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Una curiosità tra il culinario e il politico: “L’arte della cucina sovietica” di Anya Von Vremzen

Anya Von Vremzen

L’arte della cucina sovietica Una storia di cibo e nostalgia

Torino, Einaudi, 2014

 

La storia della Russia e dell’URSS rievocata attraverso la cucina, con un tocco di nostalgia per le invenzioni culinarie dei decenni di penuria ed una esplorazione dei fasti della cucina zarista.

Emigrata negli Stati Uniti insieme alla madre nel 1974, l’autrice è divenuta una esperta di cucina internazionale, premiata per la sua attenzione alla ricostruzione del contesto storico e sociale dei piatti descritti.

Corredato in appendice da una serie di ricette di complessa esecuzione (anche per la rarità degli ingredienti), dalla kulebjaka zarista al borsc ucraino, l’autrice esplora con grande empatia la sua terra d’origine, alla ricerca delle sue radici identitarie, di cui il cibo è elementi essenziale.

Un racconto scanzonato delle vicende sovietiche, dei privilegi della nomenklatura (il vantaggio di avere un nonno nei servizi segreti consente manicaretti che pochi possono permettersi) e delle vicissitudini della maggioranza delle popolazione, impegnata nelle interminabili code per procurarsi alimenti razionati.

Lo spettro di Stalin incombe, così come la mummia di Lenin, ma il più impopolare risulta il povero Gorbacev, che cercò di bloccare la vendita della vodka, consolazione indispensabile nelle tragedie e negli stenti dell’homo sovieticus.

Un modo di accostarsi di nuovo al Novecento russo attraverso la chiave della cucina, riscoprendo l’Artusi socialista,Il libro della sana e buona cucina,  un ricettario concepito negli anni trenta da Mikojan, commissario del popolo all’alimentazione., che aveva anche importato l’hamburger dagli Stati Uniti.

(Silvia Calamandrei)

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