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La difficile vita delle opere d’arte in tempo di guerra

 

Opere d’arte salvate: due libri che ci ricordano le traversie dei beni culturali nell’ultima guerra

 

Frederick Hartt, L’arte fiorentina sotto tiro , a cura di G. Semeraro, Leonardo, Firenze 2014

 

Piero Calamandrei, Un incontro con Piero della Francesca, Edizioni Henry Beyle, Milano 2015

 

Scritta nel 1949, questa memoria del coordinatore dei Monument men  in Toscana è stata tradotta ed edita in occasione del Settantesimo della Liberazione, per illustrare un aspetto appassionante della battaglia che si è combattuta sui nostri territori: quello della salvaguardia delle opere d’arte e dei monumenti minacciati dalle azioni belliche, dai bombardamenti e dalla cupidigia tedesca.

La vicenda è stata richiamata alla memoria da un film recente, così come sono stati ricordati gli italiani impegnati accanto agli angloamericani su questo fronte, come  Rodolfo Siviero, a cui a Firenze è dedicata una casa museo. Siviero svolse un’attività di intelligence per prevenire e sorvegliare l’esportazione di opere verso la Germania, collaborando con i partigiani e gli anglo americani. Nel dopoguerra sarà incaricato del recupero, attività che Piero Calamandrei seguirà con particolare premura dalle pagine de “Il Ponte”ed alla quale dedicherà una conferenza nei primi ammi Cinquanta a Londra per sensibilizzare l’opinione pubblica europea al riguardo.

Oltre alle vicende appassionanti narrate, il libro di Hartt è prezioso per i repertori offerti in appendice sulle opere e i monumenti distrutti, salvati o parzialmente recuperati in Toscana. Ci sono ovviamente notizie anche su Montepulciano, una città relativamente fortunata, e sulle opere e i monumenti del senese.

L’opera di Hartt ci viene segnalata mentre esce una preziosa riedizione dell’articolo del “Ponte” di Piero Calamandrei sulla vicenda della Madonna di Monterchi di Piero della Francesca, la cui sorte nella guerra lo aveva inquietato come quello di una persona cara. Così ne aveva parlato alla riapertura nel 1944 dell’Università fiorentina:

“Mai come in questi mesi in cui sui bollettini di guerra cominciavamo a leggere con un tremito i luoghi della Toscana, abbiamo sentito che questi paesi sono carne della nostra carne, e che per la sorte di un quadro o di una statua o di una cupola si può stare in pena come per la sorte del congiunto o dell’amico più caro”.

Prontamente rassicurato dal CLN  di Monterchi sulla sorte della Madonna, Calamandrei avrebbe continuato ad occuparsi del restauro e recupero di monumenti ed opere d’arte nel dopoguerra, come ricostruito da un bel saggio di Silvia Bertolotti pubblicato su “Il Ponte” ricordando la sua conferenza a Londra del 1951, in cui spicca la frase:

le opere d’arte riguardano l’Essere, la civiltà, lo spirito di un popolo. Sono vita, sono parte della nostra vita, del nostro spirito: non si possono perdere senza sentirsi mutilati, menomati nello spirito. Se un capolavoro d’arte si distrugge, è una zona della nostra memoria che si oscura”.

 

(Silvia Calamandrei)

 

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