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Monti ed acque: uno sguardo sulla Cina. Non è tutto oro quel che riluce…

La recensione che qui pubblichiamo getta una luce nuova sul “fenomeno Cina” che per molti occidentali è un modello apparentemente disprezzato ma sotto sotto invidiato, oppure criticato sulla base di presupposti ideologici che non tengono affatto conto delle tradizioni culturali di quel popolo. La Cina prospettata nel romanzo di cui si parla, in fondo, assomiglia molto alla Cina imperiale, quella che vedeva nel governo assoluto del Figlio del Cielo la realizzazione concreta dell’armonia cosmica, purchè questi ne fosse all’altezza. Ricordiamoci che stiamo parlando di un Paese che, volenti o nolenti, sembra che detenga il 10% del debito USA e piu’ del 7% di quello di Eurolandia (http://www.lettera43.it/economia/5841/la-cina-a-caccia-di-debito.htm, consultazione del 27-08-11). Per questo l’italiano medio, che continua a sorridere con sufficienza della bassa qualità dei prodotti che ci “rifilano” i cinesi (ma per uno che non vale ne usiamo nove che funzionano, solo che non ce ne accorgiamo) farebbe meglio a prestare più attenzione all’Estremo Oriente, e anche ai suoi problemi, che potrebbero riflettersi sui nostri più di quel che si crede.

La Cina delle vacche grasse

Esce in traduzione inglese un romanzo di fantapolitica di stampo orwelliano che circola da alcuni anni clandestinamente in Cina, con il titolo The Fat Years, [Gli anni delle vacche grasse], mentre il titolo originale alludeva all’Ascesa della Cina che abbiamo tutti sotto i nostri occhi.

Uscito nel 2009 a Hong Kong, e ambientato nel 2013, prefigura una Cina uscita vincente dalla crisi mondiale, scoppiata nel 2011, anche grazie ai meccanismi di governance totalitaria di cui dispone il PCC.

Il romanzo è ambientato in una Cina pacificata e soddisfatta di sé, dedita allo shopping come contributo alla società, in cui la stragrande maggioranza della popolazione si bea del proprio benessere e affolla gli Starbucks ormai di proprietà cinese (con un nuovo analcolico, il latte Drago nero, un succo di lichee, che si vende benissimo nei paesi arabi), mentre solo una infima minoranza serba consapevolezza che qualcosa di terribile deve essere successo e che un mese, quello della svolta, è caduto nell’oblio in una sorta di amnesia collettiva. Come in un romanzo di Stephen King, il piccolo drappello di “consapevoli” va a caccia della verità oscurata, e di quel mese che è andato disperso nella  memoria. Solo alla fine della quête, grazie all’interrogatorio di He Dongsheng, un alto dirigente di Partito rapito dai nostri eroi, si apprende quanto è successo in coincidenza con l’esplodere della crisi mondiale e del deprezzamento del dollaro nella primavera del 2011.

He Dongsheng, che fa parte del think tank che ha prefigurato l’età dell’oro della Cina, elaborando il Piano d’azione per conseguire la prosperità nella crisi, racconta come sono andate le cose. Mentre le democrazie occidentali non riescono a prendere provvedimenti efficaci contro la crisi, anche per la difficoltà di mediare tra i diversi gruppi di interesse, e per l’irresolutezza di fronte al moltiplicarsi dei tumulti, il sistema totalitario cinese lascia deliberatamente precipitare il paese nell’anarchia, facendo fare un passo indietro alle varie istituzioni statali e all’apparato repressivo, che assistono impassibili e senza intervenire allo scatenarsi della popolazione che ammassa riserve di generi di prima necessità. Solo dopo una settimana, quando ormai i disordini e l’incertezza inducono inquietudine e panico, drappelli della polizia e dell’esercito fanno la loro comparsa a ristabilire l’ordine e sono accolti come salvatori.

Il messaggio del dirigente sequestrato è che il popolo, dopo l’esperienza della Rivoluzione culturale, teme più il caos che l’autoritarismo e che è il popolo stesso ad invocare il Leviatano. Il progetto della società armonica può finalmente realizzarsi, in coincidenza con l’ascesa cinese sulla scena globale, e l’aiutino di una sostanza allucinogena tipo Echstasy immessa nelle tubature della distribuzione dell’acqua. L’amnesia collettiva non è tuttavia attribuibile alla droga a cui i nostri prodi sono sfuggiti per diverse ragioni (chi perché asmatico, chi perché depresso e facente uso di farmaci che hanno un’azione contrastante all’euforia indotta, chi perché pervicacemente “ribelle”): quando i bisogni fondamentali sono soddisfatti, la gente preferisce dimenticare: lo stesso è successo per i fatti di Tienanmen, di cui le nuove generazioni non serbano memoria. Citando Lu Xun, si dice che tra un falso paradiso ed un buon inferno, la gente preferisce il falso paradiso, e solo pochi preferiscono sapere di trovarsi in un inferno.

La lunga tirata dell’alto quadro, poco godibile dal punto di vista romanzesco (ma il libro è stato un successo più per i messaggi politici contenuti che per la sua qualità letteraria e per le virtù del suo plot), è considerata il punto  più interessante del libro perché condensa la filosofia politica dell’attuale dirigenza cinese, alla vigilia di un cambio della guardia delicatissimo quale quello del 2012, in cui dovrà subentrare una nuova generazione di top leader, dopo il ritiro di Hu Jintao e Wen Jiabao, gli inventori della Grande Armonia.

E’ la crisi mondiale la grande opportunità per reindirizzare l’economia cinese verso il mercato interno, e il primo provvedimento preso è quello di convertire in buoni acquisto da spendere entro 90 giorni un quarto dei risparmi bancari della classe media, quella che si è arricchita negli ultimi decenni di prosperità. Obbligando ad acquistare si rimettono in moto le fabbriche del delta delle Perle, si riassorbe occupazione destinando la produzione al mercato interno, mentre contemporaneamente una liberalizzazione della proprietà della terra incoraggia parte della popolazione migrante a tornare nelle campagne e rilanciare l’agricoltura.

(Silvia Calamandrei)

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