Una riflessione sui ruoli di storico e di archivista: “Mestiere di storico e impegno civile: Claudio Pavone […]”
Mestiere di storico e impegno civile: Claudio Pavone e la storia contemporanea in Italia, a cura di Marcello Flores
Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Roma, Viella, 2019
Con una prefazione del curatore e un’introduzione di Gudo Crainz si pubblicano gli atti di un convegno dedicato al grande storico ed archivista Claudio Pavone, organizzato dall’Istituto Ferruccio Parri a Milano nel maggio 2017.
Gli interventi ricostruiscono il multiforme contributo dello storico e dell’archivista allo sviluppo degli studi di storia contemporanea italiana, nonché all’organizzazione istituzionale della memoria della resistenza: un intreccio tra mestiere di storico ed archivista ed impegno civile che caratterizza tutto l’arco del suo lavoro.
Il suo Saggio sulla moralità della resistenza del 1991 segna uno spartiacque e innesca una discussione accesa che Nicola La Banca ben ricostruisce, anche nel suo effetto di apertura di una nuova stagione, che ormai possiamo considerare consolidata.
Un nodo essenziale enucleato da Pavone precocemente è quello della “continuità dello Stato”, e a questo dedica il suo saggio Marcello Flores mostrando come l’attenzione alle istituzioni, agli apparati, alla pubblica amministrazione consenta a Pavone una lettura critica della Repubblica nata dalla Resistenza, senza per questo cadere in semplificazioni liquidatorie.
Se la sua opera storiografica maggiore è ormai considerata pietra miliare, altrettanto importante è stato il suo contributo nel lavoro all’Archivio di Stato, sintetizzato nel saggio di Paola Carucci: è stato lui a redigere il testo della nuova legge archivistica, avviata nel 1958 e adottata nel 1963, ed è stato lui ad elaborare il progetto della Guida generale degli archivi di Stati italiani, i cui quattro volumi hanno richiesto venticinque anni (1969-1994), ma hanno posto l’Italia all’avanguardia nella metodologia e nella concettualizzazione dell’organizzazione archivistica.
Molto dell’impegno profuso da Pavone si è riversato anche nella costruzione della rete degli Istituti della Resistenza e nel loro coordinamento nazionale, come ricostruisce Mirco Carrettieri. Sarebbe stato probabilmente lieto del concretizzarsi del progetto di Museo della resistenza a Milano, e ci auguriamo che nella metodologia e nella fruibilità esso si ispiri alla sua opera, mai retorica e sempre aperta al confronto nella gestione di un patrimonio morale di valore indiscutibile, quello della lotta di liberazione.
(Silvia Calamandrei)