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Montepulciano antica, di Andrea Bruzzichelli

Pubblichiamo a seguire un interessante aritcolo sulle origini di Montepulciano, scritto dal nostro concittadino Andrea Bruzzichelli. E’ utile notare che il crescere delle documentazioni archeologiche e degli studi relativi alla nostra zona permette di intuire una rilevanza sempre più grande di quel che si pensava del (per ora?) anonimo abitato sul colle poliziano nell’antichità. 

 

MONTEPULCIANO ANTICA

 

Scoperte degli ultimi anni hanno finalmente sciolto i dubbi – per chi ancora si ostinava ad averne – circa le origini remote della nostra città:non ne risultavano prove certe e su di esse si sarebbeper secoli solo favoleggiato, così come sulla interpretazione da dare al suo nome.

Relativamente a quest’ultimo – ed a quello del poggio più vicino e dal profilo suggestivo,  Totona – i pur lenti progressi realizzati nella conoscenza della lingua etrusca e gli imponenti quanto originali studi di filologi come il Semerano[1] consentono interpretazioni a mio avviso ormai fondate, utili per proseguire questo discorso.

Totona in etrusco era Tutuna – l’alfabeto di quell’antico popolo utilizzava la “u” e non la “o”, unica delle cinque vocali che non includeva – e Tutuna(Tutna, a far tempo dal V secolo a.C.allorchè interviene la cosiddetta sincope vocalica) altro non era che il gentilizio di un clan etrusco di qui. Esiste anche una traccia/testimonianza circa la transizione fra il fonema antico e l’attuale: verso metà ‘800 il viaggiatore inglese George Dennis, nel suo The Cities and Cemeteries of Etruria, scriveva che Totona era ancora chiamata Tutona e già notava l’assonanza con il gentilizio che risultava frequente “nelle iscrizioni etrusche della zona“.

Circa la denominazione della città, l’ interpretazione che mi sento di darne non è di così diretta evidenza,ma ben introduce fra l’altro la descrizione fisica della Montepulciano dell’epoca. E’ infatti la rappresentazione fedele della sua realtà geografico-paesaggistica:  nome costituito da tre parti, fuse insieme dal tempo e dall’uso, che può essere tradotto come Monte-chesignoreggia-sul fiume o Monte-che domina-le acque, con evidente riferimento all’antico fiume Clanis (navigabile fin oltre Bettolle) ed agli specchi d’acqua che già allora costellavano la sua valle, la Val di Chiana. Vista spettacolare che ancora oggi incanta: il nome, una foto…

Dal basso,  poi: se il pinnacolo poliziano sembra ancora imponente, all’epoca lo era molto di più e si presentava come una sorta di erto ed altissimo sperone proteso sull’area circostante. L’unico lato più o meno accessibile per la sommità dell’attuale cresta cittadina era infatti quello oggi compreso fra Porta delle Farine e Porta de’ Grassi: tutti gli altri erano costituiti da balze di tufo che cadevano a picco da notevole altezza sul territorio sottostante.

Di esse rimangono oggi visibili solo la “frana” di Canneto e lo sprofondo dei Ponti Secchi: tutte le altre sono sparite sotto l’avanzare del centro urbano, sotto le sue strade ed abitazioni o dietro le cinte murarie (che vi si appoggiano). Una realtà, quella sotterranea di Montepulciano, sostanzialmente sconosciuta  e che andrebbe invece ben indagata – ora che le tecnologie lo consentono senza far ricorso a metodi invasivi – se non altro per motivi di sicurezza circa la stabilità del centro storico, vistala millenaria occupazione dei suoli – che li ha certamente resi più vulnerabili- e considerati i non pochi crolli verificatisi in passato.

La città antica – parte del territorio della Grande Chiusi (quest’ultima probabilmente costituita, all’epoca della sua massima espansione, non da un unico centro ma da una sorta di federazione di più abitati) – era collocata sulla cresta dell’altura, nell’area compresa fra la Fortezza e San Francesco: anni fa, e ben prima delle note scoperte, ho cercato di darne in un mio libro un’immagine romanzata che ritengo però non molto lontana dalla realtà[2] .

La scoperta dell’imponente cisterna in Fortezza, datata al VI secolo a.C. e sicuramente non sola, costituisce la prova dell’esistenza lassù di qualcosa di più grande e importante di un tempio più o meno isolato o di una villa (quest’ultima non avrebbe avuto oltre tutto una collocazione così “scomoda”).

L’accesso all’abitato doveva seguire il tracciato corrispondente agli attuali Bivio San Biagio/salita Montorio/Santa Maria/Sasso della Fortezza, al quale si aggiunse un po’ più tardi – con l’espandersi di esso fra la balza più alta e quella di Collazzi – l’itinerario da Canneto verso S.Chiara/Porta de’Grassi (è orientata da quella parte anche la facciata della pur “moderna” San Biagio, sorta più o meno sul sito della pieve paleocristiana di Santa Mater Ecclesia, “la” chiesa battesimale di Montepulciano, edificata intorno al V sec. d.C. e fuori dalle mura come d’uso allora…)[3].

Ancora nel 1925 il famoso archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli si stupiva dell’assenza di evidenze che dimostrassero l’esistenza di una Montepulciano etrusca: elementi di dubbio, l’assenza di necropoli nel territorio circostante (vi erano noti solo rinvenimenti “sporadici”) e nelle immediate adiacenze della città, in quest’ultimo caso – ipotizzava – forse scomparse sotto di essa. Ipotesi in parte senz’altro azzeccata, ma le necropoli ci sono: sia vicine che nel raggio “normale” entro il quale era in uso realizzarle (vedi quelle di Chiusi).Di tombe ve n’erano poi di isolate e sparse un po’ ovunque, data l’antica e densa antropizzazione del territorio e la fitta rete di tracciati – dalle strade ai semplici sentieri – che lo ricopriva.

Troviamo per esempio – ma sembrano cose note solo ai tombaroli, di nessun interesse per altri – a nord l’area del Salarco, a  sud  quella Villa Bianca/Paterno/S.Albino, ad est Martiena/Bossona/la Querce, ad ovest Poggiano/Borghetto; si possono poi indovinare anche tutta una serie di piccoli presidi e/o aree cultuali: per limitarsi alla zona collinare limitrofa, Villa Pianoia – Casa al Vento – Villarelle/Andreana – La Maddalena …

Tornando alla nostra collina ed al suo unico lato accessibile – elemento quest’ultimo comune a quasi tutti gli insediamenti etruschi – ed anche a non voler tener conto delle vocidi ritrovamenti clandestini o comunque “oscurati” (numerosissime), testimonianze/fatti concreti ce ne sono un bel po’: dalla lettera del Bucelli circa il grande pavimento a mosaico “tosco” individuato ad ovest dell’abitato, a quella del Conestabile – membro della Colombaria di Firenze – che riferisce “A Montepulciano si ripigliano gli scavi che riuscirono in primavera sì fruttuosi e ricchi e nuove iscrizioni sono già venute alla luce” (si era intorno al 1860: dove saranno finite? L’unico latoscavabile del colle era comunque anche allora quello compreso fra le due porte citate); dai molteplici ritrovamenti  nella ex proprietà Buschetti a quelli numerosi in zona Bersaglio, tombe viste ed alcune anche fotografate; dalla scoperta del 1989 (metanizzazione) al cancello della Fortezza ad altra – prontamente occultata, nella stessa occasione – in fondo ai Filosofi; per arrivare infine alla cisterna… La lista dell’accertato è lunga, non parliamo dell’altra!

C’è solo da augurarsi che “oscuramento” e disinteresse una buona volta finiscano e che il nostro Comune, in buona intesa con la Soprintendenza ed anche adottando un programma pluriennale,  faccia eseguire un rilevamento geologico completo (prospezione elettrica) del centro storico e delle immediate adiacenze: strumento necessario anzitutto per la programmazione di eventuali opere e per la sicurezza degli abitanti; e poi per la lettura storico-archeologica delle nostre radici, potenziale spinta anche per un turismo meno “disneyano” e caotico, più consono alla cornice urbana e probabilmente più produttivo.

(Andrea Bruzzichelli)

 


[1] G. Semerano-Le origini della cultura europea – Olschki Ed., Firenze 1984/1994 . Altre dello stesso Autore.

[2]A. Bruzzichelli – Per delizia degli Déi – Ed. Tracce, 2011.

[3]  A. Bruzzichelli – I Monti Carciaresi…ed altro – Edizione propria, 2014.

 

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