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Un tuffo nella Cina d’altri tempi: “Splendore a Shanghai” di Gianfranco Mandredi

Gianfranco Mandredi

Splendore a Shanghai

Milano, Skira, 2017

 

Un romanzo inusuale e voluminoso, con un’ambientazione esotica, la Shanghai cosmopolita degli anni venti, e tanta storia del cinema, della musica e della canzone, prendendo spunto dal progetto di produrre la Turandot di Puccini in Cina, idea di un imprenditore dello spettacolo italiano che ingaggia un giovane pianista di Senigallia e una cantante lirica imbarcandoli per la metropoli asiatica.

L’eroe protagonista si è invaghito di una attrice cinese nel Ladro di Bagdad ed è attirato dall’avventura e dalla occasione di frequentare un ambiente musicale cosmopolita, che incrocia i ritmi americani ed europei con quelli asiatici. Alla fine riuscirà ad incontrare la sua star, la mitica Anna May Wong, che recitò anche con Marlene Dietrich in Shanghai Express.

La narrazione è un pastiche con tante citazioni, musicali e storiche, ed una ambientazione filologicamente accurata negli edifici del Bund e negli alberghi come l’Astor ed il Cathay. Ė come assistere in diretta allo sviluppo impetuoso delle mille luci di Shanghai, al proliferare di locali notturni, agli spettacoli inventivi e alla nascita di canzoni che fanno il giro del mondo.

Tra i personaggi ci sono Lu Xun (c’è addirittura il suo compleanno ed il suo funerale) e la giornalista Agnes Smedley, gli emissari del Komintern e le spie giapponesi e fasciste, Ciano e la moglie Edda a rappresentare diplomaticamente l’Italia, la Mata Hari d’Oriente Yoshiko Kawashima e il famoso cantante lirico Mei Lanfang. Tutto rigorosamente autentico, non d’invenzione. Ben ricostruita l’atmosfera della città in quegli anni, le alterne alleanze e gli scontri tra il Kuomintang e il Partito comunista cinese, nato proprio a Shanghai, i dibattiti letterari dell’epoca in cui incontriamo personaggi come Hu Feng e Ding Ling., che tanta parte avrebbero poi avuto nel mondo intellettuale cinese e Lin Yutang, famoso in Occidente. C’è addirittura menzione del Diario della Signorina Sofia, un racconto femminista della prima fase di Ding Ling, poi rinnegato quando sarebbe divenuta esponente del realismo socialista.

Cultore di musica, Manfredi ci offre uno spaccato della scena musicale di quegli anni, ed offre una ricostruzione colta di un decennio di  arte e spettacolo in un romanzo storico e d’avventura. Una operazione simile ad alcune creazioni del gruppo Wu Ming, che si colloca tra la letteratura e la saggistica storica.

(Silvia Calamandrei)

 

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