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27 novembre 2019: presentazione alla Camera dei Deputati della ristampa delle Opere Giuridiche di Piero Calamandrei

Nella mattinata del 27 novembre 2019, alla Sala della Regina di Montecitorio, il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico ha ospitato la presentazione della ristampa anastatica e della pubblicazione online delle opere Giuridiche di Piero Calamandrei, realizzazione dell’Università di Roma Tre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Riportiamo qui per esteso l’intervento della nostra Presidente Silvia Calamandrei:

 

PIERO CALAMANDREI IN OPEN ACCESS, UNA RETE PER UN COMUNE DESTINO


Signor Presidente della Repubblica

Signor Presidente della Camera,

sono onorata di questa prestigiosa presentazione in vostra presenza, e voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere fruibili in open access le opere giuridiche di Piero Calamandrei, dalla Fondazione Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei, all’Istituzione Biblioteca Archivio Piero Calamandrei di Montepulciano, alla Università Roma 3, alla Fondazione Roma Tre Education e a Google.

Dieci anni fa, preparando il convegno Un caleidoscopio di carte, dedicato agli archivi di Piero Calamandrei localizzati tra Firenze, Trento, Montepulciano e Roma, ricevemmo un forte incoraggiamento dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi al progetto di coordinamento in rete attraverso la digitalizzazione dei fascicoli custoditi in luoghi significativi per la biografia di Piero, dalla nativa Firenze dove è stato professore e Rettore dell’Università ed ha fondato la rivista Il Ponte, a Trento in cui fu il primo ufficiale italiano a fare ingresso nel novembre del 1918, alla Montepulciano familiare luogo dell’infanzia, a Roma dove ha partecipato alla redazione del Codice di procedura civile ed è stato membro autorevole della Costituente e poi della Camera dei deputati. Tutti archivi pubblici dove la famiglia ha voluto depositare carte che considera beni comuni a disposizione di studiosi e cittadinanza.

Quel progetto di coordinamento in rete sta andando avanti, con la lentezza che purtroppo caratterizza le dinamiche dei nostri archivi, non particolarmente privilegiati nelle risorse pur essendo i custodi della nostra memoria collettiva. Ma nel frattempo, e questo ci dà conforto, le parole, le frasi, i discorsi di Calamandrei hanno molto circolato in rete, immessi spesso da giovani, che li hanno ripresi nella difesa della scuola pubblica e della Costituzione della nostra Repubblica, e nella memoria della Resistenza. Il discorso sulla Costituzione del ’55 è stato spunto di tanti video, anche autoprodotti a livello di scuole. Altro testo di grande circolazione è l’arringa in difesa di Danilo Dolci, quello sulle leggi di Antigone invocate di fronte ai giudici, invitati a attuare il dettato della Costituzione. Era il 1956, e la Costituzione si stava muovendo, come disse Calamandrei salutando la nascita della Corte costituzionale.

Questa arringa è stata recentemente ripresa da un video del Centro Calamandrei di Jesi, destinato alle scuole, intitolato Alla fine della nuvola, che affronta tematiche di grande attualità come quelle dell’accoglienza e della solidarietà, ispirandosi all’utopismo di Calamandrei, nutrito sempre di grande ispirazione etica.

Come scriveva Calamandrei:

«La funzione delle utopie, la funzione degli ideali verso i quali ci si dirige come verso l’arcobaleno che è là alla fine della nuvola, sull’orizzonte, è proprio questa: di aiutarci a camminare in questo duro passaggio attraverso la vita, pur sapendo che quando si arriverà là dove si credeva fosse l’arcobaleno, ritroveremo soltanto un po’ di nebbia; ma l’arcobaleno sarà ancora più in là, e noi continueremo ad inseguirlo senza fermarci».

 

Inseguire l’utopia è un invito a non accontentarsi della superficialità e dell’immediatezza, ad approfondire e a misurarsi con la complessità. E dunque ben venga ora l’accessibilità in rete alla complessità delle opere giuridiche, questa densissima raccolta curata da uno degli allievi più giovani di Piero, Mauro Cappelletti, processualista e costituzionalista destinato ad una brillante carriera internazionale come comparatista, in California, e poi riapprodato a Firenze, all’Istituto universitario europeo di San Domenico.

Per curare quest’opera Cappelletti aveva ricevuto da Ada Cocci, la vedova di Piero, una serie di fascicoli d’archivio che poi sua figlia Matelda ci ha riversato a Montepulciano. Un fascicolo era rimasto però tra le carte di Cappelletti, ora inventariate all’Istituto europeo di Fiesole: la corrispondenza tra Calamandrei e Carnelutti in merito alla «Rivista di procedura processuale». Un’ulteriore frammentazione geografica del caleidoscopio di carte? Può darsi, ma significativamente collocata nell’archivio delle istituzioni europee, che il federalista Calamandrei ha contribuito a costruire. L’attuale direttore della Rivista, Bruno Cavallone, ha già acutamente commentato tale corrispondenza in un saggio ed ora nella nota ad un curioso articolo del 1940 felicemente riedito.

Ẻ questo il bello degli archivi: che le carte tornano a circolare, a vivere, non restano carte morte.

Nella nostra istituzione a Montepulciano, il nostro impegno è rivolto al coinvolgimento non solo degli studiosi, dei laureandi ma dei giovanissimi, che abbiamo ospitato in momenti significativi di lavoro sulla memoria storica. Prima per il 150mo dell’Unità d’Italia, poi per il tragico primo conflitto mondiale, quando gli studenti hanno lavorato in un progetto Erasmus assieme a coetanei francesi e tedeschi.

Cito queste esperienze, per sottolineare di nuovo l’importanza dei depositi di memoria e della loro accessibilità. Per questo abbiamo aderito con entusiasmo, come familiari e come istituzione poliziana, al progetto di digitalizzazione e messa in rete del corpus delle Opere giuridiche di Piero, che consente di superare le barriere fisiche e di far fruire a livello globale di questa raccolta del pensiero giuridico italiano.

Voglio concludere con una nota più personale, ricordando la lettera che mio nonno mi indirizzò proprio alle metà del secolo scorso, affidandomi una sorta di testimone:

Lettera di capodanno a una bambina che non sa leggere

 

Ti mando gli auguri di capodanno non perché tu li legga: ma perché tu conservi questa lettera e la legga quando saranno passati altri cinquant’anni da oggi.

Oggi tu hai tre anni: non sai che cosa sia capod’anno. Non sai che in questo secondo unico si inizia la seconda metà di questo secolo. Quando anche questa seconda metà sarà passata (un soffio) tu avrai cinquantatre anni: sarai nonna: avrai figli, forse nipoti che avranno l’età che tu hai. Tu potrai guardare indietro e leggere come in un libro in questo libro che per noi è chiuso, e di cui appena potremo leggere il frontespizio e forse qualche pagina.

Che è stato di noi? Dove andammo?

Tu sarai. Solo pensando a te, varcati questi cinquant’anni, si possono dire parole di speranza: come chi ha varcato il fiume ed è all’altra riva.

Ma ci sarà ancora la morte.

 

Era un messaggio nella bottiglia che il nonno mi inviava costruendosi un ponte verso un futuro che non avrebbe conosciuto: un messaggio di speranza ma anche un poco inquietante, che si concludeva con un monito. Erano gli anni della Guerra fredda, del rischio nucleare, quando ombre oscure si addensavano sul mondo che vedeva due blocchi contrapposti; gli anni in cui Calamandrei si batteva per l’attuazione di quella Costituzione che temeva restasse “incompiuta”, andando in giro per l’Italia a difendere la memoria della Resistenza che ne era la fonte. Ma sono anche anni in cui lanciava ponti, in America latina con le lezioni messicane e oltre la Grande Muraglia, con la delegazione culturale in Cina del 1955, una prima tappa della costruzione di quelle relazioni diplomatiche di cui l’anno prossimo si celebrerà il cinquantenario.

Un Calamandrei preoccupato del comune destino tra i popoli, dell’interdipendenza, del superamento dei confini, come ammonisce in un preveggente scritto del 1954 destinato ai giovanissimi, contro le barriere ed i muri in cui si vogliono asserragliare i popoli, indicando l’Europa ai suoi primi passi come esperimento paradigmatico di fuoriuscita dal nazionalismo:

«Il mondo è rimpicciolito- scriveva Calamandrei-I confini politici, quali sono ancora oggi segnati sulle carte geografiche, non corrispondono più alla realtà sociale di questa umanità collegata da un colloquio aereo che nessuna frontiera può fermare, e che con la rapidità della luce intesse tra le nazioni l’invisibile rete di un comune destino».

Mi piace chiudere con questo riferimento alla rete, che tesse un dialogo, nella quale circolano ora le opere di Piero Calamandrei.

 

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