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Notizie dal mondo degli archivi: lo stato dell’arte in Italia

L’EMERGENZA NASCOSTA: ARCHIVI, BIBLIOTECHE E IL FUTURO DELLA RICERCA IN ITALIA

Incontro promosso dal Coordinamento nazionale per gli archivi e le biblioteche

Archivio di Stato di Roma – Sala Alessandrina

15 aprile 2016


Il Coordinamento nazionale per gli archivi e le biblioteche ha organizzato il giorno 15 aprile una giornata di dibattito e di approfondimenti dal titolo “L’emergenza nascosta: archivi, biblioteche e il futuro della ricerca in Italia”, che si è svolto presso l’Archivio di Stato di Roma e che ha messo a confronto archivisti, bibliotecari, storici e giornalisti. Presieduta dal prof. Marcello Verga (Società italiana per lo studiodell’etàmoderna – SISEM) la mattina si è inaugurata con un intervento del prof. Marco De Nicolò che ha illustrato le difficoltà di laureandi, dottorandi e anche professori di studiare direttamente in archivio le fonti. Tali complicazioni sono dovute, da una parte, alla mancanza di personale negli archivi e nelle biblioteche che garantiscono l’accessibilità alle fonti (spesso uno studioso affronta viaggi e spostamenti per recarsi laddove sono conservate le fonti) e dall’altra al sistema universitario che oggi, richiede per un elaborato di tesi certamente un impegno minore rispetto alle vecchie lauree. È stata poi la volta di Claudio Meloni (CGIL FP beni culturali) che ha dipinto un quadro sconfortante della situazione del personale del Mibactin virtù dei tantissimi pensionamenti ai quali si andrà incontro nei prossimi due anni. Mariella Guercio (presidente dell’Associazione nazionale archivistica italiana) invece, con parole più ottimistiche, ha spiegato come la mancata progettualità di interventi nel campo archivistico ha consentito di arrivare sull’orlo del baratro nel quale ci troviamo oggi e come il Concorso atteso di 500 posti di funzionari che si dovrebbe aprire a fine aprile è un primo segnale da cogliere al volo e una prima vera boccata di ossigeno. Il punto di vista delle biblioteche, invece, è stato raccontato da Alberto Petrucciani (presidente della Società italiana di scienze bibliografiche e biblioteconomiche) che ha incentrato il suo intervento sul costante calo di fruitori nelle biblioteche dovuto alla mancanza di servizi, al mal funzionamento delle biblioteche, ad una incapacità di “stare al passo” con i tempi che hanno avuto in questi anni le biblioteche stesse. E questo non certo per mancanza di volontà o di professionalità: il pochissimo personale e la mancanza di turn over ha impedito, in molti casi, un adeguamento richiesto dall’era 2.0. Infine Giovanna Tosatti (Società per gli studi di storia delle istituzioni) ha affrontato il tema degli archivi pubblici e delle biblioteche quali fondamenti di uno Stato democratico citando numerosi esempi, frutto della sua lunga esperienza. Il pomeriggio è stato la volta del dibattito animato da Benedetta Tobagi al quale hanno partecipato Giampaolo D’Andrea (capo di gabinetto del ministro dei beni culturali), Paola Carucci (presidente del Comitato tecnico scientifico archivi del Mibact), Natalia Piombino (Associazione dei lettori della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), Giovanni Solimine (componente del Consiglio superiore beni culturali e paesaggistici) e Gian Maria Varanini (Società italiana degli storici medievisti – Sismed). Ne è emersa la necessità di cogliere al volo l’opportunità del Concorso dei 500 al Mibac: certamente non colmerà le lacune ma è un cambio di rotta che si aspettava da venti anni e che occorre sfruttare mettendo in campo le competenze migliori che si sono formate in questi anni ma in un’ottica di progettazione a lungo periodo. Come si evince dal comunicato stampa a breve la maggior parte del personale andrà in pensione; tra i 621 archivisti di Stato,oltre400(il 66%) hanno almeno sessant’anni; tra gli 887 bibliotecari, i sessantenni sono più di 550 (il 63 %). L’assunzione di 500 funzionari nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, prevista dalla legge di stabilità 2016 – che dovrà comprendere anche archeologi, architetti, demoetnoantropologi, funzionari per la promozione e comunicazione, restauratori e storici dell’arte – non sarà sufficiente a coprire la voragine che si sta aprendo nei ruoli di archivisti e bibliotecari. Di contro il 13 aprile 2016 il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, intervenendo al question time alla Camera aveva detto che siccome “l’’età media” degli archivisti e dei funzionari del Ministero dei Beni culturali è avanzata, copriamo i posti ora vacanti ma nel frattempo andranno in pensione altre persone e non possiamo lasciare gli archivi senza il personale specializzato: è evidente che nella prossima legge di stabilità, se ci sarà la volontà del Parlamento”, il governo cercherà “di incrementare il numero di 500” nuove assunzioni, previste dalla passata Legge di stabilità, e “a quel punto il concorso sarà completato e ci consentirà di coprire gli ultimi posti vacanti in pianta organica”. Parole che fanno ben sperare e che fanno pensare “di battere il ferro finché è caldo”. Resta da domandarsi chi penserà agli Archivi comunali che, per quella che è stata la storia dell’Italia, sono depositi di fonti importantissime. Gli archivi comunali custodiscono materiale documentario sin dal XIV secolo che affonda nella storia dei Comuni; conservano attestazioni di storia che sarebbe riduttivo definire “locale”, perché riflettono, in realtà, la storia del Paese intero.

(Francesca Cenni)

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