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Libri ricevuti: “Una storia chiusa” di Chiara Sereni

Clara Sereni

Una storia chiusa

Milano, Rizzoli,  2012

 

Un mosaico di storie incastonato in una casa di riposo, in cui i personaggi si alternano esprimendo diffidenza reciproca, rimpianti, nostalgie ma anche desiderio di dimenticare i dolori di una vita grama: il peso del passato ed un presente squallido, in cui ci si spia reciprocamente alla ricerca di momenti di incontro o di scontro.  Personaggi in cui si ritrovano tante figure di un’Italia invecchiata con memorie contrapposte: il partigiano e il fascista, la beghina e la sciantosa,  a comporre un claustrofobico microcosmo in cui l’affettività è repressa e raramente trova occasione di esprimersi. Il tutto narrato in prima persona da ciascun personaggio, calato nel suo linguaggio e nel suo orizzonte.

In questo piccolo mondo chiuso si inserisce una ex giudice in cerca di quiete dopo aver sfiorato con le sue inchieste verità pericolose. Si ritrova di fronte memorie che sbiadiscono e ricordi intensi e drammatici che riaffiorano, mentre i contatti con il mondo esterno  e con le nuove generazioni non rasserenano: figli e nipoti sono consumati dalla vita o dall’egoismo e non esprimono pietas, tutt’al più la cercano e ne approfittano. L’ intreccio claustrofobico si schiude a un possibile ritrovarsi, nella musica, nella festa, nel cibo, nella cura reciproca. Un filo di speranza, in una “storia chiusa”. Trovare una canzone che tutti conoscano, per cantarla insieme: “Dove sta Zazà”? Oppure l’inno nazionale, riproposto dal centocinquantesimo dell’unità d’Italia?

Coraggiosa e controcorrente questa narrazione di Clara Sereni, con scarsa indulgenza verso i personaggi e poche vie di fuga. Il lettore viene tenuto in sospeso da possibili rivelazioni e agnizioni che spesso risultano frutto di costruzioni fantasiose e paranoiche dei personaggi, perduti nella ricerca di un senso alla propria vita.

Un invito a guardarsi allo specchio ad un’Italia che invecchia ed è piegata a inseguire trame e complotti del passato, rinfacciandosi responsabilità e colpe, alla ricerca di capri espiatori. Un invito a ritessere relazioni e a riscoprire impegni sia pur minimali per ritrovare la  dimensione “collettiva” perduta.

(Silvia Calamandrei)

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