Il libro della settimana… dal 12 al 16 marzo 2013: “Di padre in figlio” di Elena Papadia
Elena Papadia
Di padre in figlio. La generazione del 1915
Bologna, Il Mulino, 2013
La storica Elena Papadia ricostruisce la fisionomia ideale e psicologica dei giovani interventisti della Grande Guerra, concentrandosi sugli aspetti di educazione famigliare, retroterra letterario e elaborazione dell’eredità risorgimentale, veicolata dalla generazione dei padri, la generazione di mezzo che aveva visto spegnersi i sogni risorgimentali nella routine dell’Italietta e che aveva trasmesso ai figli un forte imperativo di riscatto. Sono i nonni che hanno trasmesso ai nipoti le migliori memorie dell’Italia risorta, mentre i padri hanno impartito un’educazione rigida e severa di generazione frustrata ed amareggiata. E sono loro a portare in parte la responsabilità della disposizione al sacrificio per la patria che si manifesta in tanti giovani borghesi partiti volontari per compiere il sogno risorgimentale.
Siamo alla vigilia di centenari importanti che riapriranno sicuramente l’analisi ed il dibattito storiografici sulla Grande Guerra, evento fondante della immissione delle masse nella storia d’Italia. Il saggio della Papadia è un’utile premessa, che rimette in discussione divisioni troppo nette ed in bianco e nero che avrebbero segnato la generazione del 15, destinata poi a contrapporsi nel dopoguerra tra fascisti ed antifascisti. La storica preferisce soffermarsi su alcuni tratti comuni, percorrendo ampiamente ed attingendo a tanta saggistica e memorialistica relativa a personaggi significativi, concentrandosi sui figli della borghesia, la gioventù studentesca, protagonista del “maggio radioso” e del fenomeno del “volontariato”. Tra questi Ferruccio Parri, Piero Calamandrei, i fratelli Rosselli, Adolfo Omodeo, Luigi Russo, spesso influenzati da padri o madri (nel caso dei Rosselli) custodi dell’eredità mazziniana e garibaldina, e profondamente impregnati dell’educazione carducciana.
Dopo tanti studi sulle testimonianze dei soldati contadini e della loro disaffezione alla guerra, inaugurati a partire dagli anni Sessanta, si torna a interrogarsi sulle motivazioni della élite che costituì il corpo degli ufficiali, facendo tesoro di tante ricerche su singoli personaggi intervenute nel frattempo. L’ampiezza della rassegna può andare qui e là a scapito di uno scavo più in profondità, ma forse è uno stimolo a ricerche ulteriori. Un esempio può essere quello della relazione tra Piero Calamandrei e il padre Rodolfo, appena sfiorata, per la quale ampio materiale documentario è custodita nel nostro Archivio.
(Silvia Calamandrei)