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La Grande Guerra vista dagli “altri”: “I vinti di Vittorio Veneto” a cura di Mario Isnenghi e Paolo Pozzato

I vinti di Vittorio Veneto

a cura di Mario Isnenghi e Paolo Pozzato

Bologna, Il Mulino, 2018

 

Avvicinandoci al centenario della vittoria ci fa piacere commentare questa significativa antologia di memorie austriache e tedesche su Vittorio Veneto, curata da Mario Isnenghi assieme a Paolo Pozzato (traduttore e curatore delle schede dei brani) ed introdotta da un magistrale saggio del nostro maggiore storico della Grande Guerra che rovescia il punto di vista per farci afferrare meglio la portata di quell’evento, che coglie di sorpresa gli esponenti militari dell’Impero austro-ungarico, annunciandone la dissoluzione.

Ci vuole lo sguardo del nemico per cogliere la portata della vittoria italiana, che poi invece venne vissuta come “mutilata”, fomentando il rancore degli ex combattenti. Gli austriaci e i tedeschi sono colti di sorpresa dall’armistizio dei primi di novembre del 1918 e non possono darsi ragione del successo italiano, segnale del disfacimento dell’impero. L’irredentismo italiano vince e si moltiplica nel frantumarsi delle varie nazionalità tenute assieme dagli Imperi centrali, cambiando la configurazione dell’Europa. E che gli sconfitti di Caporetto abbiano saputo rovesciare la situazione è difficilmente digeribile per chi ricordava Lissa e Custoza.

La premessa al volume ci offre anche una riflessione su quanto di nuovo si è raccolto nei quattro anni del centenario: sicuramente un “arricchimento dei colori del quadro”, con una profluvie di nuove fonti “soggettive”, diari lettere, memorie, fotografie che sono riemerse dai cassetti delle famiglie (è il caso, nel nostro piccolo, anche di Montepulciano e della val di Chiana). Più debole invece la capacità di nuove sintesi, “al si là della scontata, eticamente rilevante quanto storicamente improduttiva, condanna dell’assurdità e dell’atrocità della guerra”; e questa constatazione vale a livello europeo così come a livello nazionale.

La raccolta di memorie degli “orfani di un impero secolare”, reduci dalla “Caporetto asburgica”, serve a Isnenghi e Pozzato come occasione per ripensare l’affermarsi dell’Italia come nazione sul teatro europeo. L’ampia introduzione-saggio di Isnenghi commenta le memorie dei militari (ufficiali e soldati) e nella parte finale affronta le elaborazioni letterarie che seguirono, giacché l’esperienza della Grande Guerra sarebbe stata al centro della letteratura e del pensiero intellettuale della prima metà del Novecento. Per Isnenghi è l’occasione di offrici uno spaccato che contempla da Mann, o meglio dai Mann a Roth a Zweig a Musil a Hesse a tanti altri.

Per concludere con una citazione di Golo Mann (figlio di Thomas) sulla “incomprensibilità della sconfitta” e la sensazione di essere stati defraudati della vittoria, sentimenti che avrebbero spinto a ricercare i colpevoli della sventura. Insomma la Grande Guerra come prodromo dell’avvento dei totalitarismi, come primo capitolo del tragico secolo breve.

(Silvia Calamandrei)

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