Skip to content Skip to left sidebar Skip to footer

La Cina interroga se’ stessa: “Le rane” di Mo Yan

La politica del figlio unico nella letteratura e saggistica cinese

Mo Yan

Le rane

Torino, Einaudi, 2013

Il più recente romanzo tradotto in italiano di Mo Yan, Le rane,  ha come protagonista una ostetrica che, dopo aver fatto da levatrice a tanti neonati nel periodo in cui Mao puntava sul fattore umano e incoraggiava le nascite, diventa l’organizzatrice  nella sua provincia della campagna per imporre la politica del figlio unico, lanciata in Cina alla fine degli anni Settanta, moltiplicando vasectomie ed aborti forzati.

Questa politica, inaugurata nella Cina dell’apertura e delle riforme, comincia oggi ad essere ridiscussa evidenziandone le conseguenze negative, soprattutto nello sterminio di innumerevoli neonate femmine in una società che ancora privilegia il figlio maschio.

Chi osava rimettere in questione  nei decenni passati rischiava grosso. E’ il caso di Ping Fu, autrice di Bend, not break (Piegarsi ma non spezzarsi, 2012), autobiografia di una imprenditrice di successo negli Stati Uniti che dovette lasciare la Cina proprio per un’indagine sull’argomento condotta per la sua tesi universitaria, che l’aveva esposta a persecuzioni poliziesche. Il bestseller di Ping Fu è stato bloccato in Cina, nonostante la sua success story che dovrebbe nutrire l’orgoglio nazionale cinese. Oggi è tra i consiglieri di Obama per l’innovazione tecnologica, essendosi specializzata nella riproduzione in 3D di prodotti lanciando la personal factory, la fabbrica personalizzata; ma i suoi drammatici ricordi d’infanzia nella Rivoluzione culturale, stuprata e perseguitata dalle Guardie Rosse, e la sua denuncia degli abusi della politica del figlio unico ne hanno fatto un obiettivo della censura.

Un’altra donna che ha fatto della denuncia della politica degli aborti forzati la sua causa principale è Chai Ling, una delle leader di Tien Anmen che tutti ricordano per i suoi discorsi ispirati durante lo sciopero della fame degli studenti, fuggita negli Stati Uniti dopo il giugno del 1989. In A heart for freedom  (Un cuore per la libertà, 2012) racconta dei numerosi aborti a cui ha dovuto sottoporsi in gioventù, poiché sotto una certa età, non sposata e in quanto studentessa non era consentito avere figli, e si abortiva d’ufficio. Convertitasi ad una versione fondamentalista del cristianesimo nel suo esilio americano e convintasi che il suo percorso sia stato guidato dalla Provvidenza, poiché Dio ha voluto il massacro di Tian Anmen per consumare la rottura tra il popolo cinese e la dittatura comunista, riconduce ora anche i suoi aborti giovanili routinari alla politica degli aborti forzati. Ha fondato un’associazione, “All Girls Allowed” (Tutte le bambine siano le benvenute), che ha messo al centro la battaglia contro la politica del figlio unico denunciandola come “genericidio” per il conseguente sterminio delle femmine.

Mo Yan tratta il tema letterariamente, ma elabora un’esperienza personalmente vissuta, avendo dovuto rinunciare ad altri figli dopo la primogenita ed avendo dovuto imporre un aborto forzato alla sua sposa per non incorrere nelle sanzioni che avrebbe subito come membro del Partito e dell’Esercito. Il gracidio delle rane che perseguita sua zia, l’ostetrica protagonista, è il pianto dei tanti bambini non nati, un massacro che Chai Ling reputa peggiore di quello di Tien Anmen.

 

One child policy in Chinese literature

The main character of the most recently translated novel of Mo Yan Frogs (Einaudi 2012) is an aunt who assisted lot of births in the period in which Mao assigned priority to the human factor and encouraged natality and then, in the late 70s, becomes the organiser of the one child policy in her province, multiplying vasecthomies and forced abortions.

This policy, inaugurated in the China of opening and reform, starts now being questioned for its negative impact, and the tremendous result of the  suppression of baby girls in a society that still privileges the male son.

Who dared questioning the government policy in the recent decades risked a lot. It’s the case of Ping Fu, Chinese Chairman in US of a startup company specialized in 3D reproduction, who had to flee from China after having written a case study for her University on the one child policy. Her biography, Bend but not break (2012), is banned in China even if her success story could inspire national pride. Thanks to her « personal factory »  she is now an advisor of Obama in the field of technological innovation, but Chinese censors didn’t appreciate her memories of the Cultural Revolution, when she survived persecution and rape, as well as her comments on the one child policy.

Another woman whos has taken the one child policy as the main cause of her engagement is Chai Ling, the student leader whose dramatic speeches inspired the hunger strike on Tien Anmen Square. Now in exile in the US, she became a Cristian in a rather fundamentalist version and she believes her life inspired by God.  Even the Tian Anmen massacre was wanted by God to alienate the Chinese people from the Communist party. In her biography, A heart for freedom (2012), she writes about the abortions she had to undertake as a single student, not allowed to have children due to age. She connects them to the forced abortions of the one child policy and she has founded an association, « All girls allowed », to fight against the « gendericide » provoked by this policy, with the suppression of baby girls.

Mo Yan deals with the subject in a literary form, but elaborates on his personal experience as a member of the Party and of the Army, not allowed to have other children after his first girl was born and forced to have his wife abort. The cries of the frogs that persecute the main character are the cries of all the un-born children suppressed by the one child policy, a massacre, specially of girls,  that Chai Ling consider worse that the Tien Anmen one.

(Silvia Calamandrei)

« Torna indietro