-------- Il libro della settimana….dal 1 al 5 giugno 2010: “Una storia romantica” di Antonio Scurati – Biblioteca Montepulciano Calamandrei
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Il libro della settimana….dal 1 al 5 giugno 2010: “Una storia romantica” di Antonio Scurati

Antonio Scurati

Una storia romantica

Milano, Bompiani, 2010

Descrizione
1848. La rivoluzione infiamma l’Europa. Milano insorge contro la dominazione austriaca. In soli cinque giorni un popolo conquista la libertà, una nazione nasce, un uomo e una donna si amano perdutamente. Per farlo, tradiscono tutti, rimanendo fedeli soltanto a se stessi, alla terribile purezza di un sentimento assoluto. 1885. Il senatore del Regno d Italia Italo Morosini riceve un manoscritto anonimo. Quelle pagine, con la violenza del rinculo di una fucilata, lo sospingono indietro di quarant’anni, al momento fatidico in cui un manipolo di giovani male armati alzò le barricate per le strade di Milano e sconfisse l’esercito più potente del mondo, abbattendo a sassate l’aquila dell’impero asburgico. Ma in quelle pagine si racconta anche la bruciante passione d amore che travolse la bella Aspasia, allora musa della rivolta, ora fedele e remissiva moglie del senatore. In un mondo invecchiato, in un’Europa insanguinata dal terrorismo anarchico, quando tutte le illusioni sembrano perdute e tutte le passioni spente, il destino picchia alla porta per la resa dei conti. Intrecciato a un potente quadro del nostro Risorgimento – l’epoca più eroica e dimenticata della nostra storia – ambientato e scritto come un romanzo ottocentesco, “Una storia romantica” parla in realtà di noi, di come, straziati da una dolorosa precarietà sentimentale, siamo condannati a vivere tra le rovine di un mondo che sognò gli ideali e gli amori assoluti.

(dal sito www.wuz.it)

Aria di centocinquantenario. Antonio Scurati l’ha anticipata nel 2007 con Un amore romantico (Bompiani, seconda edizione 2010). Milano 1848, le gloriose Cinque Giornate. Fino al 1885, nell’Italia “normalizzata” dei ribaltoni politici, dei voltagabbana e dei pescecani della Banca Romana. Una narrazione che risulta una grande parafrasi della storia nazionale. Le contraddizioni, gli scontri che, se così la si vuole leggere l’hanno sempre percorsa. Allora, giovani (allora) nobili che danno l’assalto al cielo, intransigenti, e politici prudenti quando non opportunisti. Nobili accanto al popolo, le barriere di classe cadono (studenti e operai uniti nella lotta?) dietro le barricate. Barricate, il simbolo, la metafora, la parola più ripetuta nelle pagine. La vittoria effimera ma esaltante (zona liberata?), si sa votata alla sconfitta. La gioia travolgente che sconfina nella gozzoviglia, le liberazione degli istinti e dei costumi. Poi, è la volta della contrapposizione tra esercito regolare, gli odiati piemontesi, da subito simbolo di tradimento, e i volontari, i cacciatori, i resistenti, quelli della guerra per bande. Il tradimento si consuma con l’infausta Custoza, il re tentenna fugge, si consuma il dramma della Repubblica romana con la sua ecatombe di nobili spiriti, non resta che l’esilio. Le meraviglie del nuovo mondo, subito disilluse dalla rivelazione dell’esasperato individualismo americano. E infine la Francia (toh) con l’epopea comunarda che svela la ferocia assassina della borghesia. Che altro esito è possibile se non la follia omicida anarchica in versione dostoievskiana? L’amore impossibile di Jacopo e Aspasia, vicenda all’apparenza (ma neanche tanto) di puro stampo romantico (lo dice il titolo) è a sua volta metafora dell’impossibilità di una vita libera (la rivoluzione?), fuori da ogni costrizione. Il breve e unico incontro tra i due amanti avviene all’insegna del pensiero di Aspasia “io sono il mio corpo”, e l’esito “irregolare” dell’amplesso ne è la sintesi.

Una narrazione gradevole, molta toponomastica come si vuole in tutti i romanzi di questi tempi, ricerche che appaiono accurate, ritratti di personaggi, tra cui spicca Cattaneo, tanti nomi forse più familiari a chi le scuole le ha fatte anni fa che agli adolescenti di oggi, Manara, Dandolo…  . E poi l’elemento forse più “originale”, la presa in prestito di interi brani, descrizioni, discorsi, da autori “classici”, uno per tutti lo Hugo dei Miserabili: una sorta di glossario dovrebbe aiutarci a percorrere questo esercizio, ma per la verità risulta fastidioso sfogliare continuamente per verificare quel che è farina di Scurati e quel che è preso in prestito. Potrebbe anche essere divertente, se l’autore si fosse risparmiato “avevo vent’anni, non permetterò a nessuno…” e “verrà la morte e avrà i tuoi occhi…”.

(Fabrizio Grillenzoni)

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