Il libro della settimana…dal 3 al 7 maggio 2011: “Pagliacci dentro” di Simone Falorni
Simone Falorni
Pagliacci dentro
Massarosa (LU), Giovane Holden Edizioni, 2011
L’autore lo abbiamo conosciuto come coordinatore di ricerche sulla valutazione di impatto ambientale in Toscana e di inchieste su agricoltura e ambiente nel senese, in una fase che ha visto un impegno virtuoso della Regione e dei suoi territori a interrogarsi sulla “sostenibilità” del suo sviluppo, anche per adeguarsi ai criteri europei nella gestione dei rifiuti, nella diversificazione delle fonti energetiche, nello sviluppo del biologico, ecc. Poi è arrivata la crisi, e le risorse mancano, non ci sono finanziamenti per interrogarsi, e soprattutto per “sostenere” i giovani ricercatori ad indagare sul territorio. Subentra, soprattutto per le giovani generazioni, il tema della “sostenibilità umana”, e Simone si è fatto animatore di un sito web, 89mainstreet, spiritosamente intitolato magazine semiserio di sostenibilità umana, su cui un gruppo di cittadine e cittadini residenti in Toscana, vuole occuparsi
“a partire dalla crisi politica sociale ed economica italiana, del vissuto e del pensiero individuale e collettivo, circa il lavoro, il sapere, le questioni sociali e ambientali, la politica, la democrazia, la comunicazione. Tutti temi largamente rimossi nella plumbea crisi nazionale”.
E di “sostenibilità umana” si occupa Falorni anche nella sua opera prima , intraprendendo la strada della scrittura. Un romanzo breve ambientato in Toscana, sulla costa viareggina, con un io narrante che dà conto di un momento di crisi individuale e delle strade terapeutiche che riesce a costruirsi, per far fronte ad una malattia poco conosciuta, la fibromialgia, di cui si studiano ancora le origini, che si intreccia ad una depressione. Gli incontri con vari personaggi residenti nella pensione in cui si è rifugiato e con le strutture assistenziali presenti sul territorio, come il centro diurno di salute mentale, gli suggeriscono un percorso di sopravvivenza confortata dall’ironia e dagli affetti; ma ci dà anche il ritratto di una Toscana ripiegata su se stessa, un po’ asfittica, che sopravvive su microprogetti di solidarietà umana e rischia di rinunciare ad ambizioni all’altezza dei tempi. C’è molta, forse troppa carne al fuoco nella narrazione, frutto di tante esperienze personali che rischiano di disperdersi. Il tono è tra l’ironico e il malinconico, senza mai sfociare nel drammatico: solo momento di rottura la descrizione di un dibattito coi politici locali, difficilmente distinguibili nel linguaggio e nelle tematiche tra i due schieramenti, omologati nella banalità delle formule di circostanza. Il protagonista scoppia in una reazione violenta ed interviene incitando ad INCAZZARSI, contro la mentalità di chi preferisce essere lasciato tranquillo nel suo piccolo mondo. Riprende l’invettiva dal film Quinto potere (la narrazione è ricchissima di citazioni da film, canzoni, fonti mediatiche):
“Beh, io non vi lascerò tranquilli, io voglio che vi incazziate, non voglio che protestiate, non voglio che vi ribelliate, non voglio che scriviate al vostro senatore perché non saprei cosa dirvi di scrivere, io non so cosa fare per combattere la crisi e l’inflazione, i cinesi e i russi e i terroristi e la violenza per le strade, io so soltanto che prima dovete incazzarvi, dovete dire: IO SONO UN ESSERE UMANO, PORCA PUTTANA, LA MIA VITA HA UN VALORE! SONO INCAZZATO NERO E TUTTO QUESTOI NON LO ACCETTERO’ PIÚ”.
(Silvia Calamandrei)
Per conoscere meglio il mondo in cui Simone Falorni è impegnato, ci preme di segnalare un webmagazine a cui collabora:
http://www.89mainstreet.it/wp/