Luci e ombre (profonde…) del recente passato d’Italia: “Piazza Fontana, il processo impossibile” di Benedetta Tobagi
Benedetta Tobagi
Piazza Fontana, il processo impossibile
Torino, Einaudi, 2019
Spicca sul banco libri della festa della Costituzione quest’ultima opera di Benedetta Tobagi, accurata tessitrice di memoria in quella che ci piace considerare una trilogia: dall’elegiaca opera sulle tracce del padre assassinato, all’epopea della ricerca della verità sulla strage di Brescia: Come mi batte forte il cuore(2009) ed Una stella incoronata di buio(2013).
Stavolta lo stile è sobrio e saggistico, essendo l’opera la rielaborazione di una ricerca per tesi di dottorato (PhD a Bristol) arricchita da ulteriori ricerche di archivio sulla stagione delle stragi (Università Pavia), ma si avverte la passione con cui Benedetta ha voluto fare i conti con la nostra storia recente, dipanandone le intricate fila, per trasmettere un messaggio di fiducia nonostante tutto nella giustizia e nella democrazia.
Nella ricostruzione del processo per la strage di Brescia aveva potuto entrare in empatia e sintonia con i familiari delle vittime, protagonisti di una ricerca di verità e giustizia che ha aiutato a fare chiarezza nonostante i depistaggi. Nel caso della bomba di piazza Fontana i familiari delle vittime si sono mossi solo tardivamente, per non parlare delle difficoltà di essere presenti all’altra estremità della penisola, una volta trasferito il processo a Catanzaro (trasferimento che avrebbe comportato non pochi problemi anche per gli avvocati della difesa degli anarchici). Inoltre l’intreccio di piste e la pesantezza dei depistaggi dividono l’opinione pubblica, e la battaglia per la verità parte controcorrente, con la controinformazione su La strage di stato. La doppia pista, anarchica e nera, la prima alimentata da settori governativi, polizia e servizi, la seconda esplorata con tenacia da magistrati che non si lasciano intimidire, ma permanentemente ostacolata, rende complesso, labirintico, l’accertamento della verità e dà luogo ad esiti deludenti nelle sentenze.
Nell’introduzione l’autrice sposa un’ipotesi, fondata sul volumetto Il segreto della Repubblica, pubblicato nel 1978 sotto pseudonimo e scritto da Fulvio e Gianfranco Bellini: Saragat e Rumor avrebbero propiziato una strategia di “destabilizzare per stabilizzare”, per favorire la formazione di un governo di destra. La strategia contemplava attentati ma non comportava stragi con morti. Gli esecutori sarebbero andati oltre, ed a quel punto Rumor avrebbe fatto marcia indietro. In realtà la DC sarebbe stata subito informata che gli autori erano di estrema destra (informativa pervenuta a Gui), ma Moro avrebbe concordato con Saragat lo scambio tra lo stop al cambiamento istituzionale e la messa sotto silenzio e l’insabbiamento della pista nera e delle complicità di cui aveva goduto negli apparati di polizia e nei servizi.
Se volete leggere una versione più narrativa della vicenda godetevi il recentissimo romanzo di formazione tinto di noir Nero ananas, del toscano Valerio Aioli, tra i candidati allo Strega, dove troviamo Rumor ben descritto tra i personaggi, ricordando anche l’attentato alla questura di Milano che avrebbe dovuto punirlo per essersi tirato indietro.
Tornando alla ricostruzione dettagliata della complessa vicenda processuale, che vede varie tappe, anche in contraddizione tra loro nell’accorpamento delle piste, e che non ha mancato di incrementare la sfiducia verso lo Stato e la capacità di fare giustizia, la Tobagi conclude con una nota di ottimismo, apprezzando l’operato di tanti magistrati, legali e giuristi che con un lavoro paziente hanno ricostruito quanta più verità possibile ed hanno contribuito a riformare la giustizia nel solco della Costituzione (le tante anomalie riscontrate nel corso del processo hanno in effetti indotto riforme di procedure essenziali).
Così conclude la Tobagi, dopo aver citato Stajano e Melis:
“La catastrofe dell’impunità in cui si risolvono il primo processo e i successivi, rivela mille rivoli di attività, a volte sorprendenti, contro il complesso delle forze soverchianti messe in atto per sabotare l’accertamento della verità. Una sommatoria di lotte, e anche di conquiste, parziali, incomplete, ma significative. La sommatoria degli sforzi di tante figure quasi dimenticate, che hanno fatto la differenza, con il loro lavoro. Quel che resta, insieme ai tanti tasselli di verità, è, forse, soprattutto questo”.
Una bella lezione di storia, per dei giovani, che per utilizzare questo volume hanno però bisogno di guida, tale è la complessità della vicenda. Un indice dei nomi ed una bibliografia sarebbero utile complemento, così come a volte le sintesi tematiche di stampo anglosassone potrebbero essere di ausilio.
Stavolta non è un libro che si legge come un romanzo, ma un testo di riferimento essenziale per approfondire.
(Silvia Calamandrei)