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Luci e ombre della Cina: “Il ragazzo del risciò” di Lao She

Lao She

Il ragazzo del risciò

Milano, Mondadori Oscar moderni cult,  2019

 

Eccellente idea quella di tradurre finalmente dal cinese una delle più note opere del grande scrittore del Novecento cinese, morto tragicamente suicida all’epoca della Rivoluzione culturale, dopo essere stato messo alla gogna.

Ed ottima l’introduzione della traduttrice Alessandra Lavagnino, che ce ne racconta la vicenda e sottolinea il suo legame speciale con la nativa Pechino, tante volte narrata e descritta, e il grande talento linguistico nella resa della parlata pechinese, oltre alla capacità di superare la tradizione del romanzo cinese per ibridarla con quella occidentale.

L’Archivio dell’ISRT di Firenze custodisce un prezioso autografo dello scrittore, la lettera al «Ponte» per il numero speciale sulla Cina del 1956. E fu lo stesso Piero Calamandrei a tradurla (dall’inglese), come desumiamo dal manoscritto conservato nel medesimo archivio. Fu lui ad accogliere la delegazione culturale italiana che visitò la Cina nel 1955, e che forse non si rese conto del rilievo del personaggio, rientrato dagli Stati Uniti dopo la Liberazione del 1949 per mettersi al servizio della Repubblica popolare, accogliendo l’invito insistente di Zhou Enlai. In America il suo Rickshaw Boy aveva riscosso grande successo, promosso da Pearl S. Buck, altra grande autrice cinese popolare in Occidente negli anni Quaranta con La Buona terra, accanto al Lin Yutang di Momento a Pechino (tradotto per Bompiani in italiano da Piero Jahier).

Fu quella edizione inglese ad essere tradotta in italiano nel 1948 con il titolo Risciò, poi ripubblicata nel 1957 con il titolo Ragazzo felice.

La Lavagnino traduce dalla riedizione cinese del 1979, apparsa dopo la riabilitazione postuma dello scrittore. Ora la sua casa nel centro di Pechino, messa a suo tempo a soqquadro dalle Guardie Rosse, è stata trasformata in piccolo museo e sono usciti diciannove volumi di opere complete.

La parabola di Xiangzi (soprannominato Cammello), che fa coincidere il suo compleanno con l’acquisto del primo risciò, si conclude tragicamente con il crollo delle ambizioni giovanili, e l’autore lo accompagna con empatia, nel suo essere sopraffatto dagli eventi. L’eroe sfortunato, personaggio esemplare delle classi popolari nella vecchia Cina, riscuote sicuramente più simpatia dal suo creatore di quella che Lu Xun accordava ad Ah Q, altra figura tragica ed inconsapevole. E forse questo eccesso di “umanesimo” di Lao She sarà considerata una delle sue colpe.

(Silvia Calamandrei)

 

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