Il libro della settimana…. dal 21 al 26 settembre 2010: “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino
Paolo Sorrentino
Hanno tutti ragione
Milano, Feltrinelli, 2010
Il regista del Divo, grande narratore per immagini della nostra Italia degradata, si misura con la scrittura letteraria, ridotta ad affabulazione.
Contaminazione tra scrittura, oralità, sceneggiatura, la storia di Tony Pagoda cattura molti lettori, mentre altri abbandonano dopo poche pagine.
Ecco alcuni commenti:
Da Wuz
Certo, spiazzante è spiazzante.
Lo è sin dal suo esordio, con un elenco infinito di cose, persone, atteggiamenti, pensieri, modi di fare, parole insopportabili, scritto al Maestro Mimmo Repetto all’aurora del giorno in cui ha compiuto cento anni.
Lo è quando, girata la pagina e arrivato il primo capitolo leggiamo la citazione d’attacco e vediamo che è una brevissima frase di Franco Califano.
Lo è quando conosciamo Tony Pagoda, il protagonista, cantante “di night” che ha avuto successo e conquistato donne, ma che si trova anche ad affrontare l’abbandono e il declino della fama. Tony ha una particolare idea del suo mondo (Napoli, Capri e zone limitrofe), del suo fisico (provato più di una rock star dall’uso e abuso di ogni cosa) e anche il coraggio di fare scelte radicali come fermarsi in Brasile al termine di una tournée, tra Rio e l’incredibile Manaus.
Ma non è tanto importante sapere cosa fa Tony Pagoda, ma chi è. Anche qui Sorrentino scolpisce, cesella, ripulisce, come nelle sceneggiature.
Certo, spiazzante è spiazzante.
Un personaggio dal prorompente vitalismo, sullo sfondo di una Napoli livida, degradata, senza riscatto.
La vita brillante di Tony Pagoda, cantante napoletano di successo, che si muove tra Napoli, Capri e il mondo, appare sregolata ed eccessiva.
Hanno tutti ragione assume quindi i tratti della denuncia gridata con un linguaggio che usa tutti i toni che vanno dall’ironia cattiva, al grottesco, al grand-guignol.
Lo sguardo dello scrittore sul degrado sociale e morale di un paese rivela la continuità con lo sguardo del regista, uno sguardo inconfondibile. Un linguaggio originale che utilizza anche culture e sottoculture napoletane, usato con grande libertà inventiva, in modo sperimentale e spesso sferzante e spericolato.
Dacia Maraini
[redazione di Silvia Calamandrei]