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Il premio Strega 2017: “Le otto montagne” di Paolo Cognetti

Paolo Cognetti

Le otto montagne

Torino, Einaudi, 2017

 

Non è un romanzo riservato agli esperti di alpinismo, appassionati del CAI, anche se l’impronta montanara segna la narrazione ambientando una storia di formazione in scenari alpestri. C’è il rapporto padre figlio, la consuetudine con la madre, l’amicizia del bambino villeggiante con Bruno, il ragazzo montanaro che pascola le mucche,  la maturazione ed il ritorno, il confronto con l’amico ritrovato, l’elaborazione del lutto della morte del padre: insomma una storia che attinge a stereotipi antichi per riproporci con inattesa freschezza una parabola di passaggio all’età adulta e di apertura sul mondo, dal Monte Rosa all’Himalaya.

Paolo Cognetti, il giovane autore che si è conquistato lo Strega,  racconta con semplicità e pacatezza e sa renderci la durezza delle prove di scalata a cui il padre esigente sottopone il figlio per farselo compagno: l’aspettativa paterna delusa troverà maggior rispondenza nel ragazzo di montagna, che il figlio avverte con gelosia come il vero erede. Nel raccoglierne l’eredità dopo la morte, tornando sulla montagna, è di nuovo l’amico fraterno ma rivale a guidarlo nell’ edificazione di quel rifugio che dovrebbe consentire di trovare un equilibrio lontano dalla città e dalla confusione. Anche il padre ne fuggiva, segnato da una personale tragedia, che il figlio scopre solo a posteriori, imparando a decifrarne le asprezze.

Nostalgia di un mondo in via di sparizione, che però non garantisce sopravvivenza, nonostante la sfida dell’amico a tentare di mantenere un alpeggio e a mantenersi producendo forme di cacio. Il protagonista preferisce imboccare strade che lo portano più lontano, vagando per le otto montagne della leggenda nepalese che danno il titolo al romanzo. L’alternativa nella leggenda è scalare l’altissimo monte Sumeru o fare il giro delle otto montagne: chi imparerà di più?  La sfida è la scalata alla montagna della vita, in cui alcuni si perdono nell’arrampicata su una parete troppo impervia.

(Silvia Calamandrei)

 

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