significativo e pregnante.

Forse Paolo Di Paolo dovrebbe avventurarsi con più cautela su sentieri molto battuti (soprattutto in passato), non liquidare la letteratura come intrattenimento (in un paese che legge così poco è già qualcosa che Montalbano e Schiavone coinvolgano tanti lettori nelle loro avventure, sfiorando tematiche come i migranti e lo spaccio) e non dimenticare esempi di narrazione-testimonianza come il recentissimo Saviano (La paranza dei bambini) o la dolorosa odissea di Simona Vinci verso l’isola di Leros (La prima verità).

(Silvia Calamandrei)

 

 

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