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RECENSIONE. Ritanna Armeni, Secondo piano, Ponte alle Grazie, 2022

Ritanna Armeni, Il secondo piano, Ponte alle Grazie 2023

Ho avuto il privilegio di leggere in anteprima questo romanzo forse perché vi compare anche mia madre, Maria Teresa Regard, giovane partigiana gappista che fa esplodere una bomba ad un caffè della Stazione Termini frequentato da ufficiali tedeschi. Quanto di più lontano dalle suore protagoniste della narrazione.

Ritanna Armeni dichiara nella postfazione di aver superato i suoi stereotipi sulle suore, a lungo ignorate e di avere imparato a conoscerle anche grazie alla ricerca storica di suor Grazia Loparco sulla vicenda dei conventi e dei monasteri femminili durante l’occupazione nazista a Roma.  Attingendo a tali ricerche ci narra una storia vera di soccorso umanitario alternandola alla cronaca dei fatti che si svolgono a Roma tra il settembre 1943 e la Liberazione del giugno 1944 (in tali cronache fa la sua comparsa Maria teresa). Un ennesimo contributo alla conoscenza di quella resistenza civile diffusa, di cui le donne sono state protagoniste nel loro maternage, di cui ci narra Benedetta Tobagi nella sua recente opera La Resistenza delle donne.

Quale migliore lettura da consigliare per la Giornata della memoria di questa narrazione romanzata della Roma occupata dai nazisti e della protezione offerta agli ebrei scampati al rastrellamento del Ghetto del 16 ottobre dai tanti conventi presenti nella “Città aperta”? Coraggiose caritatevoli suore protagoniste, che ospitano al secondo piano del loro convento famiglie ebree, mentre al pian terreno devono coesistere con una infermeria allestita dagli occupanti tedeschi.

Qualche dubbio esternato dalla Armeni nella postfazione sul ruolo del Vaticano e di Pio XII in quel periodo lo nutrono ogni tanto anche le suore, che si interrogano sulla conformità della loro iniziativa caritatevole ai desiderata della Santa Sede, che appare esitante a prendere posizione. Ma traggono conforto dalle notizie di tanti altri conventi operosi nel soccorso, nonché dal rifugio offerto in Laterano a tanti esponenti dell’antifascismo. Insomma il ruolo di intermediario del Vaticano ne esce valorizzato, sia pure all’insegna della prudenza. Ma non sarebbe stato poi la rete Odessa, disseminata di conventi, ad offrire canali di salvezza nella fuga verso l’Argentina anche a taluni dei criminali nazisti protagonisti della strage dell’Ardeatine, come Priebke? Ma qui si entra in un’altra fase, che prelude alla Guerra fredda.

A  Ritanna Armeni interessano soprattutto le suore, sorelle delle “streghe della notte”, le aviatrici sovietiche che ha raccontato in un altro dei suoi romanzi storici, all’insegna di “una donna può tutto”. Perché le suore, come già altre femministe hanno scoperto, sarebbero “all’avanguardia, nel modo di essere donne, moderne nell’affrontare la realtà di oggi, originali in un impegno che mette insieme comunità e imprenditorialità” e praticherebbero un “femminismo, mai dichiarato tale, ma chiarissimo nel giudizio sul mondo, sugli uomini e sul mondo degli uomini. E sulla Chiesa”.

Le suore del convento sulla Salaria che ci descrive sono animate da generosità e buoni sentimenti: tanta è l’affezione che una di loro sviluppa verso un bambino ebreo che rischia di mettere in dubbio la propria vocazione. Ma è solo uno smarrimento momentaneo, perdonato dalle altre e dalla superiora: e come non rallegrarsi che la bimba Rachele nata in convento sia stata battezzata di nascosto dalle brave suore?

Silvia Calamandrei

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