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Montepulciano in Cina: cosa ne pensa il Primo Cittadino Andrea Rossi?

Montepulciano e Cina: certezze presenti e prospettive future

Intervista al Sindaco Andrea Rossi

  

Dal 7 al 14 dicembre 2016 si è svolto il viaggio in Cina della più ampia missione istituzionale in Estremo Oriente, guidata dal Sindaco di Montepulciano Andrea Rossi e inserita in un piano triennale di promozione. Con lui l’Assessore alla Cultura Franco Rossi, Luca Gattavecchi dell’omonima cantina, la Strada del Vino Nobile e dei Sapori della Valdichiana Senese, Paolo Barcucci in rappresentanza della Fondazione San Girolamo. La missione era la terza in Cina dopo le due concluse nel 2013 e nel 2015 e ha fatto tappa a Hong Kong, Canton e Chongqing, per poi proseguire a Seoul in Corea del Sud e a Tokyo in Giappone.

Abbiamo incontrato il Sindaco per saperne di più sulle tappe cinesi del viaggio e per riflettere sui rapporti e i progetti futuri tra la Cina e Montepulciano.

“Abbiamo creduto subito, con il Consorzio del Vino Nobile e con un movimento culturale che ha nella nostra Biblioteca il suo fulcro, alle enormi possibilità offerte da relazioni stabili con la Cina. Nonostante le difficoltà, ora i numeri danno ragione a chi, come noi, ha investito nella promozione in Estremo Oriente. Proprio ora siamo diretti di nuovo verso quelle terre per concludere rapporti di partnership e per promuovere la Valdichiana Senese come meta turistica.” (Andrea Rossi, 7 dicembre 2016)

Ottima premessa per contestualizzare la vostra missione. Le chiedo quindi come e quando è nata e con quali obiettivi.

La missione nasce nell’ambito di una prosecuzione delle iniziative che Montepulciano e la Strada del Vino Nobile avevano fatto, insieme al Consorzio del Vino Nobile, nel 2013. La differenza rispetto alle prime due missioni è che, dal 2016, abbiamo un piano di promozione territoriale condiviso con gli altri nove Comuni dell’area Valdichiana, dieci in totale (Sarteano, Cetona, Chianciano Terme, Montepulciano, Pienza, Trequanda, Chiusi, San Casciano dei Bagni, Sinalunga, Torrita di Siena, ndr); abbiamo pensato – in un mondo ormai globalizzato e per poter fare concorrenza anche a realtà e destinazioni turistiche importanti – che metterci insieme potesse essere un progetto su cui scommettere e su cui investire. Abbiamo quindi individuato gli obiettivi comuni, stabilito un’importante quota d’investimento da parte dei dieci Comuni e, insieme alla Strada del Vino e dei Sapori, abbiamo licenziato un piano di promozione territoriale per tre anni: 2016, 2017 e 2018. Questo piano è dunque una conseguenza, rappresenta cioè una continuità rispetto a quello che Montepulciano aveva già sperimentato da solo (insieme al Consorzio e alla Strada) e che è stato ben recepito nelle logiche anche dagli altri Comuni. 

 

Può illustrarci i principali eventi e gli incontri avuti in ciascuna delle tre città cinesi?

Hong Kong è stata quasi esclusivamente una iniziativa di tipo commerciale: è nata con la filosofia della promozione territoriale. Ci siamo rivolti, sia come Strada del Vino che come istituzioni, anche all’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo e con questa abbiamo sostanzialmente costruito un evento che mettesse insieme operatori legati al mondo del turismo e giornalisti di lifestyile e turismo ma anche legati al mondo del vino e al territorio. In quell’occasione c’è stato il mio intervento istituzionale, l’intervento di Luca Gattavecchi in rappresentanza dei produttori di vino nobile e infine è stato proiettato – come già sperimentato in passato – un bellissimo filmato di venti minuti sul nostro territorio con un successivo seminario specifico in cui abbiamo interagito con gli operatori presenti, con domande e richieste più dettagliate che hanno gettato le basi di rapporti economici tra operatori e Strada del Vino proseguiti una volta rientrati. Hong Kong – va detto – non è stata una scelta casuale, bensì dovuta all’analisi dei flussi turistici provenienti dall’Asia: quella era una tappa da fare in quanto avevamo già presenze di cinesi provenienti da Hong Kong ed era quindi un modo per rafforzare la nostra presenza. Il nostro piano di promozione prevede infatti il rafforzamento dei mercati dove siamo già presenti e dai quali riceviamo già visite ma anche, ogni volta, la necessità di implementare nuove destinazioni e scoprire nuove realtà.

A tal proposito, la scelta più d’avanguardia di tutta la missione è stata senz’altro Chongqing重庆, dove siamo andati per la prima volta. Si tratta di una delle città più vive e in trasformazione della Cina degli ultimi anni, una città che sta crescendo vertiginosamente anche dal punto di vista infrastrutturale e che oggi conta oltre trenta milioni di abitanti: per noi rappresenta un grosso bacino turistico da cui attingere. Si trova nella Cina sud-occidentale, a monte della famosa Diga delle Tre Gole ed è la più grande, per superficie, delle quattro municipalità cinesi (le altre sono Pechino, Tianjin e Shanghai, ndr) dotate di autonomia governativa e decisionale con cui è possibile instaurare rapporti diretti e fare delle scelte di carattere promozionale. Una tappa di prospettiva, l’unica, mentre le altre tappe erano perlopiù operazioni di consolidamento della nostra presenza e della nostra operazione come area Valdichiana. Anche a Chongqing, il format è stato lo stesso proposto a Hong Kong, con un evento simile che ha coinvolto imprenditori, operatori turistici e giornalisti.

 

E arriviamo infine a Canton (Guangzhou 广州 in cinese), con cui avete un rapporto particolare…

Esatto, lì siamo andati principalmente perché avevamo un “ponte”, un’iniziativa di collaborazione tra l’Università di Guangzhou e la Fondazione San Girolamo di Montepulciano, nata grazie al Maestro Xu Hongfei, che è rimasto legatissimo a Montepulciano dopo la mostra del 2013. Proprio lui si è in questi anni molto adoperato per creare una collaborazione stabile tra la Cina e il nostro territorio; sulla scia dei tanti eventi e delle iniziative cinesi portate avanti anche dalla vostra Biblioteca, il Maestro era intenzionato a cercare una relazione stabile tra la sua Città e la nostra Città. L’idea iniziale era quella di sviluppare un format simile a quello degli americani in Fortezza. Siamo stati ricevuti dal rettore e da altri docenti dell’Università Sun Yat-Sen di Guangzhou, ai quali abbiamo illustrato un progetto del recupero del San Girolamo come campus universitario specializzato. C’è stata la sottoscrizione di un accordo preliminare di collaborazione: l’idea dell’università cinese è, in sostanza, quella di legarsi alla facoltà di filosofia e arte e dare vita a un campus in cui gli studenti cinesi di queste discipline possano studiare in una città d’arte italiana – e toscana nello specifico – venendosi quindi a formare qui a Montepulciano. La formazione che potrebbe fare questa università non riguarderebbe solo gli studenti di Guangzhou ma, una volta insediata, potrebbe rappresentare un hub interessante anche per altre università cinesi che qui vi troverebbero un valido punto di riferimento. Ad aprile dovremmo ricevere la visita dell’Università di Guangzhou per mettere a punto i tempi, le risorse da investire nel progetto e i dettagli dell’intervento; entro il 2017 contiamo di dare una definizione precisa a questa progettualità.

 

Vino Nobile-Cina e turismo-Montepulciano: due coppie particolarmente fortunate e, al tempo stesso, con un ampio potenziale e un buon margine di miglioramento. Qual è stato, durante la missione, il ruolo e il contributo della Strada del Vino e dei Sapori della Valdichiana per la promozione territoriale ed enogastronomica?

L’istituzione rappresenta una sorta di passepartout della promozione, per aprire i mercati e fungere da elemento di garanzia. In tutto il mondo (a differenza di ciò che, talvolta, accade in Italia) la presenza di un’amministrazione locale, di un’istituzione e di una delegazione ufficiale fornisce un valore superiore e garantisce tutto ciò che viene presentato. Nel nostro caso, la Strada del Vino è il soggetto, lo strumento insieme al quale gli imprenditori associati del territorio devono e possono beneficiare dei canali aperti grazie all’iniziale lavoro di promozione istituzionale. Durante la missione, i pacchetti turistici sono stati presentati agli operatori come Unione dei Comuni della Valdichiana, per fornire agli interlocutori cinesi un’idea globale dell’offerta turistica. Le opportunità devono poi essere colte da strutture di carattere imprenditoriale.

 

Restiamo al turismo. I dati (e aggiungerei ironicamente gli occhi, per chi vive in quest’area) ci dicono che i visitatori cinesi sono aumentati non poco negli ultimi anni. Cos’ha fatto e cosa intende fare l’Amministrazione per proseguire su questa linea?

Abbiamo iniziato la nostra promozione nel mercato cinese nel 2013 e, all’inizio, eravamo visti quasi come dei visionari. Avere a che fare con un Paese così vasto e variegato, con una popolazione così numerosa con una ancora scarsa propensione ai viaggi individuali (mentre le scelte dei viaggi di gruppo dei cinesi benestanti ricadevano principalmente sulle grandi capitali europee), poteva effettivamente risultare quasi un salto nel buio. Non eravamo affatto sicuri dei risultati che avremmo ottenuto ma oggi, a distanza di quattro anni, possiamo dire che quel percorso intrapreso era giusto: abbiamo anticipato un trend turistico che oggi ci vede in qualche modo premiati anche dal numero di presenze cinesi sul nostro territorio in costante crescita. Siamo andati a promuovere le destinazioni per i viaggi individuali in un momento in cui in Cina questa non era ancora una pratica granché diffusa. Quei gruppi, quel bel numero di cinesi ricchi presenti in Cina che hanno già visitato l’Europa, le grandi capitali e le principali città italiane, oggi sono alla ricerca di un’esperienza nuova e unica, come viaggio individuale e non più come viaggio di gruppo; e quell’esperienza unica è legata nella maggior parte dei casi all’enogastronomia. E il nostro vino è un grande elemento di attrazione per il nostro territorio, insieme ad altri prodotti quali olio, chianina, cinta senese, formaggi e le tipicità con cui noi ci presentiamo e ci andiamo a promuovere. In un’area che – aspetto non secondario – ha anche molteplici elementi di valore storico-culturale e architettonico, questo mix tra cultura ed eno-gastronomia, unito alle bellezze paesaggistiche, è alla base di quel turismo esperienziale di carattere individuale che oggi, dalla Cina, chiede di venire in questi territori. Ala luce dei risultati possiamo dunque affermare, anche con una certa soddisfazione, che non si è trattato di un salto nel buio bensì della fortunata anticipazione di un trend, essendoci posizionati meglio rispetto ad altre realtà che si sono avviate più tardi verso questa meta. Il trend va adesso assolutamente proseguito, potenziato e valorizzato nel lungo termine: investire nel turismo non significa infatti investire un anno e avere un ritorno immediato, i tempi degli investimenti turistici sono tempi molto più lunghi. Quanto al target, insieme al già citato turista individuale, ci siamo tuttavia proposti anche per il turismo di gruppo, avendo ad esempio Chianciano e la sua offerta termale come grande polmone dal punto di vista della ricettività turistica e capace di ospitare gruppi numerosi di persone che desiderano vivere quello specifico tipo di esperienza.

 

In termini di accoglienza, cosa si aspetta, cosa cerca e cosa dovrebbe trovare il turista cinese che oggi arriva a Montepulciano? Cosa si potrebbe fare per accoglierlo al meglio?

Secondo il nostro modello di accoglienza, il turista è un ospite della città. Credo che i nostri imprenditori debbano in qualche modo provare a conoscere le abitudini dei turisti in arrivo, siano essi nordamericani o orientali. Ho notato come la differenza di cultura, ma anche di abitudini, talvolta possa rendere spiacevole un soggiorno che, ad ogni modo, noi riteniamo assolutamente unico nel panorama dell’offerta turistica. Una banalità, forse la più scontata confermataci anche da alcuni operatori: la difficoltà che i nostri turisti cinesi incontrano la mattina a colazione – così come a pranzo e a cena – è con l’acqua fredda (che loro sono abituati a trovare e bere sempre calda). Una cosa semplicissima cui ovviare a livello pratico, che sarebbe però un segno di attenzione, di cortesia ma soprattutto di conoscenza del turista e delle sue abitudini. Piccole attenzioni possono fare la differenza e possono far sentire il turista bene accolto e bene ospitato ma soprattutto parte di un vero progetto esperienziale.

 

Non possiamo che condividere. Proprio la nostra Biblioteca aveva proposto tempo fa una serie di incontri su questo tema.

Non sarebbe male, infatti, se la Biblioteca, anche insieme all’Amministrazione, potesse proporre un seminario di una giornata per formare i nostri imprenditori sull’accoglienza dei clienti cinesi e sulle cose principali che questi si aspettano al loro arrivo. Noi abbiamo, come istituzione, anche questo compito: fornire gli strumenti per far crescere la professionalità dei nostri operatori.

 

A proposito di Biblioteca. Sa bene che negli anni, anche attraverso il Chinese Corner, abbiamo realizzato eventi e conferenze di vario tema sulla Cina. Quale può essere, a suo avviso, il contributo che possiamo dare in sinergia con l’Amministrazione per “fare sistema”?

Innanzitutto se, come mi auguro, proseguirà questa esperienza per il recupero del San Girolamo, avremo senz’altro modo di collaborare, rappresentando voi ormai un punto di riferimento dell’Istituzione. L’altra cosa che mi piacerebbe fare è, come già accennato, dedicare – se ci proponete un progetto – un pomeriggio alla formazione degli operatori. Tramite la Strada del Vino potremmo invitare tutti gli operatori dell’area Valdichiana e fare un evento in cui dare una sorta di vademecum sull’abc di come ospitare il turista orientale. Piccoli e semplici segnali – lo ripeto – che possono però dare un senso al nostro progetto di promozione e accoglienza e soprattutto possono far sentire pienamente a casa il turista.

 

Dopo le domande di carattere istituzionale passerei ad alcune riflessioni sulla Cina e i cinesi. Non possiamo che partire dal vostro/nostro cinese preferito: l’artista Xu Hongfei!

Quello con Xu Hongfei è un rapporto estremamente amichevole: l’impegno del Maestro a rendere l’accoglienza dello scorso anno a Canton qualcosa di unico è stato straordinario. Noi ci siamo sentiti veramente apprezzati – come del resto anche noi avevamo fatto con lui qui a Montepulciano. È nata fin da subito, dal 2013, una sorta di scintilla che ha fatto dialogare facilmente le due parti, e la sintonia è stata assolutamente reciproca, così come la stima, la volontà di dialogare e di creare qualcosa di importante nel territorio. Soprattutto lui ha dimostrato più di una volta la grande riconoscenza che nutre verso Montepulciano, verso questa amministrazione e verso il sottoscritto. Anche in occasione dell’ultimo viaggio, sia lui che la sua struttura si sono messi a nostra completa disposizione, affinché il progetto potesse andare nella maniera migliore possibile e noi potessimo essere accolti al meglio. Un rapporto particolarmente amichevole e ricco di momenti condivisi è quello tra il Maestro e Franco Rossi (sebbene Xu Hongfei sia un accanito fumatore di sigari toscani mentre Franco un ex fumatore!); il nostro assessore è stato anche il suo principale accompagnatore durante il primo viaggio dell’artista a Montepulciano nel 2013. Viceversa, questa era per Rossi la sua prima volta a Guangzhou e, soprattutto nell’atelier del Maestro, abbiamo vissuto dei momenti particolarmente emozionanti. Un atelier pieno, oltre che delle sue opere (compiute e in lavorazione), degli omaggi che l’Amministrazione gli ha fatto nel corso degli anni e che lui ha apposto in bella vista all’ingresso. Inoltre – nota curiosa – al centro del piano terra del suo atelier Xu Hongfei ha creato una piccola cantina, riempita quasi esclusivamente con Vino Nobile, a testimoniare ancora una volta il suo legame con la nostra città e la sua riconoscenza. Anche la nostra volontà di realizzare una mostra nel 2013 (“La nobile leggerezza”, una serie di simpatiche sculture di donne opulente collocate tra Piazza Grande e la Fortezza, ndr), con un artista cinese contemporaneo allora praticamente sconosciuto in Occidente, ci inorgoglisce e ci ha in qualche modo dato ragione: dopo la mostra a Montepulciano, Xu Hongfei è riuscito a mettere in piedi mostre in grandi capitali europee, tra cui ricordiamo Vienna, Londra, Parigi, Berlino, Sydney e in numerose città italiane tra cui Firenze, Milano, Torino (spesso anche noi come Amministrazione siamo stati inviati e abbiamo presenziato molto volentieri). Un’ottima compagnia per Montepulciano! Infine, ulteriore fonte di orgoglio e prova di riconoscenza è il fatto che non c’è un solo video né un catalogo, tra quelli realizzati da Xu Hongfei, dove Montepulciano non compare accanto a tutte le altre grandi città dove sono state realizzate le mostre.

 

Frenesia: parola-chiave che accomuna la Cina e i ritmi della vostra recente missione. Oltre alle tre tappe del 2016, nei viaggi precedenti aveva visitato anche altre città come Pechino, Shanghai e Chengdu. Che idea si è fatto della Cina e del popolo cinese?

La Cina è un Paese che cresce a ritmi vertiginosi (sebbene in calo negli ultimi anni, ma sempre a ritmi ben più alti dei nostri e di moltissimi altri Paesi, ndr). Ogni volta che ci mettiamo seduti, la loro idea è sempre quella di parlare di business – altra parola-chiave e altro trend! – ma soprattutto si capisce che è un Paese sì in evoluzione ma con cambiamenti anche molto repentini, da un anno all’altro per quanto mi riguarda ma credo si verifichino spesso anche in meno tempo. L’idea che ci siamo fatti, quindi, è che per i prossimi anni è questo il mercato vero da poter contattare e su cui investire, lavorare e da cui potremmo avere buoni ritorni, pur mantenendo in consolidamento gli altri nostri mercati storici (nord-Europa e nord-America).

 

La cosa che più le piace della Cina e quella che più la lascia perplesso?

Mi piace molto la loro capacità di decidere e di portare avanti cambiamenti così importanti per la nazione e per il popolo. La cosa che mi è piaciuta meno – e forse un po’ questo è il rovescio della medaglia – è che nel tentativo di rincorrere l’Occidente hanno distrutto la loro storia e i centri antichi delle loro città, che è un po’ come distruggere la loro identità. Ho notato in questi quattro anni come i birilli caratteristici dell’isola di Manhattan siano ormai “birilli” caratteristici anche di Pechino, Shanghai, Chongqing e di altre città cinesi. Ad ogni modo, se ad esempio a Hong Kong mi sarei aspettato quello che poi ho visto, cioè una città di stampo internazionale, con tutti i servizi di una città moderna, quello che mi ha lasciato molto sorpreso è la distruzione della Pechino storica (i cosiddetti hutong, i vicoli tradizionali, ndr) per la costruzione di edifici moderni; lì mi sarei aspettato di trovare quel tipo di Pechino che invece non ho trovato. E penso che nel tempo sarà qualcosa che mancherà poi anche agli stessi cinesi, l’aver perso completamente quella storia. Anni fa facevo un’iniziativa in un ristorante di Pechino in uno dei pochi tipici quartieri del centro ormai rimasti autentici, ed era una cosa bellissima. L’auspicio è che si salvi almeno ciò che è rimasto, perché è qualcosa che testimonia la storia, la cultura e la civiltà di uno Stato: cancellando quegli edifici e quell’architettura non si cambierà (anche se se ne perderà la memoria) la cultura e la storia di quello Stato. E quindi credo che vedere proprio il contrasto tra vecchio e nuovo e il cambiamento in atto sia anche interessante.

 

Questo il suo auspicio per la Cina. E per i rapporti con Montepulciano?

Che si riesca a rafforzare questo rapporto già ora molto positivo e costruttivo ma che diventerebbe molto più forte se riuscissimo a chiudere e realizzare velocemente l’intervento sul San Girolamo.

 

Il suo rapporto col cibo cinese? 

Durante il viaggio ci hanno fatto assaggiare moltissimi piatti, di tutti i tipi; qualcuno mi è piaciuto e qualcuno meno ma nella maggior parte dei casi è stato un ‘incontro’ piacevole. La cosa che ho notato è che, così come mi è capitato nel recente viaggio in Canada con cibi italiani riadattati al gusto dei canadesi, lo stesso avviene in Italia col cibo cinese, che viene riadattato al nostro palato. Chi va in Cina scoprirà invece sapori molto diversi, e devo dire che io ho trovato molto più interessante il cibo in Cina: alcune cose adattate nella versione italiana sono eccezionali nella loro forma originale.

Provare per credere!

 

Ringraziamo il Sindaco per la piacevole chiacchierata e seguiremo attentamente gli sviluppi a livello turistico e i progetti in cantiere di cui abbiamo discusso e ai quali daremo il nostro contributo. 

A cura di Tatiana Camerota 

(Montepulciano, 4 aprile 2017)

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